“Cinquanta euro e 20 per la spesa”| I voti per Ruggirello e Inferrera

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05 Marzo 2019, 15:14

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PALERMO – Paolo Ruggirello e Ivana Inferrera: su di loro sarebbero convogliati i voti della mafia alle Regionali del 2017. Erano candidati per il Pd e per l’Udc. Entrambi non furono eletti ed entrambi sono stati arrestati. A Ruggirello viene contestato il reato di associazione mafiosa, a Inferrera quello di voto di scambio politico-mafioso. In manette anche il marito della donna, Antonio D’Aguanno. Inferrera, 55 anni è stata direttrice del museo della preistoria e nel 2013 assessore alle Strategie di sviluppo, alle politiche sociali e al Turismo del Comune di Trapani.

Nell’ottobre 2017 Pietro Virga, intercettato in un garage, spiegava a Biagio Martines: “… mi sto giocando tutte le carte per questi politici, vedi che mi devi dare una mano. Una mano buona. Dobbiamo raccogliere voti… tu lo sai che se le cose vanno bene a me… vanno bene a tutti, mi pare che è stato sempre così qua…  andiamo verso lì sotto”.

In precedenza i fratelli Virga – nelle intercettazioni dei carabinieri è finita anche la voce di Francesco – discutevano di un altro candidato: “… a quello lo buttiamo a mare e portiamo a questo… ancora deve portare un altro tanto… vedi se dobbiamo fare una stringiuta”. A chi si riferiva?

Qualche ora dopo i fratelli Virga, parlando con Francesco Paolo Peralta, altro arrestato del blitz, citavano i nominativi di alcuni candidati che, a loro dire, non avevano rispettato un precedente accordo. Pietro Vultaggio non era stato in grado di organizzare un incontro con Paolo Ruggirello e Baldo Gucciardi, allora entrambi deputati regionali in carica e candidati alle elezioni: “Perché io gli avevo dato… a Pietro: … Pietro Vultaggio che dovevamo parlare con Paolo Ruggirello e pure con Baldo Gucciardi, mi hai capito? E c’è tutte cose dettagliate, tutto”.

Come emergerà dalle successive intercettazioni Pietro Virga si era stancato di aspettare Ruggirello e aveva virato su un altro candidato: “… ho mandato a chiamare a quello e quello subito ci siamo visti e subito abbiamo fatto tutte cose, scusa un minuto… io dopo una settimana che lui non si faceva vedere… dall’accordo… secondo te combattevo ancora con lui?.

I Virga, così annotano i carabinieri del Nucleo investigativo di Trapani, “avevano stretto accordi con più candidati, ma solo uno di essi era stato sollecito rispetto a quanto concordato”. Sarebbe stato Ruggirello a non saldare il conto dei soldi promessi in cambio dei voti: “Va bene. Lunedì, martedì, mercoledì, giovedì… venerdì prende… un terzo… Così non va più bene, io quando… poi… dopo una settimana si è presentato con un terzo, ho preso e mi sono dato da fare…”.

Già, i boss si erano dati molto da fare. Francesco Virga è stato intercettato mentre consegnava mille euro a Giuseppe Piccione per comprare i voti fra la gente di contrada Amabilina, quartiere di Marsala dove vivono tante famiglie in disagiate condizioni socio-economiche: “A tutti questi già quando gli da 50 euro, 20 euro per fare la spesa.. una settimana prima tu mi devi dare tutto l’elenco per esempio… della sezione”.

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Chi era il candidato su cui puntavano di più? Virga pur non pronunciando il nome dava delle indicazioni che permettevano di identificarlo: “… giusta è lì con Turano è Udc… abbiamo a questa qua, il marito almeno così pare a disposizione di… con Musumeci sono fifty fifty”. L’unico candidato donna nella lista “Udc Musumeci Presidente”, capeggiata appunto da Mimmo Turano, era Inferrera. I Virga si rivolsero a Leonardo Russo, un pastore di Paceco e amico di Pietro Virga, e a Michele Alcamo, figlio dell’ex reggente della famiglia mafiosa di Paceco.

Alla vigilia del voto c’era ottimismo. Russo diceva a un amico: “… parlando con te noi altri abbiamo una carissima amica che al 99% sale davvero… Ivana Inferrera, se voi altri non avete nessuna situazione e ci volete votare… è dell’Udc”.

Il giorno dello scrutinio Alcamo chiamava chiamava D’Aguanno: “Sono già, sono già ottantadue e manca la sette la dieci e la undici, mancano tre sezioni”. Qualche ora dopo D’Aguanno si mostrava rammaricato con un amico: “A Trapani siamo fiacchi… Paceco devo essere sincero con quel testa di minchia di Salvatore Di Gaetano pensavo che un pezzo di 150 li tiravamo invece ci siamo fermati a circa 100… ora, ora sono usciti i risultati finali… siamo ultimi, 880 voti”.

All’indomani dello spoglio erano i fratelli Virga a commentare: “Minchia barca di sarde, oggi, proprio un abbandono totale… e i voti suoi di Alcamo dove sono? Dice che aveva i voti ad Alcamo… noi ci siamo ammazzati dalla mattina fino alla sera, io quindici giorni senza dormire sono stato. Ora lui mi deve dire, mi deve spiegare certe cose, perché lì solo i nostri ha preso e basta, ripeto io mi aspettavo in base alla situazione molto di più”.

Pietro Virga aveva il sospetto che Carmelo Salerno non si fosse mosso al meglio e addirittura si era intascato una parte dei soldi: “Pezzo di cornuto e sbirro, giustamente quello della sua parte, non ha niente da dire è giusto. Questo capace gli ha fregato i soldi, ora inizio a fargli quattro conti, voglio vedere cosa mi dice”.

Alla vigilia del voto è stata la voce di Ruggirello ad essere intercettata mentre chiamava Salerno da cui riceveva rassicurazioni: “In giro sono, stiamo un poco… stiamo sistemando, vedendo di… mi sto muovendo un po’, va bene?”. Ed invece arrivò la sconfitta. “… e poi li ringrazi gli amici nostri… quindi poi mi dici tutti questi aiuti, da dove sono venuti e chi è che ci doveva aiutare”, Ruggrirello era risentito. Salerno girava a Cusenzale rimostranze del mancato onorevole – “… quello mi ha schifiato tutto” -, che a sua volta commentava con Pietro Virga: “… minchia Paolo 6600 ne ha presi…”. “…e non è andato bene?… perché lì non ci sono 500 miei”: comunque fosse andata Virga voleva i soldi. È vero, però, che i boss non si era spesi al massimo per Ruggrello. Cusenza ammetteva che “il pacco di Ruggirello (si riferiva ai volantini elettorali) mi è rimasto là sano”.

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05 Marzo 2019, 15:14

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