14 Marzo 2020, 11:46
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PALERMO – Lui è rinchiuso al 41 bis nel carcere di Sassari. Lei è sottoposta allo stesso regime, ma a L’Aquila.
Salvino Madonia e Mariangela Di Trapani, marito e moglie, sono stati autorizzati dal Tribunale di Sorveglianza di Roma ad avere colloqui a distanza tramite Skype. La decisione è di fine gennaio, ma le motivazioni sono state rese note ora in un periodo in cui, vista l’emergenza Coronavirus e le rivolte nelle carceri, il tema è di grande attualità.
Il Tribunale ha accolto al richiesta degli avvocati Valerio Vianello e Francesca Vianello Accoretti che assistono Madonia, ergastolano per una serie di omicidi fra cui quello dell’imprenditore Libero Grassi, che pagò con la vita la ribellione al racket.
Nel 2017 la moglie è stata arrestata di nuovo per mafia dopo avere già scontato sette anni di carcere. In passato aveva ricevuto e girato all’esterno le direttive dal marito detenuto. È figlia e sorella dei boss Ciccio e Nicolò Di Trapani. Di recente è stata condannata a quattro anni in continuazione con la precedente sentenza.
Nella motivazione del via libera ai colloqui a distanza, dopo che il magistrato di Sorveglianza di Viterbo aveva rigettato la prima istanza, si legge che “c’è un grave pregiudizio al diritto del detenuto al mantenimento di relazioni dirette di presenza con i più stretti congiunti. I contatti con i parenti hanno rilevanza come strumento volto ad impedire effetti negativi sulla personalità del detenuto determinati dallo stato detentivo”.
I colloqui rientrano nell’attività di recupero e rieducazione del condannato, anche per coloro che sono sottoposti al 41 bis. Sebbene essi, infatti, abbiano commesso gravi ed allarmanti reati e il regime del carcere duro serva a bloccare la loro capacità di mantenere collegamenti con l’esterno, “va ritenuto che la valorizzazione delle insopprimibilità di tale diritto sia ancora più preminente nella prospettiva della attuazione dei principi costituzionali della finalità rieducativa della pena e del divieto di trattamento contrario al senso di umanità indicati dalla Cedu (la Corte europea dei diritti dell’uomo) considerato che per le restrizioni di movimento e di comunicazione imposta al regime del 41 bis l’accesso alle altre opportunità trattamentali ordinarie sono assai ridotte se non escluse del tutto”.
Da un lato c’è l’esigenza di recidere i contatti criminali del boss e dall’altro “il mantenimento del diritto al colloquio diretto e di presenza con i congiunti quale minima e basilare opportunità relazionale altrimenti si finirebbe per sopprimere completamente la vita affettiva del detenuto con ulteriore svilimento delle condizioni umane di restrizione con effetti negativi sulla sua personalità e con gravi pregiudizi sul percorso di reinserimento nel contesto sociale”.
Secondo il Tribunale di Roma il collegamento tramite Skype garantisce la visione dell’immagine senza comportare spostamenti e contatti fisici diretti. Il contatto a distanza è controllabile e non ci sono rischi.
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14 Marzo 2020, 11:46