09 Marzo 2018, 08:00
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CATANIA – Alla fine è arrivata la confisca. Uno schiaffo al patrimonio riconducibile ad Antonino Fichera ritenuto dagli inquirenti vicino o contiguo al clan Cappello. Anche se il figlio, Iano Fichera ucciso nel 2008, era un esponente del clan Sciuto Tigna. Il Tribunale Misure di Prevenzione al termine del processo di primo grado ha disposto la confisca del terreno con annesso un fabbricato su quattro elevazioni (fuori terra). La stima del valore dei beni è di quasi un milione di euro.
La Direzione Investigativa Antimafia di Catania in queste ore sta eseguendo il decreto di confisca nei confronti del settantenne, al momento detenuto agli arresti domiciliari. È pendente in appello il processo nei confronti di Fichera, accusato di essere il killer di Mario Mauceri, ucciso nel 2009 ad Agnone Bagni, nel siracusano. Per l’accusa Fichera avrebbe vendicato il figlio ammazzato, in quanto Mario (detto U Lintinisi) avrebbe accompagnato Iano all’appuntamento con la morte.
“La confisca è stata disposta dal Tribunale di Catania – si legge nella nota della Dia di Catania – a conclusione dell’iter giudiziario che, in accoglimento della proposta di applicazione di misura di prevenzione patrimoniale avanzata dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia, aveva determinato l’emissione di un decreto di sequestro patrimoniale, eseguito nel 2016“.
Oltre al processo per omicidio Fichera ha avuto diversi guai con la giustizia. Il settantenne annovera “numerosi precedenti penali in particolare per i reati di furto, ricettazione, porto abusivo di armi, associazione per delinquere, estorsione e – come si legge nella nota della Dia – omicidio”. Le indagini patrimoniali della Direzione Investigativa Antimafia “hanno consentito di far emergere come Antonino Fichera, insieme al suo nucleo familiare, abbia accumulato un notevole patrimonio: dagli accertamenti patrimoniali è emersa una notevole sproporzione tra le fonti dichiarate e i beni direttamente o indirettamente posseduti”, scrivono ancora gli inquirenti.
Il Tribunale Misure di Prevenzione ha rigettato la misura di sorveglianza speciale nei confronti di Antonino Fichera, difeso dagli avvocati Salvo Cannata e Salvatore Caruso. I giudici hanno ritenuto che non vi fosse, infatti, l’attualità della pericolosità sociale. È stato disposta la restituzione anche di un’azienda e di alcuni automezzi che erano stati sequestrati nel 2016- pIntanto il collegio difensivo ha già presentato ricorso dinanzi alla Corte d’Appello, sezione Misure di Prevenzione. Un documento di oltre dieci pagine in cui i due avvocati evidenziano “l’errata valutazione sulla disponibilità del fabbricato confiscato e l’insussistenza della sperequazione reddituale”.
L’avvocato Cannata, inoltre, vuole precisare che il suo assistito ha dei precedenti per furto “ma commessi tra il 21 e il 24 dicembre del 1970 . Una ricettazione per un pezzo del motore di un auto del 1989. Mai imputato per porto abusivo di arma né per associazione a delinquere ed estorsione. Nel reato di omicidio – continua il difensore – pur essendo stato condannato in primo grado, è stata esclusa qualsiasi vicinanza al clan Cappello, anzi il collaboratore di giustizia Gaetano D’Aquino descrive il mio assistito come un gran lavoratore e lontano dagli affari illeciti del clan Cappello”.
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09 Marzo 2018, 08:00