14 Marzo 2018, 19:19
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CATANIA – Esito amaro quest’oggi al Mise per i lavoratori dell’azienda catanese Cipi. A rifiutare qualsiasi ipotesi di salvataggio sarebbe stata a sorpresa l’azienda. Un risultato di certo inaspettato per i 50 dipendenti e rappresentanti sindacali (Cgil Slc, CISL Fistel e Ugl) che si sono recati per la seconda volta a Roma nella sede del ministero per lo Sviluppo economico assieme agli esponenti della Regione siciliana con lo scopo di trovare una soluzione ed evitare la chiusura dello stabilimento della zona industriale. Ma soprattutto per fermare le procedure di licenziamento collettivo già avviate dall’azienda. Quest’ultima, infatti, aveva annunciato a gennaio la cessazione delle attività della sede etnea a causa delle difficoltà economiche derivanti dal costo del personale e dalle tasse divenute insostenibili. Dall’incontro di oggi, tuttavia, i sindacati fanno sapere come dietro la necessità annunciata da parte dell’azienda di dover chiudere ci sarebbe invece un preciso intento di delocalizzazione.
Preso atto, inoltre, delle ampie prospettive di ripresa di cui godrebbe l’azienda, la regione e ministero si sarebbero resi disponibili ad avallare una deroga sulla cassa integrazione. Ma i vertici della Cipi, industria specializzata da anni nel settore della cartografia pubblicitaria, avrebbero appunto declinato la proposta. “Non ci aspettavamo che l’azienda rifiutasse – spiega Antonio D’Amico, segretario della Fistel CISL. “È stato disarmante: l’azienda ha rifiutato l’aiuto della Regione. È andata contro uno sforzo economico incredibile che con il ministero volevano mettere in campo. Nello stabilimento del Cipi il lavoro è tantissimo e non manca di certo. Un anno in più di cassa avrebbe fatto tirare un sospiro di sollievo ai lavoratori e nel frattempo si sarebbe potuto lavorare all’individuazione di soluzioni per il futuro”.
I sindacati nel dettaglio oggi hanno presentato un documento contenente le proposte finalizzate a scongiurare la chiusura della ditta. A partire da una riorganizzazione e ristrutturazione del lavoro da parte dei dipendenti, disposti dunque a sacrificarsi ulteriormente pur di non perdere il loro posto di lavoro. Non solo. Fra le ipotesi anche un ridimensionamento della struttura al fine di ridurre i costi o trovare acquirenti. E ancora “tra le svariate possibilità alternative alla chiusura – dice il sindacalista – si può ipotizzare la costituzione di una cooperativa su Catania/Milano, considerando che le due sedi costituiscono un’unica attività lavorativa far vendita e produzione poiché l’una è imprescindibile dall’altra”. Lo stabilimento catanese è infatti stato a oggi una delle due sedi (l’altra è a Milano) dell’intera filiera produttiva della Cipi. “Ma anche a questa ipotesi l’azienda non si è mostrata favorevole”.
Sin dall’inizio della vertenza è stata reso nota la volontà da parte dell’azienda di delocalizzare all’estero la sede produttiva. “Non è una questione di crisi a questo punto – tuona D’Amico – L’azienda non è in difficoltà, vuole semplicemente delocalizzare e vuole farlo facendone pagare le spese ai lavoratori catanesi che si ritroverebbero così in mezzo a una strada. Quando l’azienda ha chiesto sacrifici ai dipendenti attraverso il contratto di solidarietà e la cassa integrazione ordinaria, loro hanno accettato. Adesso invece quest’ultimi si trovano di fronte a una totale chiusura da parte dei vertici che rifiutano ogni proposta risolutiva. È un atteggiamento davvero indisponente che ci ha ferito”.
E aggiunge infine: “Riteniamo – ha detto ancora D’Amico – che ci siano stati anche degli aspetti non del tutto chiari nel corso del regime di solidarietà aziendale. Una questione che nel corso dell’incontro abbiamo voluto denunciare e chiesto che venisse messa a verbale”. L’azienda avrebbe respinto ogni contestazione mossa da parte dei sindacati e si sarebbe difesa spiegando che non ci sarebbe stata alcuna irregolarità.
Si attende ora che i vertici della Cipi si esprimano definitamente sulla vertenza. Intanto, lavoratori e sindacati non escludono per le prossime settimane azioni eclatanti.
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14 Marzo 2018, 19:19