Come combattere il “burocratese” | Nel libro di La Spina e Cangemi

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30 Marzo 2009, 16:42

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A quanti di noi è capitato di scontrarsi, almeno una volta, con il periodare tortuoso e talvolta volutamente ambiguo del burocratese in uso nelle pubbliche amministrazioni?
“Apporre la firma in calce al foglio”, “nelle more”, “posto che”, “quantunque”, “in illo tempore”, “in pectore”, “verba volant, scripta manent”  sono soltanto alcuni dei vizi e vezzi più comuni della prosa burocratese, sapientemente raccolti nel volume “Comunicazione pubblica e burocrazia” (Edizioni Franco Angeli) scritto a quattro mani da Antonio La Spina – ordinario di Sociologia presso l’Università di Palermo, e Antonino Cangemi – dirigente presso la Regione Sicilia e a capo, nel suo excursus professionale, di vari uffici tra cui l’ufficio speciale antiracket  per la solidarietà alle vittime della mafia.
Un insieme di termini ed espressioni arcaiche, spesso oscure al cittadino medio e accompagnati da neologismi, talora scorretti o utilizzati in maniera impropria, che hanno contribuito a rendere la prosa e il linguaggio in uso nelle pubbliche amministrazioni sempre più fuori sintonia rispetto alle caratteristiche degli interlocutori e allo standard europeo.
L’indagine condotta dai due autori nasce dall’incontro tra due differenti campi d’azione: all’analisi del sociologo, condotta con rigore scientifico e accademico, attenta alla dimensione europea, si accompagnano le riflessioni del funzionario pubblico, suggerite da esperienze dirette e rese in una prosa accattivante, condita da sobria ed amara ironia.
Nel capitolo di esordio, intitolato “Un decalogo per le pubbliche amministrazioni”, il Prof. La Spina offre – sotto forma di precetti sintetici – alcune indicazioni di condotta cui dovrebbe ispirarsi la comunicazione pubblica che, stando a quanto asserito dalla stessa Commissione europea, dovrebbe essere “oggetto di una politica pubblica a sé stante, che ponga al proprio centro il cittadino”.
Nella seconda parte del libro Cangemi mostra invece, attraverso esempi pratici, la necessità di semplificare il linguaggio in uso negli uffici pubblici e offre la sua personale ricetta per migliorare e rendere più fluida la prosa dei burocrati: saper selezionare i termini (entro il vecchio così come entro il nuovo vocabolario), saper imparare, saper insegnare. Il dirigente della Regione Siciliana non manca di mettere in evidenza le “frasi magiche” più comunemente usate dai funzionari e dallo stesso personale delle pubbliche amministrazioni (“Il dottore è fuori stanza”, “Passi dopo Natale”) che hanno contribuito ad alimentare nell’immaginario collettivo una serie di stereotipi legati all’universo dei burocrati anch’essi sottolineati in vena umoristica in un apposito capitolo (“Il suo motto: non fare oggi quello che potresti non fare domani”, “La sua canzone preferita: i mille bolli blu”, “Ha paura che, giunto in Paradiso, una voce angelica gli sussurri: il Signore è fuori stanza”).
La parte conclusiva del volume regala un glossario contenente gli anglicismi oggi tanto di moda nel burocratese, sconosciuti alla stragrande maggioranza dei cittadini (“E-learning”, “Feedback”, “Stakeholder”, “Backoffice”, “Action planning”).
Il libro “Comunicazione pubblica e burocrazia” sarà presentato mercoledì 1 aprile, alle ore 17.30, presso la Sala Rossa di Palazzo dei Normanni a Palermo, alla presenza degli autori.
A fare gli onori di casa l’On. Francesco Cascio, presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana. Interverranno Giovanni Ilarda – assessore alla Presidenza della Regione Siciliana, Gaspare Carlo Lo Nigro – dirigente generale dell’Agenzia dell’Impiego, Guido Corso – ordinario di Diritto amministrativo presso l’Università di Roma 3, Fabio Massimo Lo Verde – direttore del Dipartimento Scienze Sociali presso l’Università di Palermo, e Padre Gianni Notari – direttore dell’Istituto Pedro Arrupe.

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30 Marzo 2009, 16:42

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