05 Dicembre 2013, 14:49
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PALERMO – Gianmaria Sparma ha patteggiato. Un anno e sei mesi per uscire subito dal processo sullo sperpero di denaro del Ciapi di Palermo. L’ex assessore esce dal processo. Il giudice per l’udienza preliminare ha accolto la richiesta del legale della difesa, l’avvocato Maurilio Panci. La pena è sospesa. Le carte processuali vengono però trasmesse alla Corte dei Conti. La vicenda va analizzata sotto il profilo del danno erariale. L’ex assessore regionale per due volte – la prima si era rotto il registratore – davanti ai pubblici ministeri aveva ripercorso le tappe della sua scalata politica in cui decisivo è stato l’appoggio di Alleanza Nazionale prima e di Fli poi. Tra il 2009 e il 2012 Sparma è stato nominato prima direttore generale del dipartimento regionale della Pesca, poi assessore nel governo di Raffaele Lombardo, ed infine capo di gabinetto dell’allora ministro dell’Ambiente, Adolfo Urso.
Ma soprattutto ha ammesso tutti i benefit ottenuti dal manager della pubblicità Faustino Giacchetto. Lo aveva conosciuto nel 2004-2005 quando lo incontrò ad un convegno organizzato da Rino Lo Nigro (l’ex responsabile dell’Agenzia regionale per l’impiego anche lui coinvolto nell’inchiesta sul Ciapi). E tra loro nacque un’amicizia vera. Da lui Sparma ha detto di avere ricevuto: “Un viaggio in Tunisia”, “l’utilizzo della carta di credito Superflash, durante il periodo del mio viaggio di nozze” con cui prelevò 1000-1500 euro negli Stati Uniti; “una busta con 5000 euro” con cui Sparma fece fronte al blocco dello stipendio di assessore per via di una cartella di Equitalia. La sua deposizione diventa ora fondamentale nel processo, in fase di udienza preliminare, che vede imputati oltre a Giacchetto anche politici e burocrati.
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05 Dicembre 2013, 14:49