19 Gennaio 2011, 11:07
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“Ho deciso di interrompere ieri sera, data in cui mio figlio Norman avrebbe compiuto 28 anni, lo sciopero della fame che si è protratto per una decina di giorni. Lo faccio per aderire alle molte richieste, anche di rappresentanti istituzionali fra i quali spicca l’assessore Mario Centorrino (capace di esprimere quell’umanità che a molti ha fatto difetto) e di tutti i miei parenti, ovviamente”. Lo afferma Claudio Zarcone, padre di Norman, il dottorando che lo scorso 13 settembre si è ucciso a Palermo lanciandosi dal settimo piano della facoltà di Lettere e filosofia, dopo aver denunciato l’assenza di prospettive di lavoro. “Ieri – aggiunge – ho avuto l’ultima consulenza medica all’ospedale Cervello e mi hanno allertato sulla perdita di elettroliti e sui rischi di iperventilazione e fibrillazioni. Non lo faccio per paura della morte, ma perché ho ricevuto molti segnali positivi dalla politica in senso bipartisan, a livello nazionale e regionale, lo faccio perché tutti mi chiedono di lottare e per farlo devo essere in forze. Ma non escludo di riprendere lo sciopero della fame, insieme ad altre forme di protesta: se dovessi ripetermi, è chiaro che non ascolterei più nessuno”. “Non permetterò mai a chicchessia – conclude – di giocare sulla memoria di Norman, la cui sola colpa è stata quella di scoperchiare il ‘vaso di Pandora’ e bisogna comprendere ancora, che idealmente tutte le facoltà d’Italia sono intestate a mio figlio, divenuto il simbolo indiscusso di una lotta contro chi mortifica le intelligenze e chiede soltanto sottomissione supina alle giovani generazioni di universitari”.
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19 Gennaio 2011, 11:07