16 Dicembre 2017, 14:31
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CATANIA – Erano riusciti a bypassare le ndrine calabresi e a collaudare i rapporti direttamente con i narcotrafficanti sudamericani. Tutto avveniva attraverso una serie di contatti (sicuri) e una pianificazione oculata di viaggi in aereo per poter portare i carichi di cocaina da Santo Domingo a Catania. Le indagini della Guardia di Finanza hanno toccato anche gli scali aeroportuali di Roma e Madrid per poter ricostruire gli spostamenti dei “narcos” etnei che nei primi mesi di quest’anno sono finiti in manette nell’ambito dell’operazione Compadre. A finire in manette Giuseppe Galati, Patria Batista Melendez detta “Erika”, Francesco Di Prima soprannominato “Frasciame” e Stefano Borgese. Indagati anche Massimiliano La Piana e Renato Dario Gravagna.
Un’indagine complessa e articolata costituita da ore e ore di intercettazioni in cui si parla anche di ex pezzi da novanta del traffico di cocaina a Catania. E’ il periodo in cui Fabrizio Nizza si era pentito e Galati tira un sospiro di sollievo per il fatto che ha avuto a che fare con Andrea Nizza “solo una volta”. Peccato però che le cimici della Guardia di Finanza stanno registrando tutto, quindi anche se hanno evitato di essere incastrati dagli “sbirri dei Nizza” ci hanno pensato gli investigatori coordinati dalla Dda a inchiodarli. Nel 2014 Galati è arrestato in aeroporto con 800 grammi di polvere bianca, ma questo non ferma i narcos che per superare i controlli di sicurezza nascondevano la cocaina all’interno di spray e prodotti per la cura del corpo.
La pena già pesante è stata inflitta a Giuseppe Galati, difeso dall’avvocato Francesco Maria Marchese, ritenuto la mente operativa e il promotore del gruppo criminale. Il Gup Fabio Di Giacomo Barbagallo lo ha condannato (in continuazione con un’altra sentenza) a 13 anni e 8 mesi. Il Gup ha condannato a 7 anni Francesco Di Prima. Pena più lieve per la donna coinvolta: Patria Batista Melendez, difesa anche lei dall’avvocato Marchese, è stata condannata a 4 anni, 10 mesi e 20 giorni di reclusione. Condannato anche Stefano Borgese, per lui la pena inflitta dal Gup è di 4 anni e 8 mesi di reclusione. Un anno e 2 mila euro di multa per Renato Dario Gravagna. Il giudice Fabio Di Giacomo Barbagallo ha disposto la confisca di alcuni immobili sequestrati a Misterbianco, mentre ha disposto il dissequestro e la restituzione di un panificio riconducibile a Francesco Di Prima.
Il Gup poi ha sollevato un caso di legittimità costituzionale in merito alla posizione di uno degli imputati (Massimiliano La Piana, difeso dall’avvocato Vincenza Pirracchio) in merito ad alcune norme del codice di procedura penale che “non prevedono – si legge nel dispositivo lungo cinque pagine – la possibilità di sospensione del procedimento con messa alla prova ove, in esito al giudizio, il fatto di reato venga, su sollecitazione del medesimo imputato, diversamente qualificato dal giudice così da rientrare in uno dei casi contemplati” dall’istituto dell’oblazione. Il giudice Barbagallo ha quindi disposto l’immediata trasmissione degli atti alla Corte Costituzionale e anche al Presidente del Consiglio dei Ministri e ai Presidenti delle due Camere.
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16 Dicembre 2017, 14:31