08 Dicembre 2013, 10:07
4 min di lettura
“Oggi vi presento un vecchio libro, un capolavoro di fantasia e umorismo: si chiama Costituzione della Repubblica Italiana.” [cit.]
Articolo 1 , “ L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. […]” : comincia il cabaret.
40,4%, il preoccupante tasso di disoccupazione raggiunto in Italia quest’anno.
Pensionati costretti a sopravvivere, perché vivere ormai è un optional, con 400 euro mensili.
Cittadini privati dei loro diritti alla salute e all’istruzione. Iva al 22% e carico fiscale più alto d’Europa, spaventosamente sopra il 65%, contro una media UE del 41%.
Articolo 9, “la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.”.
10 miliardi di euro, i tagli che gli egregi ministri Gelmini e Profumo hanno apportato all’istruzione.
Di contro, 232 milioni di euro stanziati alla scuola privata, calpestando l’articolo 33 della Costituzione: “ Enti e privati hanno il diritto di istruire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.”. Mentre sulle tasche dei nostri genitori gravano spese di più di 400 euro annuali, qualunque sia il loro reddito.
Articolo 2, “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.”
20 miliardi di euro che stanno per essere stanziati per il Tav della Val di Susa.
12 miliardi di euro stanziati per i 131 caccia F35, arma di distruzione, violando l’articolo 11 della nostra meravigliosa Costituzione, che recita: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. […]”
Il menù non è terminato, resta il dessert.
Articolo 54 comma 2°, “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore.”
Ah, che sollievo …
La roccaforte della nostra democrazia, il baluardo della nostra libertà, il nostro Parlamento è colmo di parlamentari indagati e condannati, chi per prostituzione minorile, chi per frode fiscale, e chi più ne ha più ne metta.
Articolo 21, “Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero.”
La nostra presenza in questa scuola, in questi giorni, ha un solo obiettivo: non vogliamo chiamarci rivoluzionari, ma restituire importanza all‘istruzione.
Vogliamo riprenderci il nostro presente, altrimenti non avremo un futuro.
Non protestiamo per reggere passivamente uno striscione, ma per sperare: la speranza è quella di mutare i paradigmi di una scuola ormai spenta, esanime, bisognosa di riforme.
SI SCRIVE SCUOLA, SI LEGGE FUTURO.
In un periodo in cui padri di famiglia rovistano nella spazzatura e imprenditori e operai arrivano a suicidarsi per disperazione la critica ci taccia di menefreghismo nei confronti dello studio. In un periodo in cui le famiglie perdono casa e lavoro in un batter di ciglia e i politici se la spassano con stipendi da record e pensioni d’oro i giornali ci accusano di strumentalizzare la protesta ad un mero fine pratico, di comodità.
Ebbene, in un periodo in cui i soldi non bastano a riempire i nostri zainetti di libri, saremo noi stessi a gremirli di cultura e a scagliare questi pesanti macigni contro una classe politica che pensa esclusivamente a gonfiare le proprie tasche. A una classe politica che taglia, dimezza e polverizza fondi per l’istruzione, facendo dell’Italia il fanalino di coda in Europa per percentuale di spesa pubblica destinata alla cultura (1,1%, a fronte del 2,2% dell’Ue) e al penultimo posto, seguita solo dalla Grecia, per percentuale di spesa in istruzione (l’8,5% a fronte del 10,9% dell’Ue), e che invece regala 90 miliardi di Euro ai concessionari del gioco d’azzardo. Che vergogna. Non dovremmo neanche stare qui a parlarne, dovremmo essere tutti insieme, compatti a combattere l’ingiustizia che attanaglia noi, cittadini, studenti, operai, imprenditori, insegnanti. Noi ITALIANI.
Noi studenti abbiamo paura. Paura di trovarci con un pezzo di carta chiamato “diploma” o, per chi può permetterselo, “laurea” ma senza un lavoro stabile e costretti ad emigrare e cercar fortuna all’estero.
Articolo 3 della Costituzione Italiana, “[…]È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.” Del NOSTRO paese, aggiungerei.
Concludiamo così, nella speranza che i giornali più importanti del paese non facciano di tutta l’erba un fascio e che capiscano che la protesta è l’unico espediente democratico che abbiamo per ribellarci a questo sistema corrotto. Non resteremo a belare in coro, a trastullarci con rassegnazione e indifferenza aspettando un futuro irrefutabilmente avverso.
Giuseppe Tocco, studente del Liceo Classico Statale “G. Meli” di Palermo.
Pubblicato il
08 Dicembre 2013, 10:07