15 Giugno 2013, 15:39
4 min di lettura
PALERMO – Le vecchie Province da oggi non esistono più. La prima vera sfida lanciata da Rosario Crocetta passa, dunque, per uno snodo fondamentale, ovvero la transizione dalla gestione ordinaria a quella straordinaria. Una transizione abbastanza traumatica, se si considera che i cinque presidenti provinciali in carica hanno fatto i bagagli senza sapere chi li sostituirà.
A restare senza guida sono le Province di Palermo, Enna, Agrigento, Siracusa e Messina. Cinque su nove, per le quali si attende a giorni la nomina dei commissari prefettizi da parte dell’assessorato regionale alle Autonomie locali. Le altre quattro, invece, erano già state commissariate, ma a Catania, Trapani, Ragusa e Caltanissetta smobilita pure il Consiglio provinciale.
A lasciare i rispettivi incarichi sono, dunque, 335 eletti nelle nove Province che hanno già detto addio alle loro sedi e ai loro uffici, in base a quanto disposto da una circolare dell’assessore alle Autonomie locali, Patrizia Valenti, che ha fissato la scadenza degli organi elettivi in corrispondenza del termine del mandato quinquennale. Ma quali sono le giunte che tornano a casa? Sono tutte di centrodestra, nate da coalizioni definite ampie nel 2008 che partivano dai centristi dell’Udc per arrivare alla destra di Fiamma Tricolore, basandosi sul Movimento per l’autonomia di Raffaele Lombardo e sulla solidità di un Pdl che cinque anni fa era indiscutibilmente il primo partito siciliano.
A Palermo saluta Palazzo Comitini Giovanni Avanti, eletto con l’Udc a guida di una coalizione di centrodestra e poi passato al Cantiere popolare; a Enna lascia il medico regalbutese Giuseppe Monaco, ad Agrigento l’ex autonomista Eugenio D’Orsi, a Siracusa l’ex sottosegretario del Pdl Nicola Bono e a Messina il 71enne Nanni Ricevuto, ex deputato forzista e ancor prima senatore socialista. Solide maggioranze di centrodestra abbandonano anche i consigli provinciali di Trapani, il cui presidente Mimmo Turano si era dimesso per approdare all’Ars; di Catania, dove Giuseppe Castiglione ha lasciato per il salto alla Camera; di Ragusa, dove comunque il commissario Giovanni Scarso è in carica da un anno; e a Caltanissetta, anch’essa senza presidente dal 2011 quando lasciò Giuseppe Federico.
Oggi la partita per la scelta dei nuovi commissari non è però una mera questione burocratica. Tanto che nei giorni scorsi Rosario Crocetta si sia incontrato con il ministro dell’Interno Angelino Alfano, rassicurandolo – pare – sull’intenzione di affidare gli incarichi a personalità super partes. E anche il coordinatore del Pdl siciliano Giuseppe Castiglione su questo tema lancia un assist al governatore: “Siamo disponibili a parlare dei migliori commissari da nominare per le Province – dice a LiveSicilia – se il terreno di confronto è questo noi ci siamo, se invece si parla solo di ‘dateci assessori’ non siamo interessati”.
Eppure il tempo stringe e già qualche nome per l’incarico di commissario circola. A Palermo infatti potrebbe essere incaricato Luigi Damiano, che a metà degli anni ’90 fu prefetto del capoluogo siciliano. Tutti gli incarichi arriveranno comunque nei primi giorni della settimana, e a chiedere un’accelerazione è il deputato grillino Salvatore Siragusa: “Il tempo passa – afferma – e gli adempimenti da fare pressano. Non vorremmo trovarci ad affrontare emergenze, che i ritardi nell’avvio del meccanismo non possono far altro che alimentare”. L’unica cosa certa intanto sono i nomi dei commissari nominati nelle scorse settimane: Raffaele Sirico a Caltanissetta, Darco Pellos a Trapani, Giovanni Scarso a Ragusa e Antonella Liotta a Catania.
Per conoscere altre novità sui nascituri liberi consorzi di Comuni bisognerà attendere. Si sa già che Palermo, Catania e Messina approfitteranno della riforma per far sì che l’iter della loro trasformazione in città metropolitane venga accelerato. La legge 7 del 27 marzo 2013, che appunto abolisce le attuali Province, rimanda ad un successivo intervento legislativo non solo le norme per la definizione dei consorzi ma anche quelle per l’istituzione delle città metropolitane. La norma transitoria approvata dall’Assemblea regionale siciliana non chiarisce quali caratteristiche dovranno avere i liberi consorzi, se non quella della elezione diretta di secondo grado. Toccherà ai Comuni designare i propri rappresentanti nei consorzi che dunque non saranno eletti direttamente dai cittadini.
Le intenzioni del governo mirano alla nascita di una dozzina di liberi consorzi, oltre alle tre città metropolitane. E questi consorzi dovrebbero ricalcare in modo abbastanza similare le attuali Province anche se potrebbe esserci spazio anche per Marsala, Gela e Caltagirone, cui andrebbero a sommarsi pure il consorzio delle Madonie, quello dei Peloritani e quello dei Nebrodi. Solamente ipotesi, che potranno essere verificate a partire dal numero di abitanti minimo cui dovrà far fronte un consorzio per essere riconosciuto tale. La cifra dovrebbe essere quella di 150mila abitanti, ma anche qui toccherà al disegno di legge dare riferimenti certi. Il ddl del governo è in cantiere, dovrebbe approdare nelle commissioni di merito entro luglio. Toccherà poi all’Ars dare il via libera e contribuire alla sua stesura. “Spero sia pronto al più presto e l’Assemblea lo approvi entro i termini che ci siamo dati”, dice Crocetta. La sorte dell’ente intermedio però è tutta da scoprire.
Pubblicato il
15 Giugno 2013, 15:39