Cocktail con ghiaccio contaminato |Controlli nei locali della movida - Live Sicilia

Cocktail con ghiaccio contaminato |Controlli nei locali della movida

L'Asp ha prelevato 500 campioni nei locali della città e della provincia per accertarne la qualità.

PALERMO – Viene spesso sottovalutato, ma per tutelare la salute del consumatore deve essere sottoposto a controlli mirati, come tutti gli alimenti. Il ghiaccio utilizzato in ristoranti, pub, pizzerie e bar di Palermo e provincia, viene infatti periodicamente sottoposto alle analisi effettuate dagli esperti, ma i titolari di ogni attività commerciale devono già al momento dell’apertura, rispettare determinati parametri.

Requisiti che garantiscano la qualità e la sicurezza del prodotto, sia in autoproduzione che di origine industriale. L’ultima indagine dell’Istituto Nazionale Ghiaccio Alimentare ha rilevato un potenziale rischio per tre locali su cinque nel capoluogo siciliano. “Le nostre analisi hanno evidenziato nelle campionature concentrazioni consistenti di Enterococchi – hanno spiegato dall’Inga – in uno su cinque i livelli di Pseudomonas erano consistenti; infine, in tutti i cubetti erano presenti coliformi”. Si tratta di batteri che avrebbero origine dalle tubature e anche se la loro pericolosità è ritenuta scarsa, i gestori di pub e ristoranti sono tenuti ad evitare ogni potenziale rischio ai propri clienti.

Per questo entra in azione anche l’Asp, con ispezioni mirate e puntigliose. Ad effettuare i controlli nei locali sono gli esperti dell’Uoc Sian, il Servizio di Igiene degli alimenti. Un dipartimento specializzato nel controllo dei prodotti somministrati alla collettività, a partire dalla loro produzione, passando alla preparazione e al deposito degli stessi e, infine, alla loro vendita. “In questi mesi – spiega il direttore dell’unità operativa, il dottor Domenico Mirabile – abbiamo già prelevato cinquecento campioni nei vari locali di Palermo e provincia. Si tratta di analisi ancora in corso, che si concentrano soprattutto nel periodo estivo e nella zona della fascia costiera”.

L’obiettivo è di verificare la conformità dell’acqua utilizzata per realizzare il ghiaccio per bevande e cocktail e accertare che i cubetti usati non siano in realtà un concentrato di batteri che mette a rischio la salute di chi vuole semplicemente bere un drink: “Il nostro programma – sottolinea Mirabile – non riguarda soltanto il ghiaccio autoprodotto, alle quali cause di contaminazione possono contribuire le tubature o i contenitori, ma anche quello industriale. Si tratta di controlli capillari che spingono l’operatore nel settore alimentare ad un’attenzione maggiore verso questo prodotto. I cinquecento campioni prelevati finora riguardano decine di locali nel centro storico palermitano e, come detto, molti ristoranti della zona costiera, compresi quelle nelle località balneari. I risultati delle analisi ci diranno presto se è stata utilizzata acqua idonea al consumo”.

L’Inga ha anche stilato una serie di regole per la corretta produzione e somministrazione. E’ il “Manuale per la corretta prassi operativa per la produzione di ghiaccio alimentare”, redatto con la supervisione del Ministero della Salute. A conferma che non si tratta di un prodotto secondario, fornisce un elenco dettagliato di tutte le procedure in grado di garantire che la filiera del ghiaccio offra al consumatore un prodotto privo di contaminanti di qualunque natura: fisici, chimici, ma soprattutto biologici.


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