13 Gennaio 2017, 11:55
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PALERMO – Scendono a nove le donne della lista M5s per le Amministrative di Palermo e ora la partecipazione dei pentastellati al voto di primavera è a rischio. Giovanna D’Agostino, tra i quaranta nomi più votati al primo turno delle comunarie, decide di seguire la stessa strada già intrapresa da Tiziana Di Pasquale e Ivana Cimò: fuori dalla corsa e la prima conseguenza è che il numero della presenza femminile, scendendo a nove, costringerà i vertici del movimento a presentare una lista di appena 27 nomi. La legge, infatti, impone la presenza di almeno un terzo di uno dei due generi: con appena nove donne in lista, dunque, la presenza maschile non potrà che fermarsi a 18. La lista però è ridotta all’osso e ulteriori forfait potrebbero mettere a rischio la presentazione del simbolo alle Amministrative dal momento che la legge impone un numero minimo di componenti ai nastri di partenza: devono partecipare almeno i due terzi dell’assemblea per cui si va al voto, che nel caso dei 40 consiglieri di Sala delle Lapidi significa proprio 27 componenti. Una situazione che mette in bilico la lista grillina, a meno che lo staff nazionale non decida di inserire nuovi nomi femminili che non hanno partecipato alle comunarie.
“Al momento non esistono le condizioni per portare avanti un progetto comune legato ai valori del movimento – scrive su Facebook D’Agostino -. Ringrazio coloro che mi hanno accordato la loro fiducia e incoraggiato a intraprendere questa strada, ma al momento mi fermo qui”. E’ l’ultimo segnale di un malessere diffuso tra i grillini palermitani, divisi tra la corrente vicina al deputato regionale Giampiero Trizzino e i ‘fedelissimi’ del gruppo rappresentato dai deputati nazionali palermitani Nuti, Mannino, Di Vita, Lupo e Di Benedetto. Sul tavolo c’è l’opposizione a uno dei due nomi rimasti in corsa per la candidatura a sindaco: quello di Ugo Forello. Se, infatti, gli addii di Giulia Argiroffi e Giancarlo Caparrotta rappresentano un endorsement indiretto al fondatore di Addiopizzo, quelli di Di Pasquale, Cimò, D’Agostino e di un altro attivista, Alberto Munda, rientrano nell’emisfero contrario a quello dei sostenitori dell’avvocato penalista “Quella di Giovanna D’Agostino è una scelta di coscienza – sussurra una voce interna al movimento -. Non riconosce i principi fondamentali del movimento nella compagine che si è configurata dopo le comunarie”.
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13 Gennaio 2017, 11:55