CATANIA – Per l’ateneo si deve aprire una nuova epoca. Il segretario della Cgil Angelo Villari era stato chiaro in merito al futuro dell’Università. Il sindacalista si è rivolto direttamente ai candidati Rettore: “esprimano subito le loro intenzioni sui punti chiave del confronto di questi ultimi anni- ha sottolineato – Ci aspettiamo che un faccia a faccia tra candidati e opinione pubblica venga organizzato presto dalle forze sociali e imprenditoriali di questa città. Se questo non dovesse avvenire, allora saremo noi stessi a chiedere un confronto pubblico”. Un appello a cui oggi rispondono subito il professor Giuseppe Vecchio ed Enrico Iachello che hanno inviato al numero 1 della Cgil la bozza dei loro programmi.
Per Vecchio due sono i concetti fondanti: partecipazione consapevole come valore aggiunto e lo spazio autonomo della contrattazione e della concertazione. “L’autonomia consente – scrive Vecchio – di organizzare rapporti e relazioni, definire percorsi fondati sul consenso e la contrattualità, disegnare un progetto di collaborazione istituzionale più ampio e significativo di quello garantito dalla legge. La legge impone – chiarisce – certe misure minime essenziali alle relazioni fra l’amministrazione e il personale, ma certo non può vietare, fatti salvi i limiti posti a garanzia dell’esercizio delle competenze istituzionali, che l’istituzione definisca percorsi di formazione della propria determinazione articolati e arricchiti dal contributo conoscitivo, esperienziale, motivazionale di quanti vogliono contribuire al suo progresso.”
Per Iachello il futuro deve partire con un patto con il territorio. “Io credo che – scrive – nella drammatica situazione di crisi, l’Università debba siglare un ‘patto con il territorio’ e qualificarsi sempre più come una risorsa di tutti. Questo, del resto, lo spirito della mia lettera aperta al Presidente della Regione, che contiene precise proposte, direi ‘offerte’, di collaborazione”. Precise le idee del candiato sull’offerta formativa che per Iachello: ” deve essere razionalizzata e calibrata a partire dai concreti bisogni del nostro territorio e quindi deve emergere non solo da un dibattito interno alle strutture accademiche ma da un confronto con gli attori territoriali.” Sulle stabilizzazioni e sul pagamento dei ricercatori il preside di Lettere aggiunge: “Ribadisco che ho partecipato, da senatore accademico e ora da consigliere di amministrazione, all’avvio e al consolidamento dei processi di stabilizzazione; sui ricercatori occorre dire che ho anche io elaborato la proposta di destinare un fondo per l’attività di ricerca destinato ai ricercatori, a ‘bilanciamento’ dell’impegno gratuito per parte dell’attività didattica dagli stessi svolta. Nella situazione attuale non c’era alternativa: pagare integralmente significava chiudere molti corsi di laurea. I ricercatori, nella stragrande maggioranza, hanno accettato, con grande spirito di sacrificio e senso di responsabilità istituzionale, e infatti i corsi di laurea si stanno svolgendo”.
La Cgil, ieri, aveva chiesto ai vertici dell’Ateneo e al CdA la sospensione delle contestate “Linee guida sui provvedimenti disciplinari”, anche su questo punto il candidato Giuseppe Vecchio dice la sua: “Come ho già sostenuto pubblicamente, ritengo che molti degli aspetti affermati nella stessa delibera appartengono al quadro generale dei principi che reggono e garantiscono qualunque procedimento ‘giustiziale’ e che, pertanto, sarebbe stato inutile ribadirli se non in presenza di qualche forzatura “mediatica” avvenuta nei mesi scorsi da parte di qualche collega”. Nonostante questo il professore universitario apre a qualsiasi opzione che possa calmare gli animi di questa nuova elezione. “Ritengo, altresì, – dichiara – che tutto ciò che può contribuire a rasserenare il clima, quale ad esempio la sospensione della delibera di cui sopra, in una fase come quella che precede le elezioni del rettore, come una sorta di ‘semestre bianco’, debba essere accolto come segno prudenzialmente positivo”. Apertura confermata anche da Iachello: “Ho già chiarito che tali ‘linee guida’ non rappresentano, a mio avviso, l’intenzione dell’ateneo di schierarsi contro la libertà di espressione, ma soltanto un invito a lasciare operare in serenità i colleghi a cui è stato democraticamente affidato l’ingrato compito di sedere nel collegio disciplinare, e avendo appurato che tale interpretazione delle ‘linee guida’ trova pacifico e pieno accoglimento da parte della comunità universitaria, non ho alcuna difficoltà oggi a valutarne la sospensione, fermo l’auspicio – che verrà sottoposto con fermezza dal nostro ateneo all’attenzione del Governo nazionale – che venga prontamente rivista la previsione della legge 240/2010, che ha spostato in capo ai singoli atenei la competenza disciplinare, la quale va restituita al CUN, come richiesto – conclude – anche dalle organizzazioni sindacali .