Ciancimino e il processo Mori | Messineo: “Procura sempre leale”

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26 Aprile 2011, 11:31

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Massimo Ciancimino sarà sentito il 10 maggio a Palermo al processo al generale Mario Mori per favoreggiamento alla mafia. Lo ha deciso la quarta sezione del Tribunale che ha respinto la richiesta dei pm Nino Di Matteo e Antonio Ingroia che avrebbero voluto sentirlo dopo i pentiti Giovanni Brusca e Angelo Siino che deporranno nell’aula bunker del carcere Rebibbia di Roma il 18 e 19 maggio. Sempre il 10 maggio si svolgerà anche il confronto tra Sergio De Caprio, il capitano Ultimo, e il colonnello dei carabinieri Massimo Giraudo. Giraudo aveva detto che Mori non avrebbe concesso a De Caprio gli uomini necessari per stanare Bernardo Provenzano. Da qui sarebbe nata la rottura dei rapporti fra i due. Il Tribunale ha ritenuto che “l’ordine delle deposizioni era già fissato ed è necessario tenerlo immutato per mantenere la genuinità dell’audizione di Ciancimino”.

I pm Antonio Ingroia e Nino Di Matteo avevano chiesto che l’esame di Massimo Ciancimino, come testimone al processo al generale Mario Mori fosse effettuato dopo quelli già previsti per il 18 e 19 maggio di Giovanni Brusca e Angelo Siino. Ciancimino è stato arrestato a Parma per calunnia aggravata all’ex capo della polizia Gianni De Gennaro. “Insistiamo per il suo esame ma vorremmo sentirlo dopo – ha spiegato Nino Di Matteo – perché dobbiamo ancora ricevere e depositare gli atti del gip di Parma che ha disposto la custodia cautelare in carcere. Inoltre, abbiamo molto materiale da depositare agli atti e serve tempo anche per concludere gli accertamenti in corso. Non vogliamo correre il rischio processuale di sentirlo poi per la terza volta. Preferiamo posticipare la sua audizione”. Il tribunale non ha accettato la richiesta.

“Ritengo che la Procura di Palermo si sia sempre comportata secondo il principio fondamentale di lealtà e collaborazione tra gli uffici. Ci sono stati scambi di documenti e numerosi confronti con Caltanissetta. Non c’é mai stato nessun episodio di slealtà”. Lo ha detto il procuratore di Palermo, Francesco Messineo, smentendo eventuali scorrettezze dei magistrati palermitani nei confronti di quelli nisseni per la disposizione del fermo di Massimo Ciancimino per calunnia aggravata a Gianni De Gennaro, ex capo della polizia. “Si tratta dello stesso titolo di reato nei confronti della stessa persona – ha spiegato – ma non dello stesso reato. La calunnia su cui indaga Caltanissetta riguarda una dichiarazione a un funzionario di polizia. Nel nostro caso si tratta di una calunnia connessa alla produzione di un documento falsificato e il reato si è consumato a Palermo. I fatti non sono sovrapponibili”. Il procuratore ha osservato che “gli atti congiunti non sono la regola ma un’eccezione a volte proficua”. I pm di Caltanissetta lamentano a questo proposito di non essere stati coinvolti per l’interrogatorio a Ciancimino, che si è svolto venerdì a Parma. “Non era fattibile – ha ribattuto Messineo – In ogni caso non si può parlare di scontro tra due procure. Noi registriamo questo atteggiamento da parte di Caltanissetta e non commentiamo”.

“Riteniamo di aver operato nei limiti della legge e per finalità che fanno parte dell’inchiesta in corso. Abbiamo le carte in regola e siamo pronti a rispondere in tutte le sedi istituzionali delle nostre azioni”. Risponde così il procuratore di Palermo, Francesco Messineo, all’ipotesi di una commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione dei pentiti, in seguito alle polemiche sollevare dal “caso Ciancimino”.

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“Le giustificazioni di Massimo Ciancimino non sono state ritenute convincenti dai pm di Palermo”. Lo ha detto il procuratore di Palermo, Francesco Messineo, parlando dell’interrogatorio del testimone a Parma prima della convalida del fermo per calunnia aggravata nei confronti dell’ex capo della polizia Gianni De Gennaro. La Procura palermitana indaga anche sull’esplosivo trovato in casa di Ciancimino in via Torrearsa. “Stiamo facendo gli opportuni accertamenti – ha spiegato -. Sta di fatto che non ha denunciato il ricevimento dei candelotti e che non è stato trovato alcun foglio con minacce e intimidazioni”.

“Leggo solo sui giornali che la procura di Caltanissetta vorrebbe proporre un conflitto di competenza per il reato di calunnia aggravata contestato a Massimo Ciancimino. Finora non mi risulta nessuna azione in questo senso”. Lo ha detto il procuratore di Palermo, Francesco Messineo. “Quando e se sarà sollevato il problema – ha proseguito – presenteremo le nostre argomentazioni alla procura generale della Corte di Cassazione. A quel punto sarà l’autorità competente a fare le sue valutazioni. In ogni caso il conflitto di competenza non è un’apocalisse ma è un evento previsto dal codice di procedura penale”.

(Fonte ANSA)

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26 Aprile 2011, 11:31

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