04 Novembre 2018, 06:12
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PALERMO – Trecento pensionamenti nel 2019, o forse anche di più, e il rischio che gli uffici del Comune di Palermo vadano letteralmente in tilt. Il tema più dibattuto di queste settimane è quello della “quota 100”, ossia della riforma della legge Fornero sulle pensioni annunciata dal governo nazionale: un provvedimento che in Italia potrebbe riguardare centinaia di migliaia di persone che potrebbero quindi lasciare il lavoro con largo anticipo, con ricadute a cascata anche nel settore pubblico.
Al momento il provvedimento non è stato ancora definito nei dettagli e le proiezioni sui possibili effetti sono varie e incerte, ma quel che è sicuro è che la Pubblica amministrazione potrebbe ritrovarsi a fronteggiare un vero e proprio esodo in settori come la sanità, la scuola e gli enti locali. Non è un caso che perfino il ministro per la Funzione pubblica, Giulio Bongiorno, sia intervenuta per annunciare una norma ad hoc per i dipendenti pubblici che consenta di applicare la quota 100, ma senza bloccare i servizi.
Al comune di Palermo si fanno i conti, almeno sui dipendenti diretti. Secondo i dati contenuti nel bilancio 2018, al primo gennaio di quest’anno c’erano in servizio 6.453 dipendenti di cui 4.054 full time e 2.399 part time, 657 a tempo determinato e 5.796 a tempo indeterminato, al netto di Coime e Lsu. Nel 2019 dovrebbero andare in pensione poco più di un centinaio di persone ma, con la quota 100, il numero potrebbe superare le 300 unità. Un calcolo complesso, ma soprattutto ancora incerto perché non si conoscono i dettagli della riforma pensionistica. Una delle variabili, per esempio, è il divieto di cumulo con altri redditi: geometri, architetti o ingegneri, seppur in pensione, non potrebbero aprire una partita iva per “arrotondare” le entrate mensili, almeno per un paio d’anni. Una prospettiva che potrebbe indurre molti comunali a restare in servizio. Così come c’è un’altra variabile da considerare: prima si va in pensione, meno contributi si versano e quindi più basso sarà l’assegno mensile. Non è detto che, pur avendone la possibilità, qualcuno non decida di restare al suo posto attendendo di maturare una maggiore anzianità di servizio.
Gli uffici però sono ugualmente in fibrillazione, anche perché si teme che i numeri possano addirittura aumentare. Se di colpo il Comune perdesse centinaia di dipendenti, senza un adeguato turn over che deve passare dai concorsi, molti servizi potrebbero andare in crisi. “L’età media dei dipendenti comunali è di 54 anni – dice Nicola Scaglione del sindacato Csa – ed è tenuta bassa solo dai precari. Ad oggi i dipendenti con meno di 40 anni sono soltanto poche decine. Un’atavica mancanza di personale che, con la quota 100, non potrà che acutizzarsi”.
A entrare in crisi potrebbe essere la Polizia municipale, che nei prossimi anni sarà colpita da centinaia di pensionamenti che renderanno ancora più esigua una dotazione organica già all’osso, così come uffici chiave della macchina comunale, come ad esempio i Tributi o la Ragioneria generale. Per non parlare delle società partecipate, dove si prevedono esodi altrettanto importanti.
“Ben vengano provvedimenti utili a ringiovanire la forza lavoro nella pubblica amministrazione – dice il sindaco Leoluca Orlando – Ma se accanto a norme che facilitano il pensionamento non si affiancano norme che rendono più facile e veloce l’assunzione di nuovo personale, tutto questo rischia di trasformarsi in una vera e propria tragedia per la funzionalità dei servizi essenziali”.
Il Comune è impegnato in una sorta di censimento, prendendo in considerazione ufficio per ufficio, nella speranza che la nuova riforma delle pensioni non metta nei guai Palermo. “Bisogna garantire la continuità dei servizi – dice Tony Sala, capogruppo di Palermo 2022 in consiglio comunale – In attesa di conoscere i dettagli delle nuove norme e nelle more di eventuali concorsi, il Comune non può farsi trovare impreparato: già nel prossimo bilancio di previsione bisognerà fare i conti con le risorse a disposizione ma, nel frattempo, è necessario anche effettuare una ricognizione del personale a oggi in servizio. Ad andare in pensione potrebbero essere anche dipendenti che, in molti casi, rappresentano la memoria storica degli uffici: serviranno affiancamenti mirati per preparare i colleghi a subentrare nei ruoli“.
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04 Novembre 2018, 06:12