06 Agosto 2014, 16:42
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PALERMO – “Il reato di trattativa non esiste. E osservo che si sta cercando di trascinare il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in una storia che non gli appartiene”. Lo ha detto Michele Costa, figlio del procuratore Gaetano ucciso il 6 agosto 1980, davanti alla lapide che ricorda l’agguato al magistrato. Ai cronisti che gli chiedevano un giudizio sullo stato della lotta alla mafia Michele Costa ha detto che su molti grandi delitti, tra cui quello del padre, non è stata ancora accertata tutta la verità sui mandanti e sulla strategia che tra gli anni ’70 e ’90 ha scatenato un feroce attacco agli uomini delle istituzioni. Costa ha aggiunto le sue critiche alla gestione del processo sulla trattativa Stato-mafia e ha difeso, oltre a Napolitano, anche il giurista Giovanni Conso della cui “correttezza e onestà intellettuale posso dare testimonianza”. Più che il reato di “trattativa”, ha poi osservato Cosa, si deve parlare del reato di “depistaggio” come nel caso del processo per la strage di via D’Amelio. “Si è creato – ha detto – un falso pentito come Vincenzo Scarantino e si è messo in piedi un processo deviato”.
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06 Agosto 2014, 16:42