10 Gennaio 2025, 07:05
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Carissimo Ciccio, ci ha pensato la nostra carissima Donata, con una mirabile cronaca di tersa, precisa ed eterna memoria, non a raccontare chi sei – perché lo sanno tutti –, ma a sottolineare che, davvero, la memoria è tale quando i frutti di una vita maturano oltre il suo tempo terreno.
La memoria non è una lapide, né una statua di marmo. La memoria è la mano tesa del bene che oltrepassa i confini di ciò che chiamiamo addio.
Ed è verissimo, nel tuo caso, nella tua biografia, nel tuo essere ricordato come un uomo generoso. Il nome di Francesco Foresta resta il marchio buono e incancellabile che presiede a una vasta opera editoriale, sempre sulla breccia, e che tiene a battesimo progetti importantissimi di solidarietà.
Questo accade in una dimensione pubblica, da sistemare accanto al discorso privato, per tutti noi essenziale.
Perché, carissimo Ciccio, è stato l’incontro con te a cambiarci la vita, a fare in modo che i tuoi ragazzi diventassero, ogni giorno di più, una squadra compatta di giornalisti, già sul campo, in grado di attraversare le tempeste e le bonacce del mestiere, tenendo presenti principi non negoziabili. E chi scrive è grato e onorato di condividere il cammino insieme a compagni di viaggio di una simile levatura professionale e morale.
Non sono stati dieci anni senza di te. Sono stati dieci anni con la tua assenza: ed è differente. Come quando uno chiude una porta, o gioca a nascondino, o finge di partire. E poi si rivela con un sorriso. In tante occasioni il tuo esserci si è manifestato da qualche tipo di crepa nel muro, specialmente nei giorni in cui ce n’era bisogno, con la pioggia o col sole. Tu sei l’uomo che ci ha cambiato la vita e continui a farlo. Tu sei Francesco Foresta, Ciccio, che non è mai andato via.
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10 Gennaio 2025, 07:05