26 Marzo 2021, 06:10
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PALERMO – Chili di hashish dal Borgo Vecchio alle piazze di spaccio di Palermo. E fiumi di soldi in contanti arrivano alla famiglia mafiosa.
Ad organizzare il traffico di stupefacenti – per foraggiare le esangui casse della cosca – sarebbe stato Jari Massimiliano Ingarao, assieme ai fratelli Gabriele e Danilo e allo zio, Ignazio Sirchia.
E’ uno dei nuovi filoni dell’indagine “Resilenza 2” dei carabinieri del nucleo operativo e del nucleo investigativo del comando provinciale di Palermo, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia.
Ieri i militari hanno eseguito un blitz nel cuore del centro storico del capoluogo siciliano, che segue quello dello scorso ottobre.
“E’ emerso altresì – si legge nel provvedimento del gip di Palermo – l’esercizio di un intensissimo commercio di sostanze stupefacenti. In tale particolare settore di attività illecite è stato acclarato lo attivismo dei fratelli Ingarao”.
Jari Massimiliano, 27 anni, secondo le indagini oltre ad essere organico alla famiglia mafiosa del Borgo Vecchio e “delegato” dal reggente Angelo Monti ad occuparsi delle questioni e dei contatti con la tifoseria rosanero, si occupa infatti anche del traffico di stupefacenti.
E lo fa – emerge dalle indagini – anche mentre è sottoposto alla misura degli arresti domiciliari. La “centrale” dello spaccio diventa il suo appartamento, in via Dello Speziale.
Con lui agiscono Salvo La Vardera e Francesco Mezzatesta (questi ultimi hanno consegnato, in una occasione 30 chili di hashish). I militari hanno documentato diversi “passaggi” e compravendita di stupefacente.
In particolare, tra gli altri: 7 chilogrammi venduti a tale “Cesare”, non individuato; 4,8 chilogrammi venduti a Giuseppe D’Angelo e destinati a Nicolò Di Michele: 3 chilogrammi venduti ad un acquirente ignoto che ha pagato 11.700 euro; un quantitativo di droga in favore di “Giacomino”, non individuato, per un controvalore economico di 5.700 euro.
Siamo a febbraio dell’anno scorso, poco prima dell’entrata in vigore delle prime misure anti pandemia.
“Nel tardo pomeriggio del 24 febbraio (2020, ndr) – veniva registrato l’arrivo di Salvo Lavardera e del suo factotum Francesco Mezzatesta – scrive il gip – i quali consegnavano ai tre fratelli Ingarao un quantitativo di “hashish” di circa 30 chilogrammi. Il tenore delle conseguenti conversazioni rilevava chiaramente la notevole caratura criminale dei suindicati fornitori. i quali erano dei veri e propri trafficanti internazionali di droga: nello specifico, Lavardera raccontava di vivere in Belgio e. da lì, con Giovanni Mezzatesta , forniva considerevoli quantitativi di sostanze stupefacenti in diverse nazioni europee tra cui Belgio, Francia, Germania, Italia”.
Nel frattemoi arriva “Cesare”, che non è stato identificato, e sale in via Dello Speziale: ad aspettarlo i tre fratelli Ingarao (mentre Lavardera e Mezzatesta si appartano in un’altra stanza). Cesare consegna 26 mila euro in contanti, ritira 7 kg di droga e va via con alcuni sacchetti.
Subito dopo è la volta di “Giacomino”, anche lui non identificato, che deposita ai fratelli Ingarao 5700 euro per il corrispondente quantitativo di hashish e si dilegua.
Giuseppe D’Angelo – detto “Balzaretti (come l’ex calciatore rosanero) – emissario di Nicolò Di Michele consegna una grossa somma di denaro a Jari Ingarao. Ma qualcosa nei conti non torna: Jari quindi chiama Di Michele e, alla fine, a fronte di 18.000 euro consegnati a “Balzaretti/D’Angelo” 4,8 kg di hashish.
Il 26 febbraio, dopo alcune trattative, in via Dello Speziale arrivano “quelli dello Sperone”, ovvero Gianluca Altieri e Vincenzo Marino che acquistano una imprecisata quantità di stupefacente.
Secondo militari contribuiva anche Marilena Torregrossa, moglie di Jari Massimiliano Ingarao, che avrebbe provveduto al conteggio ed alla preparazioni delle dosi da consegnare ai pusher o da vendere al dettaglio, oltre a mettere a disposizione la propria abitazione per le riunioni che in cui si decidevano i prezzi di vendita e di pagamento.
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26 Marzo 2021, 06:10