03 Marzo 2018, 16:01
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CATANIA – Un vero e proprio vademecum per decriptare il linguaggio in codice utilizzato dai boss del clan Santapaola-Ercolano. Il pentito Salvatore Bonanno, chiamato il Gemello nella malavita, ha raccontato ai magistrati tutti i “soprannomi” usati nei vari sms per identificare capi, referenti e reggenti. Ed è così che gli investigatori scoprono che “Gabriel” è Silvio Corra, nome che ricorre spesso nelle ultime inchieste contro la mafia catanese. Nell’indagine Carthago 2, che ha disarticolato il gruppo di spaccio di San Cristoforo, Corra aveva il ruolo di incassare i proventi della droga.
“Gabibbo”, invece, è Saro Lombardo (detto Saro U Rossu). Per un periodo è stato il responsabile per la droga dei Santapaola. Dalla sua dimora, dove scontava due condanne definitive a 20 anni ai domiciliari, nel cuore di San Giorgio dirigeva le file di pusher e spacciatori. Ora è in un’altra città, le sue condizioni di salute – dice la magistratura – sono incompatibili con il carcere. Lupin, il nome del ladro più famoso, è l’identità segreta di Marcello Magrì, fratello dell’uomo d’onore Orazio e reggente della famiglia dopo l’arresto nel 2016 di Francesco Santapaola. Per quest’ultimo, cugino di secondo grado del boss dei boss Nitto, è stato scelto come nome in codice “Cicciolina”.
Con “Pic” invece si indica Giuseppe Pastura, signore della droga del clan Santapaola. “Pic era usato anche per indicare Picanello”, spiega Bonanno ai magistrati, che così hanno diverse chiavi di lettura per decodificare i messaggi dove si parla di quartieri e mappe criminali. “Il gigante”, invece, è il soprannome di Vito Romeo, un pezzo da novanta nello scacchiere di Cosa nostra. “Capelli bianchi” invece è Antonio Tomaselli, delfino degli Ercolano e il responsabile – secondo gli esiti dell’inchiesta Chaos – della “carta” della cosca. Per Luca Marino, ritenuto dal Ros il capo della squadra di San Giovanni Galermo, il nome in codice è “Sang” (abbreviazione anche per indicare il quartiere catanese, ndr).
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03 Marzo 2018, 16:01