21 Luglio 2013, 18:03
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AGRIGENTO – Per mesi, alla fine dell’era lombardiana, è stata il terreno di scontro della politica. Con un assessore da un lato e il presidente della Regione dall’altro, per una guerra a colpi di denunce di sprechi e bracci di ferro sulle nomine. Ma adesso che – deposte le armi e usciti in modo diverso dalla scena politica Marco Venturi e Raffaele Lombardo – a descrivere l’Asi di Agrigento sono i magistrati, l’immagine che ne vien fuori è quella di un consorzio gestito come un’azienda personale. Con aumenti di stipendio che la Procura ritiene ingiustificati, ma anche con gare d’appalto indette senza copertura finanziaria e con una sfilza di incarichi affidati – secondo i pm senza fornire spiegazioni – ad avvocati vicini al presidente.
L’inchiesta sull’Asi di Agrigento condotta dal procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e dagli aggiunti Giacomo Forte e Luca Sciarretta si traduce in un avviso a comparire notificato a undici indagati, tutti accusati di abuso d’ufficio. Per tre di loro, l’ex presidente Stefano Catuara e gli ex dirigenti Antonino Casesa e Rosario Gibilaro, si aggiunge anche il peculato, mentre Catuara – che LiveSicilia.it ha tentato invano di contattare per una replica – è indagato anche per truffa.
La parte più corposa dell’inchiesta riguarda i compensi “allegri” dell’Asi. Concessi principalmente a Casesa, che secondo i magistrati avrebbe ottenuto “un ingiusto vantaggio patrimoniale” da 185.903,74 euro: effetto di una promozione da dirigente di terza fascia a dirigente di prima fascia decisa “senza che fosse adottato un regolamento interno che stabilisse tale passaggio e in violazione della deliberazione della giunta di governo del 30 settembre 2008 con cui si stabiliva il divieto di procedere per il futuro a promozioni”. Per quest’accusa sono stati chiamati in causa dieci degli undici indagati: oltre a Catuara, Casesa e Gibilaro, sul registro degli indagati sono stati iscritti i nomi dei componenti del comitato direttivo Maurizio Bonomo, Eugenio Esposto, Salvatore Gangi, Francesca Marcenò, Filippo Siracusa e Giuseppe Sorce e del revisore dei conti Girolamo Cutrone.
Nell’elenco delle accuse, poi, c’è una sfilza di “gratifiche” che, secondo i pm, non avrebbero potuto essere concesse “in assenza di strumenti contabili per gli anni 2010 e 2011”: due tranche da 34.143,46 e 36.122,06 euro di bonus per Catuara, una da 8.617,65 euro per Bonomo, 8.538,71 euro per Sorce, 10.175,76 euro per Siracusa, 10.742,95 euro per Marcenò, 10.935,24 euro per Gangi e 8.538,28 euro per Esposto. A questi compensi ne vanno aggiunti altri concessi a persone non indagate: si tratta di gettoni concessi agli altri 8 componenti del comitato direttivo per un totale di oltre 20 mila euro. Per questo motivo sono finiti sul registro degli indagati Catuara, Casesa, Gibilaro, Bonomo, Esposto, Gangi e Siracusa.
Nelle carte, però, c’è di tutto. Dall’acquisto di “beni che non rientrano nel perseguimento degli obiettivi dell’Asi” (telefonini, fiori per la festa della donna, uno stage per il presidente Catuara, panettoni e spumante) all’indizione di una gara d’appalto da 134 mila euro “in assenza di qualsiasi copertura finanziaria” e nonostante si trattasse secondo i pm di “esigenze cui l’Asi poteva far fronte con personale in servizio”, dal versamento di contributi previdenziali per l’attività da avvocato di Catuara alla doppia in un albergo di Milano pagata anche per un collaboratore. Per arrivare a una sfilza di incarichi ad avvocati, concessi secondo i magistrati “senza specificazione dei criteri di scelta”: fra i beneficiari due legali dello studio di Catuara e la moglie di uno di questi, ma anche un noto avvocato agrigentino e sua figlia.
L’Asi di Agrigento, del resto, è sotto i riflettori da anni. Prima ad accendere l’attenzione sul consorzio furono il mensile “S” e un articolo di Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera, che attirarono l’attenzione della Procura sulla nomina di un carrozziere, insegnanti, applicati di segreteria, impiegati dell’Enel e una venditrice porta a porta nel cda, poi l’allora assessore alle Attività produttive Marco Venturi, che denunciò quelli che riteneva essere sprechi. Una denuncia cui fece eco quella del commissario nominato proprio da Venturi al posto di Catuara, Alfonso Cicero. Che fra i suoi primi gesti mise alla porta Callari, Casesa (poi reintegrati) e Gibilaro. Tre persone che nei prossimi giorni dovranno essere sentite in Procura.
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21 Luglio 2013, 18:03