21 Settembre 2017, 06:00
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PALERMO – L’affidamento del servizi di raccolta dei rifiuti “pare del tutto anomalo”. Lo scrive il giudice per le indagini preliminari nell’ordinanza di custodia cautelare che obbliga il sindaco di Bagheria, Patrizio Cinque, a firmare il registro in caserma.
È sulla gestione dei rifiuti che il Gip dispensa critiche pesanti al sindaco pentastellato, seppure non concordi appieno con l’impostazione dei pubblici ministeri. Non a caso il giudice non ha accolto la richiesta dei pm, secondo cui Cinque meritava di finire agli arresti domiciliari per non inquinare le prove e impedirgli di reiterare i reati. Le esigenze cautelari possono essere salvaguardate con la meno aflittiva misura cautelare dell’obbligo di firma.
Le “irregolarità/illegittimità del procedimento – si legge nell’ordinanza – tuttavia non paiono sfociare nel delitto” di turbativa d’asta. Insomma, il reato non sarebbe stato consumato perchè non fu espletata una gara, ma si scelse l’affidamento diretto. Ed ecco spiegato quell’aggettivo “anomalo” speso dal giudice visto che la raccolta dei rifiuti è stata affidata ad un’impresa, la Tech srl, “per mezzo di una procedura totalmente informale e per più di più adottata con ordinanze contingibili ed urgenti”, quando in realtà si trattava di “situazioni non dovute ad eventi imprevedibili e che appaiono essere state emesse in violazione” delle regole nazionali in materia di rifiuti. Insomma, non c’era l’urgenza di bypassare una gara d’appalto da 500 mila euro. Secondo la Procura, anche l’affidamento diretto del servizio andava inquadrato come gara d’appalto. Di avviso opposto il giudice.
È l’intera vicenda rifiuti che fa emergere una serie di ombre. Tutto inizia nell’aprile 2015 quando la giunta municipale di Bagheria decide di uscire dal Coinres, il consorzio che si occupa della raccolta della spazzatura in più Comuni dell’hinterland palermitano. A quel punto l’amministrazione comunale di Bagheria affida il servizio alla Tech per un’offerta di poco inferiore a 500 mila euro, preferendola alla Ecogestione srl.
Quest’ultima, però, fa capolino in un’altra presunta turbativa d’asta contestata dalla Procura che, ancora una volta, non ha convinto il giudice. Secondo i pm, Cinque, l’ex assessore all’ambiente Fabio Atanasio e Raimondo Giammanco avrebbero cercato di favorire Michele Raspanti della Ecogestioni. Come? Il 30 marzo 2015 Cinque e Atanasio avrebbero informato Raspanti dell’imminente avvio della selezione, passandogli anche “notizie privilegiate” sulla gara. Cinque avrebbe dettato i tempi per la presentazione delle offerte in modo da “rendere più difficoltosa la partecipazione delle imprese concorrenti”. In prossimità della scadenza, Il sindaco “avrebbe sollecitato Raspanti a presentare un’offerta concedendo allo stesso una proroga per modulare l’offerta, senza avvertire le altre imprese” e dopo avere saputo che l’offerta presentata dalla Tech era più bassa. Anche in questo caso ci sono delle ombre nel comportamento di Cinque, ma il fatto che alla fine alla Ecogestioni sia stata preferita la Tech farebbe venire meno l’ipotesi di turbativa d’asta.
L’inchiesta della Procura di Termini Imerese, guidata da Ambrogio Cartosio, consegna il quadro di un’azione amministrativa zeppa di irregolarità. Si tratta di ipotesi non contestate a Cinque, ma che sarebbero avvenute nello stesso Palazzo comunale guidato dal sindaco Cinquestelle. Gare mai espletate, verbali finti e redatti a tavolino, offerte strappate nonostante fossero le più vantaggiose nelle procedure per il noleggio degli autocompattatori della nettezza urbana. Alla fine sarebbero state favorite alcune imprese a dispetto di altre e facendo spendere più soldi ai contribuenti bagheresi. Un reato contestato ad Onofrio Lisuzzo, dirigente del servizio e presidente della gara, e Romolo Maggio, responsabile unico del procedimento.
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21 Settembre 2017, 06:00