29 Agosto 2018, 06:00
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Chissà se, nei sogni segreti e proibiti del militante Pd, resiste la suggestione di un governo con i Cinque Stelle, magari con Roberto Fico promosso a guru, presidente e segretario mondiale di quel po’ di sinistra che, ancora, a pelo d’acqua si intravvede.
E chissà se qualcuno starà masticando fiele, come quando la tua squadra del cuore perde al novantesimo, in un cammino spinoso di ‘poteva essere’. Perché ci fu un tempo in cui, forse, poteva essere davvero. C’era stata un’apertura dei pentastellati per sbirciare insieme ai democratici le carte di una complicata, ma non impossibile, intesa. Se ne discusse, se ne chiacchierò, si valutarono i pro e i contro. Poi, Renzi, intervenendo con la solita buonagrazia del bulldozer in una cristalleria, mandò tutto in cantina.
Ma chissà come sarebbe stata la storia con un cambio di marcia di quei nostalgici ‘poteva essere’. Come sarebbe stata la storia della nave Diciotti, la storia dei migranti e della solidarietà, la storia di un premier diverso, non l’attualmente regnante, tanto evocativo di una fuggevole ombra politica al sole di Salvini, mentre Di Giggino Maio arranca, alle calcagna del leader leghista. Ed è forse curioso andare a vedere come la pensano adesso coloro che, ieri, pensavano con insistenza a quei mai inverati ‘poteva essere’. Dal lato della Sicilia, laboratorio di ogni orizzonte.
Per esempio, Beppe Lumia l’aveva proprio detto: “Aprire il dialogo con il M5S non è un segno di debolezza. Semmai è una scelta intelligente, un percorso di responsabilità a cui il Partito democratico per le sue caratteristiche politico-culturali è tenuto. Niente paura, può fare solo del bene al Paese sfidarsi sui temi principali di una possibile agenda di governo”.
Oggi, lo stesso Lumia utilizza concetti politicamente parati a lutto: “Provo un grande rammarico. Abbiamo buttato il Paese tra le braccia della destra estrema. Sarebbe stato necessario promuovere quel confronto. M5S è completamente subalterno alle logiche della Lega salviniana e c’è chi si è preso la responsabilità storica di deviare il corso degli eventi. Sarebbe possibile tornare indietro? Le condizioni sono difficili, alla luce di quello che succede, saremmo proprio in zona Cesarini. Però…”. Ecco i puntini di sospensione come se ci fosse uno spiraglio, benché residuo.
Antonello Cracolici, un altro dei cauti aperturisti per quel tavolo di reciproche misurazioni, attacca: “I Cinque Stelle sono stati risucchiati; sono solo degli improvvisatori, come mostrano ogni giorno. Seguono l’opportunismo come valore: pur di governare, governerebbero con tutti. Anzi, io sono convinto che siano tifosi di Salvini e che provino invidia per lui. Certo, io ero tra coloro che ritenevano errato far cementare un’esperienza intorno alla destra estrema, senza nemmeno provarci, e mi pare che i risultati siano sotto gli occhi di tutti. Ma non mi piace interpretare la parte di quello che ha avuto ragione. La politica non si fa con i se e con i ma”. Ecco l’epigrafe di una stagione conclusa.
Rosario Crocetta, come suo costume, non usa la diplomazia: “Il Pd ha commesso un errore fatale: lanciare il Movimento cinque stelle sulle tracce della Lega. Anzi, che dico il Pd? L’errore è tutto di Renzi”. Così Matteo da Rignano sull’Arno impara.
“L’errore è stato commesso da entrambi – continua l’ex governatore -. Il Movimento ha avuto troppa fretta e non otterrà nulla da questo abbraccio. Se Salvini alla fine userà il suo consenso per rafforzare il centrodestra, cosa resterà ai grilini? Un pugno di mosche in mano. Insomma, per loro questa alleanza è solo dannosa: prima rompono, meglio è. Il Pd di Renzi, ovviamente, ha sbagliato: se avessero fatto insieme il governo, il clima non sarebbe così esasperato e ci sarebbe stata più attenzione su temi come il reddito di cittadinanza. Non ho mai nascosto le mie simpatie per il Movimento tanto che avrei voluto fare il governo con loro e anche la storia della Sicilia, oggi forse sarebbe diversa”.
Giuseppe Lupo, nei giorni prudenti dello sfiorarsi, l’uno con l’altro, commentava: “Sono per verificare le condizioni di un confronto. Le priorità sono il Sud, la lotta alla povertà, lo sviluppo produttivo, il lavoro, la legalità”. Oggi chiosa. “Ha sbagliato il Movimento che si è consegnato alla Lega, per cui nascono dubbi fortissimi sulla loro reale disponibilità. Governano grazie a uno pseudo-contratto, con programmi divergenti, con un’alleanza non indicata dagli elettori. I pentastellati si accodano a Salvini che detta completamente la linea. Io non ho mai sostenuto che bisognasse governare a tutti i costi, ma avrei preferito che ci fosse una verifica. M5S, ripeto, ha comunque commesso un errore fondamentale, stringendo accordi con un’alleanza sovranista, anti-europeista e nordista che massacrerà la Sicilia e il Mezzogiorno”.
Ed è la parola fine che si aggiunge alle altre con cui gli sconfitti, ormai, ricusano ogni futuribile sintesi con i vincenti. Ma chissà se i sogni proibiti di un militante piddino albergano pure nel cuore di un aficionado grillino in incognito. Chissà che non soffino ben dissimulati sospiri di rimpianto perfino sull’affollatissimo carro dei trionfatori di ieri.
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29 Agosto 2018, 06:00