18 Dicembre 2012, 07:30
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PALERMO – Gli ultimi anni ci hanno abituati alle saracinesche abbassate. Per sempre. Ma quando ad arrendersi ai debiti, sono aziende che hanno fatto la storia dell’economia di una città, la cosa assume contorni diversi. Perché, come in questo caso, non è solo un negozio che chiude, ma un pezzo di città che se ne va. E così è a Palermo, dove dopo quasi quarant’anni di attività, ha dichiarato fallimento Helg, fondata nel 1974 e da sempre punto di riferimento nel settore tavola, cristallerie, argenterie e arredamento per interni ed esterni. Il suo titolare, Roberto Helg, dal 1997 anche alla guida di Confcommercio Palermo, ha alzato le braccia: “Non riusciamo più ad andare avanti”. E che le cose andassero male lo si era capito già nel 2010 quanto l’azienda mise in cassa integrazione 9 dei 15 dipendenti. “Due anni fa – spiega Helg a Livesicilia – l’azienda ha fatto una serie di investimenti anche all’estero accumulando debiti con le banche per oltre 3 milioni e mezzo di euro. Una situazione che ha creato una crisi di liquidità dalla quale non siamo più riusciti a riprenderci”.
Così, nel 2011, Helg decide di bloccare l’attività per 22 mesi “e – precisa il presidente di Confcommercio – quest’anno, senza che sia mai stata fatta istanza di fallimento nei nostri confronti, abbiamo deciso di consegnare i libri contabili in tribunale”. Il fallimento è stato dichiarato lo scorso 22 novembre, ma la notizia è venuta fuori soltanto ora. Intanto l’azienda da spa è stata trasformata dapprima in srl per poi cambiare denominazione: al fallimento sta andando infatti la Gearr srl, partecipata da Fulvio e Roberto Helg, con un capitale sociale di 50 mila euro. Curatore del fallimento è stata nominata Antonella Martelli.
A questo punto, il nodo fondamentale, resta quello dei lavoratori che, dal 2010 percepiscono lo stipendio a singhiozzo. “I dipendenti saranno assolutamente tutelati”, dichiara Helg. E aggiunge: “L’azienda dispone di merce a sufficienza per garantire il pagamento dei debiti”. Cosa che però non convince i diretti interessati: “I beni dell’azienda – fanno sapere – non sono adeguati a coprire i debiti considerato che l’azienda ha contratto debiti con l’erario e, in un fallimento, prima si saldano questi debiti e poi i crediti da lavoro”. Per loro una sola certezza: il 24 novembre sono stati radunati ed è stata data loro la notizia: l’azienda è fallita. E i creditori sono convocati il prossimo 22 marzo per insinuarsi nel passivo.
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18 Dicembre 2012, 07:30