20 Settembre 2017, 19:56
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PALERMO – “Ti ricordo che questa situazione l’ha messa quella minchiona di Claudia Mannino e quindi siamo veramente dei geni…che vuoi che ti dica è incredibile, vessiamo le persone in questo modo secondo me”. Il rammarico del sindaco di Bagheria Patrizio Cinque è intercettato dai carabinieri che stanno indagando sul Comune. La “situazione” cui fa riferimento il primo cittadino grillino è legata alla norma approvata nel settembre del 2014 che inaspriva le sanzioni per i titolari di edifici abusivi e che era il frutto di un emendamento alla legge di stabilità nazionale presentato dalla parlamentare che allora era ancora all’interno del gruppo Cinquestelle alla Camera (oggi è sospesa). Erano ancora lontani, insomma, i giorni dell’inchiesta sulle cosiddette “firme false”, e le faide tutte interne al Movimento, scaturite da quella vicenda. A quella norma si doveva la pesante sanzione che stava per arrivare al cognato del sindaco grillino, a causa di una abitazione abusiva, appunto.
L’emendamento di Claudia Mannino è del 2014. E in quei giorni, le parole e le idee del Movimento sembravano molto diverse da quelle espresse più recentemente dal sindaco Cinque e dal suo assessore Maria Laura Maggiore. Nessun timore di “vessare” le persone, nel 2014, anzi i toni erano quelli trionfalistici di una legge che avrebbe premiato gli “onesti” e avrebbe finalmente penalizzato i “furbi”.
“Gli abusivi ora dovranno ‘pagare’” esultava in un proprio comunicato il Movimento Cinque stelle tre anni fa. “E’ stato approvato – spiegava poi la nota – dalla commissione Ambiente della Camera un emendamento del M5S alla legge di stabilità. Il testo, prima firmataria la palermitana Claudia Mannino, – rivendicava il Movimento – prevede che, qualora l’abusivo non demolisca il proprio manufatto entro 90 giorni dall’ordine di demolizione, questi debba pagare una sanzione da 2.000 a 20.000 euro e, qualora l’abuso sia realizzato in zona vincolata, soprattutto a livello idrogeologico, che questa sanzione sia comminata nella misura massima”.
Una norma insensata, oggi, secondo i grillini di Bagheria, in una terra come la Sicilia. “Ma vedi – diceva l’assessore Maggiore durante una conversazione con Cinque, intercettata – che questi non hanno la percezione della situazione che poi tra l’altro te la posso dire una cosa? L’avesse messa e l’avesse proposta una di Milano”. Da lì, l’idea di Cinque finita sotto la lente di ingrandimento della Procura di Termini Imerese: “Quindi vediamo di fare questa, – dice il sindaco – di abbassare questa sanzione, di farla bassa magari puoi mettere quelli a 150 metri dal mare gliene dai 20 mila quello è doveroso… perché comunque sai che se la possono passare bene”.
Approccio totalmente diverso a quello del Movimento nel 2014. A pochi minuti dall’approvazione di quell’emendamento anti-abusivi, i grillini si mostravano molto decisi: “L’atto – spiegavano – rappresenta un enorme segnale positivo che indica una inversione di tendenza nella lotta a ‘cemento selvaggio’, che conta, secondo gli ultimi dati disponibili, circa 2 milioni di abusi edilizi ancora in piedi, di cui poco meno di un milione con una improbabile domanda di condono e poco più di un milione senza neanche uno straccio di carta a giustificarne l’esistenza. Le cifre sono confermate dal risultato del censimento delle case ‘fantasma’ (perché in gran parte abusive) effettuato nel 2010. Si tratta – precisavano i grillini – di un milione e duecentomila case, come ha dichiarato il governo Monti a marzo 2012”.
Una di queste, stando alle carte dell’inchiesta, era proprio quella del cognato del sindaco. Nei confronti della quale stava per arrivare una pesante sanzione. Tutta colpa di “quella minchiona della Mannino”, che nel 2014 quasi profetizzava: “Per far marciare bene la macchina sanzionatoria è importante che ognuno faccia la propria parte, compresi i dipendenti comunali, che dovranno infliggere le sanzioni economiche da mancata demolizione”.
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20 Settembre 2017, 19:56