11 Febbraio 2014, 06:00
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PALERMO – Tre gare d’appalto sotto inchiesta, buste piene di soldi in contanti e un possibile regista occulto. Il caso Cirignotta non è chiuso. L’operazione dei carabinieri che ieri ha portato ai domiciliari l’ex manager dell’Asp 6 di Palermo e il rappresentante di una multinazionale di materiale sanitario rischia di fare da apripista per un terremoto giudiziario che coinvolge la sanità palermitana.
Nella cassaforte di quello che è stato l’ufficio di Salvatore Cirignotta i carabinieri hanno trovato la prova regina dell’inchiesta. Si tratta della valutazione tecnica delle offerte per la gara dei pannoloni. Il documento era redatto su carta intestata al Dipartimento di riabilitazione e al direttore Giuseppe Quattrocchi. Si tratterebbe del canovaccio che Cirignotta avrebbe chiesto di rispettare a Fabio Damiani e Giuseppe Quattrocchi, che facevano parte della Commissione di valutazione. Un canovaccio che prevedeva di assegnare alla Fater il punteggio di 71,63, alla Santex di 59,49 e alla Artsana di 60,59. La Fater, dunque, doveva avere almeno dieci punti di vantaggio sulle altre contendenti per la mega fornitura da 42 milioni di euro in modo da aggiudicarsela senza intoppi.
L’intoppo, però, è arrivato sotto forma di denuncia prima e di inchiesta poi. Il 10 dicembre scorso sul tavolo dei pubblici ministeri è giunta la perizia eseguita sul computer portatile di Carlo Carollo, anche lui ai domiciliar, uomo della fater in Sicilia e Campania: è stato recuperato un frammento di file corrispondente alla parte iniziale del verbale che si trovava nella cassaforte di Cirignotta e sequestrato il primo febbraio 2013. Un verbale uguale a quello di cui hanno parlato Quattrocchi e Damiani.
Non è tutto, perché sulla base di alcune intercettazioni telefoniche, la cui acquisizione al fascicolo è stata respinta per un vizio formale, i carabinieri hanno eseguito una perquisizione nei confronti di Sergio Pollastri, un amico romano di Cirignotta. Il primo febbraio 2013 i militari si sono precipitati nelle sezione di Ingegneria medica degli uffici amministrativi del Policlinico di Tor Vergata, a Roma. Hanno trovato tre buste di carta, ognuna delle quali contenente banconote per 15.000, 8.500 e 3.000 euro. Si trattava del prezzo di una corruzione? È su questa ipotesi che lavorano i magistrati. C’è di mezzo la gara dei pannoloni oppure si tratta di un ulteriore appalto?
Quatrocchi e Damiani hanno riportano agli investigatori le frasi che Cirignotta avrebbe pronunciato quando, il 31 gennaio 2013, li convocò per conoscere l’esito della valutazione sulle offerte da parte della Commissione. Frasi del tipo: “… perché non sono stato informato prima della sottoscrizione? Ora, cosa posso fare?; “Almeno posso avere, così, il tempo di chiarire la mia posizione”. Cirignotta doveva giustificarsi con qualcuno del mancato successo della Fater? Secondo gli investigatori, quel qualcuno esisterebbe e non si tratta di Carollo. Quel qualcuno potrebbe essere un regista occulto dell’operazione pannoloni e non solo?
A fine gennaio Cirignotta è stato denunciato e silurato. Un anno dopo arriva il suo arresto perché, nonostante sia passato tanto tempo e sia ormai un ex manager della Sanità, Cirignotta sarebbe in grado di inquinare le prove. “Le distorte dinamiche dell’ambiente in cui tale episodio di turbativa d’asta di Cirignotta – scrive il giudice – il suo contegno minaccioso e intimidatorio, la sua capacità di sfida persino irragionevole, dimostrati nella medesima vicenda, e persino quando era consapevole che fossero in corso indagini, denotano già l’esistenza di un serio rischio di inquinamento probatorio”.
E sempre il giudice sotolinea che “non può non notarsi da parte del giudice il fatto che Cirignotta ponesse in essere senza mezzi termini condotte di siffatta gravità nonostante fossero in corso presso quegli uffici della Asl di Palermo indagini su manipolazioni di altre gare d’appalto. Detta circostanza inoltre insieme al fatto che Cirignotta fosse la persona cui il presidente della Regione e l’assessore alla Sanità della Regione siciliana avessero affidato le funzione di direttore generale dell’Asp di Palermo nel 2009, le funzioni di commissario straordinario dell’Asp di Ragusa nel luglio del 2012 e poi di commissario straordinario della Asp di Palermo disvelano lo spessore della sua spregiudicatezza, gettando allo stessotempo una luce sinistra sul sistema da cui promanav ail suo inserimentoe mantemmento in quella delicata struttura della pubblica amministrazione”.
Quattrocchi ha aggiunto un ulteriore particolare. Dopo essere stato rimosso dall’incarico, Cirignotta lo avrebbe fatto contattare da un’impiegata della segreteria generale: voleva incontrare Quattrocchi al bar vicino all’Ospedale di Partinico. Un tentativo di contatto, preceduto sempre secondo Quatrocchi, dalla telefonata della segretaria dell’allora presidente della Regione Raffaele Lombardo “perché l’onorevole Raffaele vorrebbe incontrarla”. Un incontro quest’ultimo che non sarebbe mai avvenuto.
Cirignotta, secondo il giudice Marina Petruzzella, meritava, dunque, di andare ai domiciliari anche e soprattutto perché ci sono altre indagini in corso. E qui si innesta il capitolo più delicato. Altre gare sono finite sotto i riflettori della magistratura. I nuovi vertici dell’azienda sanitaria palermitana non hanno bloccato solo l’appalto per i pannoloni. Per la cronaca questa gara è stata vinta dalla Santex, ma il commissario Antonio Candela, a dicembre scorso, ha deciso di stopparla ritenendo opportuno, alla luce delle indagini, ricominciare da capo. Partendo da un nuovo bando che sarà scritto da personale interno. Sono, infatti, i capitolati delle gare a destare i maggiori sospetti.
Gli appalti stoppati e di nuovo indetti riguardano, oltre ai pannoloni, anche l’affidamento del servizio di realizzazione, gestione e manutenzione del sistema informativo aziendale (in questo caso i pm parlano di una strana consulenza eseguita da una società di Roma, la Pegaso, considerata “amica” di Cirignotta), quello per la manutenzione dei sistemi tecnologici, e quello per il servizio di vigilanza e sicurezza. In tutti e tre i casi la direzione parla di progetti risultati “sovrastimati rispetto alle necessità reali dell’azienda”. In due casi, le imprese escluse, nonostante avessero già vinto non hanno fatto ricorso al Tar. Grazie alla nuove gare l’Asp è certa di potere risparmiare 25 milioni di euro rispetto alle cifre iniziali.
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11 Febbraio 2014, 06:00