Cronaca

“Ci voleva più prudenza sulle scuole, come ci vaccineremo”

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02 Gennaio 2021, 06:00

3 min di lettura

Assessore Razza, che anno sarà il 2021?
“Sarà un anno improntato alla speranza e allo sforzo organizzativo, nella buona riuscita della campagna di vaccinazione, con la fase più importante per gli obiettivi da raggiungere tra i primi sette e otto mesi. Ma il vaccino non ci dovrà fare dimenticare che il Covid è ancora un dramma attuale: lo vediamo in queste giornate in cui sono cresciuti gli incontri in famiglia e quindi i casi di cittadini positivi. Certo, molti casi si scoprono per la capillarità dei controlli: in Sicilia l’avere superato i 150 mila tamponi rapidi su chi è arrivato da fuori ci ha permesso di essere più al sicuro e di avere il polso della situazione, ma abbiamo trovato molti positivi in più”.

Alla ripresa, riapriranno in presenza, gradualmente, le scuole superiori. Guarda al sette gennaio con apprensione?
“No, abbiamo concordato con l’assessore Lagalla che le Usca Scolastiche, istituite solo in Sicilia, proseguiranno le azioni di screening negli istituti. Dobbiamo mantenere la massima attenzione e credo che sarebbe servita una maggiore prudenza, magari aspettando una settimana dalla fine delle vacanze per vedere l’andamento”.

Adesso riprenderà il dibattito cromatico: giallo, arancione, rosso…
“La tavolozza dei colori, come l’ho definita, non mi appassiona. Tra l’una e l’altra situazione non ci sono spesso grandi differenze. Sa qual è il tema vero?”.

Quale?
“La responsabilità dei comportamenti individuali. Ancora per molti mesi sarà necessario adeguarsi alle regole di cautela, lo sappiamo. Come ha detto il presidente Musumeci, la gestione dell’emergenza sanitaria ha bisogno di due criteri: la prudenza e il coraggio. Il coraggio di tantissimi operatori sanitari, la prudenza che ci riguarda tutti. Se dovremo adottare dei correttivi, lo faremo, sia per aree specifiche che per categorie”.

Cosa pensa l’assessore alla Salute del personale sanitario che non vorrà vaccinarsi?
“Intanto dico cosa so: il ministero è molto attento sul punto e noi ci confronteremo giuridicamente su una questione tanto importante. Io trovo incomprensibile che qualcuno possa lavorare in ospedale senza volersi proteggere e senza proteggere i suoi familiari. Non sono un uomo di scienza, ma di coscienza. Però la coscienza serve pure agli uomini di scienza, se mi passa il gioco di parole. Il vaccino è un’arma fondamentale e chi indossa il camice trasmette comunque un esempio. La scelta del governo nazionale punta sulla convinzione e avremo bisogno di tutti, pure di una informazione chiara e responsabile. Ma io, se necessario, sono per assumere decisioni forti”.

I siciliani si vaccineranno, secondo lei?
“Spero che l’adesione sia convinta. Che percezione ho? Di speranza e di attesa. Penso che la gente voglia vaccinarsi al più presto. Infatti, la domanda più diffusa che mi pongono è: quando tocca a me?”.

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C’è stata qualche polemica, più o meno carsica, tra il personale sanitario sui chi prima e chi dopo…
“L’ho trovata stucchevole. L’importante è che il messaggio passi. Chi critica potrebbe mettere lo stesso impegno per convincere il prossimo a vaccinarsi”.

Come si procederà in Sicilia?
“C’è un piano nazionale a cui sta lavorando l’ufficio del commissario. Per completare il primo trimestre sarà la volta degli over ottanta che, in Sicilia, sono circa trecentocinquantamila. Persone con storie, situazioni e alloggi diversi. Sarà un grande impegno e lo assolveremo”.

Davvero, come auspica il presidente Musumeci, entro settembre saremo quasi tutti a posto con la punturina nel braccio?
“Molto dipende da fattori che non controlliamo, come l’approvvigionamento e la diversità dei prodotti. Credo che la tempistica possa essere rispettata, almeno per quanto ci riguarda”.

Lei quando si vaccinerà?
“Aspetterò il mio turno”.

Assessore Razza, un po’ per scaramanzia, un po’ per fiducia nel futuro, le chiedo: cosa ci diremo tra un anno?
“Vorrei potere dire che il Covid è alle nostre spalle. Tuttavia, questo non dipenderà da me. Quello che più mi preme, invece, è poterle dire che avremo determinato un sistema sanitario più forte, con più posti in terapia intensiva, con più risorse nel territorio. Quello che ci ha insegnato il Covid è l’importanza delle cure domiciliari, della diversa intensità di assistenza in ospedale. Ora ne siamo più consapevoli e questa consapevolezza va messa a servizio delle persone fragili”.

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02 Gennaio 2021, 06:00

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