06 Gennaio 2011, 09:56
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Quando è morta la Signora S., nello stesso preciso istante, i gatti, mestamente riuniti sulla veranda, si sono messi a miagolare tutti insieme. Un lamento univoco che non lasciava dubbi. Non c’era nemmeno bisogno di aprire la porta con discrezione, di bussare per chiedere informazioni. Bastava il lutto felino a chiarire l’esito triste della faccenda.
A Pizzo Sella, la “collina del disonore” di Palermo, c’è un legame di sangue che lega gli esseri umani e i gatti. Sono soli, o almeno si percepiscono, indifesi contro il mondo. Si aiutano come sanno. Come possono. Fanno tribù. Tante volte, i gatti col loro grido hanno avvertito gli abitanti della collinetta circa la presenza di un incendio, salvando case e cuori.
Ci sono stati dei morti a Pizzo Sella. Il cordoglio, di recente, ha scosso la piccola comunità. Il figlio del Signor C. è stato ucciso, giovane, da un infarto. Ha accostato la macchina al marciapiede. Le dita si sono congelate prima che riuscissero a comporre il numero del 118 sulla tastiera del telefonino. La signora S. è affogata nel gorgo di un tumore in un mese. I gatti non hanno ancora smesso di piangere.
Che cos’è Pizzo Sella? Chi ci abita? Chi scrive, frequenta la collina da parecchi anni, per ragioni personali. Conosco molti sguardi, ho sentito molte voci. Ma non saprei fare i nomi di tutti gli “indiani” accampati nel residence nei loro costosi tepee contesi dal Comune. E non saprei nemmeno dire dove finisce la montagna. So dove comincia, con una sbarra bianca e rossa, accanto a un locale bruciato, forse, un tempo, un ristorante.
Chi vive a Pizzo Sella? Che volti hanno coloro che – secondo un pregiudizio – rappresentano la feccia predona di Palermo. Pregiudizio, sì. E non solo perché lo ha stabilito la magistratura. E’ sempre un’operazione comoda isolare il male che appartiene al nostro spirito, sistemarlo su un promontorio lontano, come una protesi estranea, infetta. E’ troppo facile fare finta che Pizzo Sella, nella sua dimensione di abuso, perpetrato anche ai danni dei legittimi acquirenti, non sia una propaggine coerente della nostra Palermo infelicissima, la città in cui ognuno coopera, secondo mezzi e fantasia, all’edificazione della violenza quotidiana. La Palermo che è. Non la Palermo che fu. Chi vive a Pizzo Sella? Persone normali. E’ una notizia.
Che cos’è Pizzo Sella? E’ un posto in cui ho visto rinascere per due volte la speranza. Un giorno, uno scrittore inglese, Jonathan Coe, piantò lassù un albero, segno di riconciliazione e di armonia. Un altro giorno, durante un incendio spaventoso, una ragazza minuta con grandi occhi verdi afferrò la sua piccola pompa d’acqua e affrontò le fiamme, spruzzando un debolissimo getto, nell’attesa dei soccorsi. Non serviva a niente, l’acqua scivolava sul fuoco. Eppure, lei continuava a innaffiare l’inferno con le gocce della sua pazienza. Esiste una metafora migliore per descrivere la tenacia dell’amore?
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06 Gennaio 2011, 09:56