Cronaca

Università, Visconti: “Così rinascerà il Collegio San Rocco”

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16 Novembre 2021, 06:45

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PALERMO – Il Collegio San Rocco di Palermo, gioiello architettonico del capoluogo siciliano e sede del Dipartimento di Scienze politiche e delle relazioni internazionali dell’Università, al bivio tra splendore e disarmo. Mentre regna l’incertezza sulle sorti giuridiche (il comodato d’uso de Comune è scaduto da mesi), i primi passi del risorgimento del San Rocco sono affidati, con forze in house, al neo direttore, il penalista Costantino Visconti. Proprio Visconti, contattato da Livesicilia, illustra i propri piani per risollevare e ridare lustro al Collegio San Rocco. “Edificio che porta ancora i segni, non soltanto esteriori, del crollo di alcuni anni fa, e che intendiamo riportare al suo innato splendore con progetti alla nostra portata”. E un 2022 dedicato, nel trentennale dell’anno delle stragi, a una rilettura integrale della nostra storia, con i migliori storici siciliani e la testimonianza, su tutti, di Fiammetta Borsellino. 

IL MONASTERO IN GINOCCHIO

Da una passeggiata e qualche foto al San Rocco, imponente ex monastero dal chiostro dimezzato da muraglie abusive in via Maqueda a due passi dal Teatro Massimo, le idee e i progetti di Visconti. Ma pure le condizioni materiali e giuridiche precarie della sede di Scienze politiche. Giuridiche: il comodato d’uso concesso dal Comune, proprietario dell’edificio, è scaduto da mesi e mesi. Materiali: il foglio di via ai negozi che si affacciavano sulla via non si è ancora tradotto in rifacimento e apertura a giorno “degli spazi di co-working e studio che intendiamo varare”, dice Visconti. Si tratta dei due ampi locali commerciali con otto luci ciascuno, al netto delle promesse fatte al Museo della Vespa che potrebbe aggiudicarsi parte degli spazi e ferma restando la disponibilità dell’Ateneo a farsi carico di tutti i metri quadrati disponibili. Ma il progetto più pressante e prioritario è “la liberazione del chiostro tramite l’abbattimento di un muro posticcio che lo separa dall’attuale sala della direzione, subito dopo l’accesso da via Maqueda. I monaci vi avevano ricavato il refettorio, di fatto fondendo parte del colonnato nel calcestruzzo”.

CIANFRUSAGLIE E LA TELA SFREGIATA

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Ed è vero, e visto con gli occhi, inciso amato dallo scrittore siciliano Stefano D’Arrigo per distinguere la verità dal sentito dire: ci sono cianfrusaglie ovunque, stampanti dismesse, e non un posto agibile dove collocare e inventariare. Una gimkana che porta alla cappella teoricamente prospiciente sulla via Ugo Amico, traversa a ovest di via Maqueda. Teoricamente, poiché l’antico ingresso è occhi murato da conci di tufo grezzi. A colpire è, oltre al vecchio organo squinternato in un angolo, è il grande dipinto cinquecentesco sull’altare, che lacrima, tra le sbarre di vecchi ponteggi, rovina: pregressi lavori di contenimento delle infiltrazioni dell’umidità hanno portato con sé fiotti di calce che sono colati sul dipinto, sfregiandolo per decine di centimetri. Come nel più famoso mito sacro di salvezza della città, quello della Santuzza, si tratta di peste e liberazione. Dicono le note: “Agli inizi del suo mandato il Colonna aveva commissionato al Giovanni Paolo Fondulo, per commemorare la liberazione dalla peste, la pala per la Confraternita di San Rocco raffigurante la Vergine in gloria con i SS. Rocco, Vincenzo Ferrer, Eulalia, Maria Maddalena, Onofrio e Sebastiano e, nella predella, l’aristocrazia palermitana in ginocchio, capeggiata dallo stesso Colonna. In quest’opera, firmata e datata 1578, si palesano evidenti rapporti, formali e compositivi, con la pala ‘San Rocco libera Palermo dalla peste’ (conservata nel Museo diocesano), attribuita a Simone di Wobreck”. Il come far diventare tutto questo un amaro lontano ricordo, sta nelle pieghe del Piano triennale delle opere pubbliche che da mesi langue nei cassetti del Consiglio comunale: 13,5 milioni di euro per la ristrutturazione dell’intero complesso. Denari di struttura che tuttavia “non ci faranno stare immobili nell’attesa”, annuncia il professore Visconti, che aggiunge: “Ci sono lavori, come quello riguardante l’ampliamento del chiostro, dei quali noi Università possiamo farci carico”.

La tela sfregiata al Collegio San Rocco di Palermo

OFFICINA 1992: RISCRIVERE LA STORIA

Visconti spiega le tre cruciali iniziative culturali pronte al lancio: “L’Università ha siglato un accordo quadro con Una Marina di Libri diretta da Gaetano Savatteri. La manifestazione diventerà permanente, fra il chiostro in estate e le aule Falcone e Borsellino in inverno”. E poi, l’Officina di studi che prenderà di mira in modo interdisciplinare il 1992, che sarà condotta dal gruppo di giovani storici che nell’anno delle stragi erano bimbi o ragazzi “e che adesso vogliono fortemente non solo ricordare, ma raccontare con chiavi nuove” sotto la guida di Salvatore Lupo e Giovanna Fiume. Si tratta di Nino Blando, Tommaso Baris, Manuela Patti. “Da gennaio sino alla fine del 2022 – spiega ancora Visconti – gli studenti saranno accompagnati da tre testimoni – Fiammetta Borsellino,il giornalista e scrittore Piero Melati e l’ex componente del pool antimafia Peppino Di Lello – per scoprire nuovi quadri interpretativi di una storia spesso mistificata e scritta troppo in fretta. Infine, “il terzo pilastro del nostro anno culturale e accademico: riflettori sul Pnrr e sul pericolo di infiltrazioni illegali con il laboratorio affidato all’economista Pier Francesco Asso che prevederà anche l’inaugurazione a Palermo di una sede di Transcrime, il più grande istituto di ricerca sul condizionamento criminale dell’economia”.

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16 Novembre 2021, 06:45

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