26 Settembre 2019, 05:59
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PALERMO – Il Comune di Palermo revoca la concessione per la cappella funeraria di Vito Ciancimino, voluta dall’ex sindaco mafioso del capoluogo più di quarant’anni fa e mai terminata. Una storia che parte da lontano, attraversa periodi di silenzio e beghe burocratiche, ricostruita in una determina dirigenziale con cui decade la concessione del terreno che ospita l’opera incompiuta.
Nel luglio del 1977 Vito Ciancimino ottiene un lotto di terreno al cimitero dei Cappuccini, sul quale costruire la cappella funeraria di famiglia. Il regolamento cimiteriale dell’epoca prevede “la costruzione dei loculi e relative coperture entro 6 mesi dalla data di concessione”, mentre il contratto recita che il completamento deve avvenire entro due anni dalla stipula. A ogni modo, nel 1978 il Comune autorizza i lavori, ma questi non verranno mai terminati. Una verifica del 2001 dimostra che risultano “manufatti che si presentavano allo stato grezzo e/o incompleto, tra cui quello del sepolcro intestato al sig. Ciancimino”, come si legge nella determina.
Vito Ciancimino scompare nel 2002, ma nel 2004 la sua famiglia ha una possibilità di ultimare la cappella di famiglia. Il nuovo regolamento cimiteriale contempla la facoltà di ovviare alle irregolarità delle sepolture; così Luciana Ciancimino, figlia di Vito, presenta un’istanza corredata della documentazione necessaria e viene autorizzata a terminare la cappella entro 90 giorni, dopo aver indicato il nome della ditta di costruzioni designata; quel nome sarebbe arrivato solo nel 2008. La pratica rimane inevasa fino al 2016, anno in cui viene richiesta alla famiglia Ciancimino “l’eliminazione del pericolo per la pubblica incolumità”, causato dallo stato d’incompletezza della cappella.
Ancora una volta, la famiglia dell’ex sindaco di Palermo può concludere l’opera cominciata quasi quattro decenni prima. Ma, secondo quanto risulta agli uffici comunali, non sarebbe stata mai presentata la documentazione necessaria. Adesso cala il sipario, dopo quarantadue anni e un’interminabile trafila di procedure burocratiche.
“Si tratta – commenta Roberto D’Agostino, assessore comunale ai cimiteri – di un atto dovuto e necessario; un fatto che al di là del possibile simbolismo che si potrebbe cogliere in questo atto amministrativo, permette all’Amministrazione comunale di riappropriarsi di uno spazio indispensabile per poter garantire a tutti i cittadini una migliore fruizione del cimitero dei Cappucini che resta sempre un luogo pubblico dedicato alla memoria e al ricordo dei propri cari”.
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26 Settembre 2019, 05:59