“Chiusa l’auto, a piedi sulla statale” | Al setaccio anche laghi e cascate

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06 Novembre 2018, 18:21

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PALERMO – La zona viene battuta palmo a palmo, giorno e notte. E’ una vastissima area quella compresa tra Ficuzza e Corleone, dove da sabato si sono perse le tracce del pediatra palermitano di 40 anni, Giuseppe Liotta. Da allora sono trascorsi tre giorni, le speranze sono ormai appese ad un filo, ma non c’è angolo che non venga esplorato. Le operazioni di ricerca sono coordinate dai vigili del fuoco, presenti con unità cinofile e il nucleo Soccorso Alpino Fluviale, insieme a polizia, carabinieri. Esercito, Corpo Forestale Regionale e Soccorso Alpino e Speleologico Siciliano.

Al lavoro ci sono anche la Croce Rossa Italiana e associazioni di volontariato, in tutto, una media di ottanta persone partecipano quotidianamente alle ricerche, insieme a sei unità cinofile. In azione, da domenica, anche il nucleo Tas, ovvero gli esperti di topografia applicata al soccorso dei vigili del fuoco. La loro attività si basa su un’informazione geografica avanzata riferita allo scenario d’emergenza, in questo caso si tratta della zona delle “Gole del Drago”, che confluiscono nel fiume Frattina. E’ una sorta di canyon naturale, in cui negli anni si sono formati vari laghetti naturali e piccole cascate che in queste ore vengono passati al setaccio anche dai sommozzatori.

Fino ad oggi, le uniche tracce riconducibili al giovane medico che si stava recando all’ospedale di Corleone sono l’auto, parte di un giubbotto, una cintura ed un paio di jeans. “Questi ultimi – spiegano gli esperti del Tas – sono stati trovati a circa quattro chilometri dal suv. Erano risvoltati, è probabile siano rimasti incastrati tra le rocce. In base ai nostri rilievi – proseguono – il dottor Liotta, dopo essere sceso dalla macchina e averla chiusa a chiave, potrebbe essere tornato indietro a piedi”. A pochi chilometri di distanza, infatti, altre auto erano rimaste impantanate sulla statale 118, in seguito al nubifragio: “Attirato dalle luci degli altri mezzi potrebbe aver cercato di avvicinarsi per chiedere aiuto”.

E invece, l’ultima ad aver sentito la voce di Liotta è stata la moglie Floriana. A lei aveva detto di essere disorientato, di avere paura. Le aveva chiesto di geolocalizzare il suo cellulare per lanciare l’allarme. Il giovane pediatra palermitano aveva capito di essere in pericolo. “Noi lavoriamo in base alle coordinate geografiche – spiegano i Tas – partendo dall’ultimo punto di avvistamento. In questo caso abbiamo prima scandagliato la zona in cui è stata trovata l’auto per un raggio di due chilometri, ora stiamo proseguendo nell’area in cui sono stati individuati i pantaloni. I nostri esperti battono l’area muniti di un dispositivo gps in cui vengono caricate le mappe del luogo, accertano così l’eventuale presenza di persone o oggetti relativi alle ricerche. Ogni squadra, composta da sei elementi, “copre” almeno tre-quattro ettari e “bonifica” man mano la zona assegnata. Il gps registra tutti i movimenti effettuati, i dati vengono poi immagazzinati nel pc ed ulteriormente analizzati, anche per valutare, eventualmente, ulteriori sopralluoghi”.

Può infatti capitare che alcune aree siano particolarmente impervie: “In quella zona il terreno è argilloso, l’acqua è ancora in movimento, ma non viene trascurato nulla”, precisano. “Ogni elemento in più – sottolineano – può farci spostare ulteriormente, come nel caso dei jeans, che focalizzano ora la nostra attenzione in una porzione più ampia del territorio. Nella giornata di ieri c’erano 110 unità al lavoro, tra cui anche molti volontari”.

“Ma Liotta è stato dimenticato dall’informazione – ha detto oggi il medico palermitano Giorgio Trizzino, deputato del M5S che oggi ha ricevuto un grande applauso in Aula alla Camera, quando ha dedicato le sue parole al quarantenne -. I tg nazionali di ieri sera non gli hanno dedicato nemmeno una parola, ancora non lo abbiamo trovato, ma continueremo a cercarlo. Il dolore della sua compagna di vita rimane impresso nello sguardo dei soccorritori e di tutti noi. Un dolore silenzioso – ha sottolineato – che si percepisce netto in quella campagna desolata dove ormai scorrono gli ultimi rigagnoli di quella terribile alluvione”.

Trizzino in questi giorni si è recato personalmente sul luogo delle ricerche: “Uno scenario terribile – dice – abbiamo il cuore a pezzi”. Ieri ha anche ricordato l’esperienza lavorativa con Liotta, che per anni aveva prestato servizio all’ospedale dei Bambini di Palermo. Poi il concorso vinto nella struttura sanitaria di Corleone, dove il giorno della tragedia lo attendevano i suoi piccoli pazienti.

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06 Novembre 2018, 18:21

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