17 Marzo 2012, 14:30
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Si muovono, in alcuni casi con qualche difficoltà, tra le esigenze del fair play dettate dalla moda, e la voglia di affondare qualche colpo all’avversario. La campagna elettorale è partita ufficialmente, e oggi, nei locali della Confcommercio, cinque dei candidati sindaco di Palermo si sono trovati seduti uno vicino all’altro. Mentre spin-doctor, portavoce e collaboratori vari osservavano con attenzione le loro mosse, annuivano alle loro parole, verificavano in diretta sugli I-pad le conseguenze mediatiche delle dichiarazioni dei propri “assistiti”.
Tutti lì, Massimo Costa, Fabrizio Ferrandelli, Marianna Caronia, Alessandro Aricò e Tommaso Dragotto. Tutti a dire che al momento, l’unico interesse è quello di “parlare con la gente”, di non pensare alle “alchimie politiche”, di non “considerare gli altri candidati dei nemici ma solo degli avversari”. Già. Sarà.
Fatto sta che Massimo Costa, vestito grigio, cravatta blu, sale sul ring per primo, e nel suo intervento di fronte a Roberto Helg affonda: “Trovo gravissimo che qualcuno, anche tra i presenti, abbia ventilato possibili assunzioni in seguito a una sua elezione a sindaco. Non si può giocare con questi argomenti solo per ricevere qualche voto in più, cerchiamo di recuperare invece – aggiunge – un senso di responsabilità, di serietà. Basta – conclude – con la demagogia. Quel tempo è finito”. A chi si stesse riferendo Costa resta difficile da comprendere, perché l’ex presidente del Coni precisa: “Non ho intenzione di fare nomi”. Dimenticavamo, il fair play. Ma un’altra stoccata del candidato di Pdl, Udc e Grande Sud è arrivata in maniera più indiretta: “Posso annunciare sin da adesso – dice – che nessuno tra quelli che hanno ricoperto il ruolo di assessore o amministratore negli ultimi vent’anni sarà presente nella mia giunta”.
Tradotto: nemmeno Marianna Caronia, con la quale, però, in caso di ballottaggio è stato annunciato un “ricongiungimento”. La candidata del Cantiere popolare fa “spallucce”, ma si intende che non ha gradito: “Costa dice ‘no’ a chi ha amministrato in passato – spiega – e poi riempie le liste che l’appoggeranno proprio di questa gente. Mi sembra una chiara contraddizione”. E del resto, lei ha scelto una strada diversa: “La mia giunta invece – spiega la Caronia – sarà tutta composta da politici. La politica deve tornare ad assumersi le proprie responsabilità, anche perché l’amministratore ‘eletto’ può essere anche sanzionato dai cittadini, che potranno decidere, eventualmente, di non votarlo più”.
E a scagliarsi contro Costa, a dire il vero, è soprattuttoTommaso Dragotto, che non ha apprezzato granché l’ironia del presidente dell’Ars Francesco Cascio che in occasione della presentazione ufficiale del candidato ha deciso di girare con una spilla di “Impresa Palermo”: “Oggi abbiamo assistito – dice Dragotto – all’ennesimo monologo di Costa. Questo parla tanto, ma sono convinto che concluderà poco. E del resto, che esperienze ha? Io ho proposto ai candidati – aggiunge – di presentare il proprio progetto per la città alla Confcommercio, insieme al proprio ‘excursus di vita’. Come puoi pensare – conclude – di amministrare Palermo se non hai alle spalle almeno vent’anni di esperienza come amministratore di società? Questa dei giovani è solo una moda, è solo demagogia”.
Insomma, a conti fatti, Fabrizio Ferrandelli, per dirne uno, dovrebbe dimostrare di aver iniziato ad amministrare una società a undici anni, Alessandro Aricò appena adolescente. Quest’ultimo arriva un po’ in ritardo all’incontro in Confcommercio. E innesca un breve “botta e risposta” con lo stesso Helg. “Scusate il ritardo – dice Aricò – ma sono stato avvisato solo ieri sera”. “Gli altri candidati l’altro ieri”, la replica di Helg. “Un giorno di differenza ha il suo peso”, chiude Aricò, che tornerà a confrontarsi con toni accesi col presidente di Confcommercio qualche minuto dopo: “Voi dite – attacca – che bisogna privatizzare le società comunali, ma perché Confcommercio non inizia a cedere le proprie quote nelle varie società? Se privatizziamo, privatizziamo tutto”. C’è il tempo, però, per qualche battuta sulla campagna elettorale, iniziata per il deputato di Fli da pochissimi giorni: “Ma abbiamo già colmato il gap con gli altri – spiega – e abbiamo scelto una nostra sede, in via Libertà, nell’ex palazzo Miraglia”, sulle liste che lo appoggeranno, poi, dice: “Credo saranno cinque. A una nuova lista sta lavorando il presidente Lombardo. Io penso al programma e parlare con la gente”. Nella speranza di raggiungere quel 30% indicato proprio dal governatore come soglia per arrivare il ballottaggio: “Ma io credo – puntualizza Aricò – che con tutti questi candidati, basterà anche una percentuale più bassa. E noi ci siamo, siamo in corsa”.
Fabrizio Ferrandelli, invece, sa che gli avversari al momento, sono lì tra i presenti, ma anche fuori, dove parte di quelle forze politiche che con lui avevano firmato un accordo in vista delle primarie, stanno pensando di lanciare un nuovo candidato. Ma intanto, lì a pochi metri c’è Massimo Costa, e Ferrandelli ne approfitta per affondare: “Dobbiamo stare attenti a pensare – dice – che questa città sia stata semplicemente male amministrata dal suo sindaco. No, questa città è ridotta in queste condizioni a causa di un gruppo di potere che anche oggi allunga la sua ombra sul futuro di questa città. E crede di poterlo fare solo cambiando qualche faccia. Serve – aggiunge – un mutamento del modo di fare politica e non si può riconsegnare Palermo a chi ha creato il disastro”. I brogli delle primarie, le indagini dei carabinieri sui gazebo, le accuse degli altri partiti, in quel momento, non esistono. Ci sono gli avversari in carne e ossa. Rispetto ai quali segnare le differenze. Col rischio, a volte, di somigliarsi un po’: “Io sono per l’inclusività”, dice alla fine Ferrandelli. Ma non l’aveva detto già qualcuno?
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17 Marzo 2012, 14:30