11 Ottobre 2015, 19:54
4 min di lettura
PALERMO – “L’assessore Gucciardi sui punti nascita sta facendo le cose che vanno fatte. Il decreto Lorenzin? E’ passato un messaggio sbagliato. Quel provvedimento consentirà di passare dall’etica dei tagli a quella della riduzione degli sprechi”. Adelfio Elio Cardinale ricopre attualmente il ruolo di vicepresidente del Consiglio Superiore di Sanità, l’oganismo consultivo e di supporto del Ministero della Salute. Tutte le proposte del governo nazionale, insomma, in un modo o nell’altro passano anche da lì.
Compreso il recente decreto del ministro Beatrice Lorenzin sull’elenco dei 208 esami “inappropriati”, al centro di polemiche, lei che ne pensa?
“La descrizione di questo provvedimento ha sollevato preoccupazioni per tre motivi: si è parlato di tagli su alcune prescrizioni o indagini diagnostiche, di punizioni per i medici e di scelta ‘politica’ sull’appropriatezza delle prestazioni. Ovviamente le cose non stanno così”.
E qual è allora la verità?
“Quello è un decreto utile e opportuno, un faro di luce che mira a frenare alcune, chiamiamole così, esuberanze nella prescrizione degli esami”.
Era così importante intervenire su questo fenomeno?
“Assolutamente sì. Anzi, ritengo che questo decreto possa contribuire a salvare il futuro di un Sistema sanitario nazionale, quello italiano, che è il secondo al mondo. Tra l’altro, provvedimenti come questi sono già stati presi da altri Paesi”.
Insomma, si tratterebbe di una necessità ampiamente condivisa: ridurre gli esami inutili. Far diminuire gli eccessi.
“E’ proprio così. Si tratta ormai di una necessità avvertita a livello internazionale. Ad esempio, recentemente è apparso su una importante rivista scientifica come il New England Journal of Medicine, un articolo dal titolo: “Medicine’s New Frugality”. In quell’articolo c’è un chiaro richiamo a una maggiore sobrietà. Un elemento che dovrebbe essere insito nel significato stesso della parola ‘prescrizione’”.
Vale a dire?
“Il significato del termine ‘prescrivere’ fa riferimento a una cosa giusta, al momento giusto, nel posto giusto, da parte della persona giusta e al giusto prezzo”.
Già, perché è anche un fatto economico…
“Certamente. Questo provvedimento consente il passaggio dall’etica dei tagli all’etica della riduzione degli sprechi. L’impatto della cosiddetta ‘medicina difensiva’, cioè dell’eccesso di prescrizioni mediche, è pari a circa 13 miliardi. Questo decreto potrebbe consentire di ridurre la forbice, portando a un risparmio di almeno uno, due miliardi l’anno. Che, se aggiunti a un altro miliardo che può essere risparmiato grazie ai centri unici d’acquisto per altri servizi come mense o lavanderie, potrebbe consentire di recuperare una somma importante da investire in nuove strutture e attrezzature, a volte molto obsolete”.
Ma davvero sono così tanti i casi di prescrizioni inappropriate?
“Le faccio solo un paio di esempi. In Italia vengono prescritte 110 risonanze magnetiche su mille persone. Nel resto d’Europa il rapporto è di 47 su mille. Meno della metà. Non solo: ogni anno vengono prescritti 50 milioni di esami radiografici ai quali vanno aggiunti anche quelli degli specialisti o fatti nei pronto soccorso e così arriviamo a circa 100 milioni. Ogni cittadino insomma fa due esami radiografici l’anno, col rischio anche di provocare un danno biologico. Il dieci per cento delle visite specialistiche, poi, sono considerate superflue”.
Eppure in tanti hanno sollevato dubbi sugli effetti che possono ricadere sui medici. Ad esempio, il fatto di non prescrivere alcuni esami “inappropriati” potrebbe spingere i pazienti ad avanzare dei contenziosi, a sporgere denunce contro il medico in sede civile o penale…
“In realtà questo rischio non c’è. Se un medico deve prescrivere un esame contenuto nell’elenco degli ‘inappropriati’, può comunque fare una richiesta analitica e dettagliata, spiegando i motivi per cui ha deciso comunque di prescrivere quella prestazione. Ovviamente questa spiegazione tutela il medico anche in sede giudiziaria. Va chiarita anche un’altra cosa…”.
Di cosa si tratta?
“Non sono previste punizioni nei confronti dei medici che prescriveranno quell’esame. L’Asp potrà soltanto portare avanti una indagine conoscitiva. Proprio per chiarire il perché di eventuali esagerazioni. Per il resto, sulla tutela della figura del medico stiamo lavorando anche su altri fronti…”.
Quali fronti?
“Stiamo lavorando a una proposta che preveda la modifica del codice penale per ciò che riguarda le conseguenze dell’attività medica, intanto creando la fattispecie autonoma dell’errore medico che non può essere equiparato a un reato normale. Poi chiederemo la riduzione della prescrizione da dieci a cinque anni, il limite economico alla rivalsa e il ribaltamento dell’onere della prova che attualmente è sulle spalle del medico e passerà al paziente”.
La Sanità siciliana è stata oggetto di critiche anche da parte del ministero, nei mesi scorsi. Recente è anche l’addio di Lucia Borsellino e l’arrivo di Baldo Gucciardi. Come giudica i primi passi del nuovo assessore?
“Ho apprezzato molto ad esempio le recenti prese di posizione di Gucciardi sui piccoli punti nascita, con la richiesta di proroga per alcuni di questi. Del resto, la viabilità siciliana non è nemmeno paragonabile a quella di altre regioni. L’ideale sarebbe evitare la logica dei tagli di questi punti, ma la trasformazione dei centri in presìdi medico-territoriali che consentano, ad esempio, all’anziano che sta male di avere una risposta immediata, senza ingolfare i pronto soccorso. Serve, insomma, un’opera di “rammendo” tra la medicina territoriale e quella ospedaliera”.
Pubblicato il
11 Ottobre 2015, 19:54