15 Dicembre 2012, 07:00
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PALERMO – “Ci aspettiamo qualche imboscata”. Le consultazioni vanno avanti, ma qualche deputato non è così ottimista. I nodi da sciogliere sono tanti. Così come i mal di pancia da curare. Palazzo dei Normanni per tutta la giornata di ieri è stata un formicaio. Laborioso e frenetico. C’era da chiudere gli accordi per le commissioni parlamentari. O meglio, c’era da ratificare un accordo già chiuso. Oppure, farlo “saltare in aria”. L’imboscata, appunto.
L’accordo è quello “istituzionale”, che comprende i partiti che hanno sostenuto la vittoria di Rosario Crocetta, e quelli che hanno appoggiato Nello Musumeci. In mezzo, ecco gli autonomisti ex lombardiani che gettano benzina sul fuoco: “C’è in atto – ha detto il capogruppo del Partito dei Siciliani Roberto Di Mauro – una vera e propria occupazione di tutti i ruoli di potere. Già evidente nell’elezione del Consiglio di presidenza, dove Pd e Udc hanno avuto due rappresentanti, al costo di aggiungere due segretari. Una scelta che costerà alla Regione 1,2 milioni in più in questa legislatura. L’obiettivo è chiaro: una maggioranza ibrida vuole emarginare le minoranze, e imbrigliare il presidente Crocetta”. Il Pds, insomma, non ci sta: e punta l’indice contro quella sorta di rapporto anomalo, tra i partiti vincitori (Pd e Udc) e quelli sconfitti alle elezioni: Pdl, Cantiere popolare e Lista Musumeci. Mettendo dentro anche il movimento “Territorio”, che respinge al mittente le accuse: “Noi stiamo seguendo in maniera coerente e leale – ha detto il capogruppo Nello Dipasquale – le indicazioni dei partiti insieme ai quali abbiamo sostenuto l’elezione di Rosario Crocetta. Qualcuno ci accusa dell’intesa col Pdl? I deputati di Crocetta hanno invece votato insieme agli uomini di Lombardo…”.
Insomma, il clima non è sereno per nulla. “Temo l’imboscata”, insiste un deputato che alla luce delle “larghe intese” potrebbe ottenere un ruolo importante nelle commissioni. Già, perché la “mappa” della distribuzione delle commissioni circola già da un po’. E non se ne fa più mistero. Al Partito democratico, specie dopo il “fallimento” della proposta di Mariella Maggio per la vicepresidenza, spetteranno tre presidenti di commissioni. Due andranno all’Udc, così come al centrodestra. A quel punto, considerata la probabile “rinascita” della commissione per la Verifica della qualità della legislazione, ne resterebbe un’altra soltanto. Che potrebbe andare proprio al movimento Territorio. “Noi – precisa Dipasquale – non abbiamo chiesto nulla. Ma non ci dispiacerebbe poter dare il nostro contributo in un ruolo-chiave”. E la “coerenza” mostrata dal gruppo all’accordo attualmente sul tavolo, potrebbe pagare. Il presidente della commissione del “Territorio” (che la commissione individuata sia proprio quella che ricalca il nome del movimento?) potrebbe essere Gianfranco Vullo. Che fino a pochi giorni fa sembrava in procinto di lasciare il Movimento. Un gesto non di poco conto, visto che avrebbe finito per far “sciogliere” il gruppo (che sarebbe sceso da cinque a quattro componenti), facendo scomparire, in un sol colpo, le cariche del capogruppo Dipasquale e del componente del Consiglio di presidenza, (eletto Salvatore Lo Giudice) vero motivo di scontro, pare, all’interno di Territorio. “Nessun problema – minimizza però Vullo – il nostro gruppo non è mica una caserma. Qui si discute, si dialoga, e se ci sono problemi, si risolvono. Facciamo politica, insomma, buona politica. Non come chi annuncia rivoluzioni, e poi, quando va al bar di Palazzo dei Normanni, paga quanto noi”. Il riferimento ovviamente va al Movimento cinque stelle, “Ma io – scherza Vullo – sono più ‘grillino’ di loro”. E proprio Vullo, così, potrebbe essere indicato dal Territorio come presidente di una Commissione. Anche se più “a portata di mano” sembra una vicepresidenza.
Gli altri? Nel partito democratico le divisioni sono note. Così come la voglia dell’area Cracolici di “incassare” finalmente qualcosa. La commissione Bilancio, per la precisione, dove l’ex capogruppo rimane il più quotato. Le altre due commissioni dovrebbero rispecchiare la presenza delle altre aree del partito. A dire il vero, gli “Innovatori” hanno già piazzato un capogruppo (Baldo Gucciardi) e un questore (Franco Rinaldi). Così, ecco la candidata dell’area Crisafulli, Mariella Maggio (che ha fallito, proprio a causa delle divisioni del partito, l’approdo alla vicepresidenza). Mentre per l’altra commissione, ecco che entrerebbe in gioco un componente dell’area Lupo: Maria Cirone (?). Ma non è escluso che i cracoliciani impongano un altro loro nome: Concetta Raia, ad esempio.
Per restare nella maggioranza, l’Udc avrà “diritto” a due commissioni. Quasi certo, tra i presidenti, è Nino Dina. L’altra presidenza potrebbe andare invece a Lillo Firetto. Al centrodestra, invece, stando all’”accordo”, come detto dovrebbero andare due commissioni parlamentari. Una di queste potrebbe essere presieduta da Salvino Caputo, che potrebbe proseguire il lavoro svolto nella scorsa legislatura alle Attività produttive. L’altro “azzurro” designato potrebbe essere Nino D’Asero. Per lui, probabilmente, niente commissione bilancio, e la soluzione potrebbe essere quella degli Affari istituzionali.
“Questo accordo – protesta però Roberto Di Mauro, capogruppo Pds – non fa altro che sovvertire il risultato delle elezioni. Quando si era parlato di larghe intese – aggiunge – era previsto che venissero considerate tutte le forze politiche. E invece, noi, vera minoranza, siamo stati emarginati. E il malcontento si è visto in occasione dell’elezione del vicepresidente Venturino”. Quando all’Ars, la maggioranza delle “larghe intese”, d’accordo sul nome di Mariella Maggio, ha perso. Sconfitta dal malcontento delle minoranze e di un’area del Pd. Che adesso, già da martedì, nelle commissioni potrebbero preparare quelle che qualcuno, temendo l’esito, chiama già “imboscate”.
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15 Dicembre 2012, 07:00