Clamoroso a Marassi

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07 Aprile 2013, 16:56

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PALERMO- E fu così che Josip Ilicic si tolse dalla spalla il diavoletto che lo tormentava a colpi di forcone, per voltarsi dall’altra parte e ascoltare l’angelo del suo talento. Minuto numero cinquanta a Marassi. Josip prende palla, un dribbling. E ti aspetti che la perda. Il secondo. E tu pensi che è troppo: ora vedrai che la perde. Tre, quattro, tocco nell’angolino, gol. La speranza impossibile rinasce così. Clamoroso a Marassi, nel vecchio stadio di Samp e Genoa. Il Palermo trova una prestazione attenta nel primo tempo, sfolgorante nei suoi attaccanti nel secondo. Sbanca tutto. Riapre gli occhi. Scopre che la salvezza, data per smarrita, è ancora possibile.

Il merito è soprattutto di mister Sannino. Uno che ha sempre fatto le nozze con i fichi secchi, nella sua carriera da brillante gregario. Ha preso il rosanero in carico, col rosa pallidissimo, col nero ormai profondo. E ha rivoltato il destino come un guanto. Come c’è riuscito? La chiave la rivela una frasetta di incoraggiamento a Dybala, al momento dell’ingresso in campo. “Ricordati che ti voglio bene”, secondo i telecronisti, avrebbe mormorato Giuseppe al suo pupillo. Così, con l’affetto, con la fiducia, l’allenatore ha rimesso insieme i cocci di una compagnia che pareva allo sbando.

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E poi c’è Ilicic, grande mistero del nostro calcio palermitano. Abulico, indifferente, svagato, uno spaventapasseri fino a qualche settimana fa. La resurrezione con la Roma. Lì, Josip ha sentito cantare gli angeli che l’avevano ormai abbandonato. Si è scrollato di dosso la sua fragilità, ha messo a segno una splendida rete. Con la Samp, semplicemente non si è fermato. L’evento del cinquantesimo minuto, la corsa a ghirigoro conclusa con un tocchettino di classe ne è la dimostrazione: questo ragazzo ha l’anima del fuoriclasse. Deve solo essere convinto dei suoi mezzi.

Mister Sannino ha messo Josip e i suoi compagni sul lettino dello psicanalista, ha riscoperto l’essenza del pallone che è soprattutto gioia. La speranza è rinata così. Vinciamo tre a uno, col complemento dell’umile Garcia e del gagliardo Von Bergen. E adesso tutti allo stadio. Ma proprio tutti: gufi e servi, come vi definite talvolta voi lettori delle nostre pagine sportive, quando dimenticate la passione e date retta al diavolo sulla vostra spalla.

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07 Aprile 2013, 16:56

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