13 Novembre 2012, 16:59
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CATANIA – Tre anni di indagine, 40 faldoni e sei mesi di intercettazioni nello studio di Mario Ciancio, l’uomo più potente di Sicilia, sono sul tavolo del Gip Luigi Barone che da oggi, entro pochi giorni, si pronuncerà sulla richiesta, avanzata dalla Procura, di archiviazione. Richiesta che sino a questo momento non è stata accolta, ma ufficialmente neanche respinta, lasciando aperte tre ipotesi: Barone può archiviare, disporre l’imputazione coatta o ordinare un supplemento d’indagine.
Secondo Enzo Musco, legale di fiducia di Mario Ciancio, “La richiesta di archiviazione è assolutamente fondata, il pm Fanara ha fatto un’indagine assolutamente penetrante, tutti gli aspetti della sua vita sono stati esaminati e la conclusione è quella giusta”.
“Noi -aggiunge Musco- non abbiamo portato alcuna prova, abbiamo prodotto soltanto un documento sui soldi che sono stati incassati dai soci della Icom, abbiamo anche sostenuto che la linea editoriale del giornale La Sicilia è stata sempre corretta, e vicina alla magistratura”.
Le ipotesi della magistratura. La Procura di Catania guidata da Giovanni Salvi, ha chiesto l’archiviazione, sostenendo, come svela il numero del mensile “S” attualmente in edicola, che “le fonti raccolte hanno permesso di sostenere che Ciancio ha avuto nel tempo alcuni rapporti con persone legate a Cosa Nostra, naturalmente l’esistenza di rapporti con questi personaggi non costituisce di per sé reato, restando da dimostrare che Ciancio fosse a conoscenza della qualità delle persone con cui veniva in contatto e comunque se tali rapporti si siano mai tradotti in un contributo causale a quella associazione mafiosa”.
I Verbali di Ciancimino. Antonino Fanara ha interrogato Massimo Ciancimino, figlio di Don Vito, che ha parlato della “supposta convinzione di Vito Ciancimino che la linea editoriale seguita da Mario Ciancio Sanfilippo fosse improntata ad un particolare favore nei confronti di Cosa Nostra catanese”. Il mensile “S” contiene la rassegna di tutti gli articoli pubblicati da La Sicilia che sono stati al centro delle indagini della magistratura. “Deve convenirsi -aggiunge il pm Fanara- che tutto ciò in linea teorica potrebbe costituire un contributo casuale al rafforzamento dell’associazione mafiosa”. La Procura “nella valutazione degli interessi in gioco”, ricorda l’esistenza “del diritto inviolabile di libera manifestazione del pensiero accompagnata dalla mancanza di casi eclatanti in cui la linea editoriale si sia espressamente pronunciata a favore di Cosa Nostra catanese oltre al fatto che non risulta provato che la linea editoriale sia stata comunque dettata con la coscienza e volontà di favorire l’associazione mafiosa e non con la coscienza e volontà di esprimere una opinione, impongono una richiesta di archiviazione”.
Ciancio e Stancanelli. La campagna elettorale per il comune di Catania è stata al centro delle indagini della guardia di finanza, tanto che, nella richiesta di archiviazione, la Procura dedica un intero capitolo ai rapporti tra Ciancio e l’allora candidato sindaco, poi eletto, Raffaele Stancanelli.
Si parla di “frequenti contatti registrati dalla fine dell’anno 2007”, dai quali sarebbe risultato “il sostegno elettorale di Ciancio a Stancanelli”. La Procura parla di “privilegi” che sarebbero stati garantiti a Stancanelli “su indicazione dello stesso Ciancio”.
Tutti i particolari dell’inchiesta e la difesa dell’editore nel numero di “S” in edicola.
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