23 Novembre 2017, 05:38
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CATANIA – “Occhiolino era per i Cappello come Andrea Nizza lo era per i Santapaola”. Gli investigatori della Squadra Mobile hanno definito così Sebastiano Sardo il giorno del suo arresto nell’operazione Wink. Il blitz che lo scorso gennaio ha decapitato il gruppo di spaccio che operava in via Alonzo e Consoli a San Cristoforo. Un indirizzo non casuale visto che “lo sceicco” abitava proprio in quella zona. Sedici le persone che finirono in manette: gli indagati però erano molti di più. Qualche mese fa si è aperto il processo: 18 imputati hanno optato per il rito abbreviato.
Questa estate il re dello spaccio ha deciso di cambiare vita e di collaborare con la magistratura. Le sue rivelazioni fanno tremare i trafficanti di droga della Sicilia Orientale ma anche i fornitori calabresi con cui il pentito ha avuto contatti criminali per diversi anni. Fibrillazioni anche nella cupola dei Cappello-Carateddi: Sebastiano Sardo fino a poco tempo fa è stato immortalato dalle telecamere della Squadra Mobile insieme ai boss del clan, come Santo Strano, “facci ‘i palemmu” e Salvatore Massimiliano Salvo, “u carrozzeri”.
A gennaio la Squadra Mobile azzera una delle piazze di spaccio che portava più liquidità alle casse dei Cappello-Carateddi. Gli investigatori stimano un giro d’affari di 100 mila euro al mese. Occhiolino sarebbe stato affiancato – secondo le indagini – dai suoi fratelli Carmelo e Luca Davide Sardo e supportati da Francesco Boncaldo e Francesco Troina, detto Kawasaki. Documentati inoltre forniture di droga anche per pusher paternesi e della provincia di Caltanissetta. Il gruppo inoltre avrebbe avuto a disposizione diverse armi che gli avrebbero permesso di avere il controllo militare della zona del ‘passareddu’ (via Poulet), storicamente roccaforte dei Cappello-Carateddi.
Ieri, nell’aula bunker di Bicocca, la pm Tiziana Laudani ha formulato le richieste di pena al termine di una lunga requisitoria che ha sviscerato i tratti salienti della complessa inchiesta composta in prevalenza da intercettazioni audio e video. Anche se a un certo punto i pusher si sono accorti delle cimici e l’indagine ha rischiato di arenarsi. A completare il compendio probatorio le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia. Pesantissime le richieste di pena: la magistrata non ha fatto sconti. Per i fratelli del collaboratore di giustizia, Carmelo e Luca Sardo, la pm ha chiesto una condanna a 20 anni. Stessa pena per Francesco Boncaldo, inserito secondo l’accusa nella cupola del gruppo di spaccio. Venti sono gli anni di reclusione chiesti anche per Vincenzo Massimiliano Guardo. Per il pentito Sebastiano Sardo, difeso dall’avvocato Enzo Guarnera, la pena richiesta dal sostituto procuratore della Dda è stato di 6 anni. Per gli altri imputati pene dai 18 ai 2 anni di carcere. In totale oltre 250 anni di carcere.
LE RICHIESTE DI PENA. Sebastiano Sardo (collaboratore di giustizia), 6 anni, Francesco Boncaldo, 20 anni, Salvatore Boncaldo, 16 anni, Salvatore Giardini, 10 anni e 10 mesi, Salvatore Antonio Giuffrida, 14 anni, Vincenzo Massimiliano Guardo, 20 anni, Tanto Mirabella, 16 anni, Antonino Nicolosi, 16 anni, Giuseppe Romano, 18 anni, Carmelo Sardo, 20 anni, Luca Davide Sardo, 20 anni, Giuseppe Ternullo, 4 anni, Gaetano Torrisi, 2 anni e 8 mesi, Francesco Troina, 18 anni e 8 mesi, Michele Zanti, 18 anni, Sebastiano Zanti, 18 anni, Vincenzo Francesco Blanco, 8 anni, Saverio Blanco, 7 anni e 4 mesi.
Nella prossima udienza fissata dal Gup inizieranno le arringhe dei difensori. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Maria Caltabiano, Alessandro Vecchio, Salvatore Cannata, Giorgio Antoci, Salvatore Pappalardo, Giovanna Aprile, Giovanni Chiara, Dario Pastore, Giovanni Marano, Enzo Paglia, Rosanna Natoli e Marco Tringali.
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23 Novembre 2017, 05:38