04 Aprile 2018, 15:36
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CATANIA – Una bufera giudiziaria soffia sulla Lega siciliana. C’è anche il nome del catanese Angelo Attaguile nel ruolo di istigatore insieme al deputato catanese Alessandro Pagano (nei suoi confronti si procede separatamente) tra gli indagati nell’inchiesta per voto di scambio che stamattina ha portato all’arresto dell’ex deputato regionale Salvino Caputo.
“Salvatore Caputo, Mario Caputo, Benito Vercio e Stefano Vinci sono indagati perché in concorso morale e materiale tra loro e con Alessandro Pagano e Angelo Attaguile (istigatori, nei confronti dei quali si procede separatamente), Salvatore Caputo detto ‘Salvino’ e Mario Caputo quali autori materiali, Vercio e Vinci quali agevolatori, con notizie dai medesimi riconosciute false, con artifizi, raggiri o comunque con mezzi illeciti atti a diminuire la liberta’ degli elettori, esercitavano pressioni per costringerli a votare in favore di Mario Caputo, alle elezioni regionali”, così scrive il gip di Termini Imerese, Stefania Galli, nel provvedimento emesso oggi su richiesta della Procura guidata da Ambrogio Cartosio, che ha stabilito gli arresti domiciliari per i fratelli Caputo e un ‘procacciatore di voti’.
Le intercettazioni per i magistrati definiscono il ruolo di Attaguile e del deputato Pagano, coordinatori, rispettivamente, della Sicilia orientale e della Sicilia occidentale del movimento leghista Noi con Salvini. Il 29 settembre dello scorso anno alle 14.36 Salvino Caputo apprende da una sua collega che l’istanza di riabilitazione è stata rigettata. Non poteva candidarsi per le regionali. L’esponente della lista Noi con Salvini ha chiesto un parere legale all’avvocato amministrativista Gaetano Armao. Alle 15.58 nel corso di una telefonata con Alessandro Pagano, Salvino Caputo, pur sapendo che il provvedimento è stato bocciato, comunica al leader di Noi con Salvini che la decisione era stata rinviata e quindi non poteva essere candidato. Ed è in questa telefonata che nasce l’idea di candidare un familiare dell’avvocato di Monreale. “Senti, mi devi fare una cortesia – dice Pagano a Caputo -, non possiamo prendere settemila o sei mila voti e buttarli al macero. Scusa, male che va candidi tuo figlio. Tu continui ad essere più forte di tutti. Io so già la soluzione qual è. Caputo senza fotografie e Gianluca, non so come si chiama tuo figlio, detto Salvino. Punto e basta, funziona così”. Un inganno secondo la procura e il gip di Termini Imerese nei confronti degli elettori. La scelta di Pagano è condivisa anche da Angelo Attaguile. Lo stesso giorno, il 29 settembre alle 18.13, Attaguile parla con Caputo: “Ho parlato con Alessandro, la soluzione che ha posto lui è ottima. Quella ‘detto Salvino’. Candidare tuo figlio e stare tutto così com’è e poi ci si mette ‘detto Salvino’. La tua la mantieni lo stesso. Questa candidatura, mettendoci il nome di tuo figlio. Però ci metti ‘detto Salvino'”. Il figlio di Caputo non fu candidato, ma in lista finì Mario Caputo, fratello di Salvino, e volantini elettorali riportavano il cognome ma non il nome. Mario Caputo non fu eletto.
Inoltre nell’ordinanza del Gip si legge che Benito Vercio (indagato, ndr), per ottenere voti a favore di Salvuccio Caputo, avrebbe promesso a Guergio (che a sua volta avrebbe accettato la promessa) che gli avrebbe fatto ottenere il trasferimento in un’altra filiale della banca per la quale lavorava “grazie all’interessamenti di Angelo Attaguile”. Resta da comprendere se la promessa poi sia stata mantenuta.
Il segretario regionale della compagine salviniana, però, si dice estraneo all’inchiesta. Angelo Attaguile attraverso una nota replica: “Mi meraviglio di questa inchiesta giudiziaria a sorpresa in quanto non ho ricevuto nulla, sono molto sereno perché sono stato sempre attento al mio operato, vedi anche i miei trascorsi in Commissione Nazionale Antimafia e quello di assoluzione con revisione di un processo ingiusto con condanna del CSM al pm che mi indagò, e confermo quanto ho sempre detto che non ho mai fatto alcun voto di scambio come si vuol far credere da alcuni giornali in quanto non ho mai sostenuto un singolo candidato ma tutta la lista del partito e non mai fatto alcuna promessa o accordo elettorale. Quindi, l’unica accusa che posso ipotizzare come leggo dai giornali, ossia quella di aver condiviso la tesi proposta dall’on. Alessandro Pagano a Salvino Caputo, considerata la sua situazione giudiziaria che non era ancora stato riabilitato per la candidatura, che poteva restare lo stesso impegnato nella campagna elettorale candidando suo figlio detto ‘Salvino’ in quanto ci assomiglia, tant’è che tutti lo chiamano il piccolo Salvino, che io avevo conosciuto quindici giorni prima appena laureato, però mettendoci il proprio nome di nascita con l’aggiunta detto ‘Salvino’. Non vedo alcun reato, in quanto già è identificabile e lo stesso elettore poteva benissimo verificare nei seggi elettorali sui manifesti elettorali in cui è riportato nome e cognome di ogni candidato. E’ una tecnica di presentazione elettorale che convalida e rafforza l’identità dello stesso candidato. Tutto questo è stato sempre fatto da tutte le componenti politiche quindi non vedo di che cosa mi si vuole accusare. Continuo ad impegnarmi ancora nel progetto della Lega e di Matteo Salvini perché non metto in discussione la mia onorabilità. Spero che tutto questo non sia stato fatto per sollevare un polverone considerato che per domani sono previste le consultazioni del Capo dello Stato sulla formazione del nuovo governo. Infine, faccio presente che, come sanno tutti, mi sono occupato esclusivamente della formazione delle liste nella Sicilia Orientale”, commenta il candidato sindaco in pectore.
Un’altra tegola giudiziaria, dunque, si abbatte di riflesso sulla campagna elettorale delle comunali etnee dopo l’avviso di conclusioni indagini per corruzione elettorale notificato al consigliere comunale Riccardo Pellegrino in corsa con la lista civica “Catania nel cuore”.
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04 Aprile 2018, 15:36