Cronaca

Chiama i cani Messina e Denaro: chi è il braccio destro del boss

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01 Novembre 2022, 12:54

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CATANIA – A modo suo era un omaggio al capo dei capi. Samuele Ortale aveva chiamato i suoi cani “Messina” e “Denaro”, e come sottolineano gli investigatori catanesi questo riferimento al superlatitante Matteo Messina Denaro è un tributo e anche un indizio dell’indice di mafiosità di Ortale. Arrestato una settimana fa nel blitz Terra Bruciata, Ortale è stato identificato come il braccio destro di Salvatore Sangani, l’uomo dei Laudani nel Randazzese. Di fatto, l’uomo che per gli investigatori teneva le fila degli affari del clan, dalle armi al traffico di droga alle estorsioni.

La sparatoria

La figura di Ortale è quella da cui partono le indagini dei Carabinieri di Randazzo sul clan Laudani nella zona. Sarebbe stato lui a sparare all’auto di Antonino Zammataro Costanzo per dissuaderlo a continuare a trafficare droga. Costanzo Zammataro infatti aveva iniziato a muovere stupefacenti nel randazzese in modo indipendente dal clan, che invece reclamava per sé l’esclusiva.

Il ruolo nel clan

Proprio sull’appartenenza e sul ruolo di Portale nell’associazione mafiosa si dilunga il Gip di Catania nella sua ordinanza di custodia cautelare, in cui le intercettazioni costruiscono il quadro di un uomo che aveva interesse a “trarre guadagno da tale affiliazione”. Parlando con un altro indagato, Pietro Pagano, dei Carabinieri, Samuele Portale è intercettato mentre dice “I cornuti (termine con il quale abitualmente indica i Carabinieri, ndr), dico che riescono a mettercela in culo! … Portano in guerra tutti questi scemi … loro ormai si sono fatti convinti, dicono: dalla testa non riusciamo a fotterli, ora partiamo dai piedi”.

In altre parole, spiega il Gip, gli interlocutori di questa conversazione “mostravano piena consapevolezza delle gerarchie interne del comune gruppo di appartenenza”. Una consapevolezza, di fare parte di un gruppo, che emerge anche da altre intercettazioni. In una, Portale si lamenta con un altro indagato per come è trattato da Salvatore Sangani, il referente dei Laudani nella zona di Randazzo, per questioni di traffici di droga: “Ma io gliel’ho fatto capire va! Che dietro non mi tiro, gliel’ho detto bello chiaro, vedi che io favori non ne faccio a nessuno perché non ce n’è favori, è convenienza, siccome che è convenienza io favori non ne faccio a nessuno, se mi conviene mi conviene, altrimenti niente, io mi faccio la mia di strada”.

Le minacce

Ma fare parte di un gruppo mafioso significa anche usare i metodi della mafia e aspettarsene le conseguenze. Portale è intercettato mentre parla ancora della questione dell’intimidazione a Antonino Zammataro Costanzo, che era andato a minacciare dopo aver saputo che Costanzo aveva parlato con i Carabinieri: “Io ti vengo a prendere o a casa o ti aspetto qua davanti così come ho fatto ora. O ti vengo a prendere in casa mentre che dormi. Vedi che io cosa da dietro non te ne faccio. Se appena solo saprò, la prossima volta, no che fai … che pensi tante cose … prendo un “crocco” (gancio acuminato ad uncino, utilizzato dai macellai ndr) te lo infilo da qui sopra e te lo faccio uscire di qua!”.

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Proprio in quella situazione, Portale teme un intervento da parte di altri malavitosi, su richiesta di Antonino Zammataro Costanzo, e dice a Salvatore Sangani di attenderlo sveglio e armato:

“Comunque questo scemo – dice Portale, riferendosi ad Antonino Zammataro Costanzo – è capace che qualche scemo qualche favore glielo fa….”

“Ma chi? Qualche Tortoriciano?” dice Sangani.

“Certo – dice Portale – sempre lui ne ha fatti favori, hai capito? Prende qualche scemo …. Ora qualche sera mi devo prendere pistola e me ne devo andare li nel terreno e sto là, voglio vedere se arriva qualcuno”.

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01 Novembre 2022, 12:54

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