25 Maggio 2009, 19:17
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Con il termine Milazzismo si indica la convergenza di due schieramenti politici diversi (destra e sinistra) per sconfiggere quello di centro, al fine di far eleggere un determinato candidato o di costituire una maggioranza di governo alternativa.
Il termine prende il nome dall’operazione politica, nota come “operazione Milazzo”, avvenuta in Sicilia il 30 ottobre 1958 quando Silvio Milazzo della DC venne eletto presidente della Regione Siciliana con i voti, all’Assemblea regionale siciliana, dei partiti di destra e di sinistra, contro il candidato ufficiale del suo partito. Nel suo primo governo ci furono insieme esponenti del PCI e del MSI, “in nome dei superiori interessi dei siciliani”, dissero il segretario regionale del PCI Emanuele Macaluso e il capogruppo all’Ars del Msi Dino Grammatico.
Silvio Milazzo, fu subito espulso dalla DC, diede poi vita con un gruppo di deputati regionali a un nuovo partito politico, l’Unione Siciliana Cristiano Sociale (USCS), che ottenne 10 deputati all’Ars nelle elezioni regionali del 1959. Milazzo il 12 agosto 1959 formò un secondo governo, dove però non entrò più il MSI. Ebbe un sostegno variegato, dalle sinistre, ai monarchici, ai vertici di Sicindustria, allora guidata da Domenico La Cavera, fino ad esponenti vicini alla mafia. Ideologhi in quella fase furono Ludovico Corrao e il deputato nazionale Francesco Pignatone.
L’esperimento di Milazzo, dopo un altro breve governo, entrò in crisi nel febbraio 1960, quando un suo esponente, Benedetto Majorana della Nicchiara, fu convinto dai maggiorenti DC ad accettare la carica di presidente della Regione, al posto di Milazzo, che nel 1962 si dimise pure da deputato regionale.
L’USCS si sciolse dopo le elezioni regionali del 1963, dove non ottenne alcun eletto.
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25 Maggio 2009, 19:17