Massimo Ciancimino | e il mistero dei soldi in Malesia

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15 Maggio 2014, 06:00

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PALERMO – Massimo Ciancimino i soldi, 12 milioni di dollari, li avevi messi sul piatto “per interrompere tutte le speculazioni fatte per delegittimarmi – così aveva dichiarato -. Chi dice che ho collaborato con la Procura di Palermo solo per salvare il mio patrimonio adesso ha la dimostrazione che non è vero”.

Era il 7 febbraio scorso. Tre mesi e mezzo dopo il piatto ancora piange. Dei soldi, infatti, non c’è traccia. La Procura, su indicazione del figlio dell’ex sindaco di Palermo, li ha cercati, invano, in una banca di Kuala Lumpur, città della Malesia. Le indicazioni, infatti, non erano corrette. I legali di Ciancimino, gli avvocati Roberto D’Agostino e Francesca Russo, dicono, però, che “il nostro assistito ha fornito ulteriori chiarimenti” per scovare il denaro. Il risultato, almeno fino ad oggi, non è cambiato: niente soldi. Quella di Ciancimino resta una promessa ancora non mantenuta. E alimenta il mistero del “tesoro malesiano”.

La mossa a sorpresa era arrivata durante un’udienza del processo sulla trattativa Stato-mafia. “Sono pronto a mettere a disposizione dell’autorità giudiziaria 12 milioni depositati su un conto estero appartenenti a mia madre”. Una settimana dopo Ciancimino jr era seduto davanti al procuratore aggiunto Vittorio Teresi e al sostituto Dario Scaletta – i magistrati che danno la caccia al tesoro di don Vito – per offrire loro le coordinate per individuare il tesoretto. Ai pm Massimo Ciancimino forni’ una serie di particolari. Ciancimino disse che aveva tracciato il denaro fino all’agosto 2013. Il conto corrente era intestato ad una società e vi erano confluiti gli utili di alcuni affari del padre e i proventi della vendita di immobili. Ed ancora, che il conto era attivo dagli anni Ottanta. Il denaro, a suo dire, era, però, di provenienza lecita. Voleva, però, che fosse la Procura a valutarlo. “I 12 milioni – dichiarò alla stampa – sono gli unici fondi che ho all’estero. I pm valuteranno se sono provenienti da attività illecita, come pensano molti, o sono perfettamente leciti come sostengo io. Nel 2008 con questi soldi sarei potuto andare all’estero e godermi la vita, invece ho scelto la strada della collaborazione”.

E così gli inquirenti hanno attivato i canali investigativi internazionali. Risultato: il numero di conto corrente indicato da Ciancimino non era corretto e negli archivi della banca non risulta alcun deposito a nome della società da lui indicata. La Procura ha chiesto chiarimenti al testimone e imputato del processo sulla Trattativa. Più volte. I chiarimenti, però, finora non sarebbero stati utili a risolvere il mistero del tesoro di Kuala Lumpur. Mai dire mai.

E ora si aggiungono anche le dichiarazioni di Massimo Ciancimino il quale, più che chiarire il mistero, lo alimenta: “Il conto corrente si trova a Kuala Lumpurm ma la società è in un altro Stato come ho spiegato alla Guardia di finanza che mi ha interrogato due settimane fa”. Dove? “Non posso dirlo”. Anche se a noi risulta che dovrebbe trovarsi in Asia. Di che società si tratta? “Di una società che mia madre rilevò anni fa e che agisce sotto copertura diplomatica”. Di una cosa, però, Ciancimino jr di dice certo: “I soldi ci sono, mi sono pure offerto di andarli a prendere personalmente. La conferma che il denaro esista davvero arriva pure dalla Procura di Roma, che ha aperto un’inchiesta e che li aveva individuati prima che ne parlassi”.  Dei 12 milioni, però, finora non c’è neppure l’ombra di un dollaro.

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15 Maggio 2014, 06:00

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