29 Aprile 2020, 19:36
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PALERMO – Non c’è pace per i siciliani che attendono la cassa integrazione in deroga per resistere alla crisi da coronavirus. Appare subito evidente uno squilibrio fra le cifre: due giorni fa l’Inps ha reso noto di aver ricevuto dalla Regione 519 decreti relativi a 1.230 pagamenti, ma nell’Isola i lavoratori che aspettano gli assegni sono circa 150mila. Una sproporzione che ha portato il dirigente del dipartimento Lavoro, Giovanni Vindigni, a rimettere all’opera dal 4 maggio almeno il 50 per cento del personale impegnato nelle pratiche. I primi pagamenti potrebbero arrivare entro questo weekend, ma l’enorme platea di potenziali beneficiari sta già navigando a vista e deve affrontare le spese quotidiane. Così mentre il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, annuncia lo stanziamento di altri “13 miliardi sugli ammortizzatori sociali” previsti nel prossimo decreto di aprile, i lavoratori siciliani continuano a interrogarsi sul presente.
Agata lavora in una ricevitoria e sulle sue spalle ha una figlia da mantenere e un mutuo acceso pochi mesi prima dell’emergenza Covid. “Mi sono sentita crollare il mondo addosso – racconta –. Sono monoreddito, vivo in un appartamento comprato da poco e non posso sospendere il mutuo perché non dispongo dei requisiti necessari; ora, sospensione o no, io le rate non riesco proprio a pagarle”. Agata non percepisce stipendio dal 12 marzo, e sapere che è stato lavorato poco più dell’1 per cento di tutte le richieste non la fa stare tranquilla: “Mi sono fatta un’idea delle code quando il mio consulente mi ha detto che la mia richiesta risulta ‘soltanto’ la numero 18.325 – spiega –. Nel frattempo continuano ad arrivare le bollette, ci sono le spese di condominio e ho anche un cane da curare. Come faccio?”. I disagi dell’esasperante attesa incidono inevitabilmente anche sul suo stato d’animo: “Io non dormo più – confessa –. Io e mia figlia avevamo una vita tranquilla, non dico piena di agi ma almeno potevo permettermi una pizza il sabato sera. In questo momento non abbiamo nulla”.
Molte perplessità iniziano ad assalire Calogera Vullo, 39 anni, impiegata amministrativa di un’azienda nel settore energia: “Condivido casa con altre tre ragazze – spiega – ma tra affitto, spese ordinarie e l’assenza di due coinquiline ormai da due mesi, ci chiediamo chi dovrà e potrà pagare le bollette. Non sono cifre esorbitanti, ma quando non vedi un euro dal 10 marzo diventa tutto difficile”. Finora Calogera ha fatto fronte alle spese attingendo ai risparmi; anche se l’azienda per cui lavora si è proposta di anticipare alcune somme, la preoccupazione cresce: “Persone a me care mi hanno raccontato di attese estenuanti per poi vedersi rigettate le richieste di cassa integrazione – racconta – quindi fino a prova contraria potrebbe succedere anche a me. Non escludo niente, soprattutto perché la Regione non mi ha informata di nulla, né su quale tipo di cassa integrazione mi sarebbe toccata né sui tempi di pagamento”.
Stenta a nascondere la rabbia Marco (nome di fantasia), 27enne che lavora in punto vendita di un noto marchio di abbigliamento: “Fra l’Inps e i miei titolari aspetto notizie un po’ da tutti, ma ormai da giorni non so assolutamente nulla – dice esasperato –. Fa male vedere che tanti altri sono ‘tutelati’ in un modo o in un altro: chi grazie al reddito di cittadinanza, chi perché riceve bonus anche se di basso valore, chi perché lavorava in nero ma ora deve comunque sopravvivere. Tanti altri, ma non noi. Sembra che qualcuno ci abbia dimenticati – prosegue – ma intanto anche noi cassa integrati in deroga dobbiamo arrivare a fine mese come tutti. Io non ho una famiglia a carico, ma se fosse stato diversamente? Chiunque sia responsabile di questa situazione, si dovrebbe vergognare”.
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29 Aprile 2020, 19:36