19 Maggio 2017, 05:02
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CATANIA – Tre pentiti di spessore, ritenuti credibili dalla Procura di Catania, sostengono che il consigliere comunale Riccardo Pellegrino, Pdl, e Lorenzo Leone, Pd, Presidente della municipalità Librino, sarebbero stati votati, alle ultime comunali, da ambienti malavitosi. Pellegrino e Leone, che si sono sempre detti estranei ad ogni coinvolgimento, sono stati attenzionati dalla Commissione regionale e nazionale Antimafia per i rapporti di parentela che scottano ma hanno sempre replicato punto per punto alle accuse. Da anni, però, è rimasta inascoltata la richiesta di accesso ispettivo nel Comune di Catania, fatta dal vicepresidente della Commissione Antimafia Claudio Fava alla Prefettura.
LE RIVELAZIONI SU LEONE – Il pentito Fabrizio Nizza ha dichiarato, interrogato dai pubblici ministeri catanesi, quanto appreso dal pentito Davide Seminara, cioè che alcuni giovani legati alla mafia sarebbero andati a “raccogliere voti” per Lorenzo Leone, presidente della municipalità di San Giorgio e Librino, noto per l’attivismo sociale e politico, fratello di Gaetano Leone, “il cui casellario giudiziale -scrive l’Antimafia regionale- evidenzia numerosissimi procedimenti penali tra i quali si evidenzia, con sentenza della Corte di Appello di Catania divenuta irrevocabile il 25 marzo 2011 la condanna per il reato di cui all’art. 416 bis c.p., nonché per un numero significativo di estorsione…”. Intervistato da Livesicilia, Leone ha sottolineato che “tutti” conoscono il suo operato e che essere fratelli “non è reato e meno ancora una colpa…non vedo e non frequento mio fratello da anni, so solo che è detenuto da 15 anni”.
LE ACCUSE A PELLEGRINO – Ad accusare il consigliere Riccardo Pellegrino è, invece, il pentito Salvatore Viola, ex soldato dei Santapaola, secondo il quale la campagna elettorale delle comunali, a San Cristoforo, sarebbe stata fatta da “persone organiche”. Viola è stato in passato minacciato dal boss dei Carcagnusi, Nuccio Mazzei e da Gaetano Pellegrino, imputato di associazione mafiosa nel processo Ippocampo e fratello del consigliere Riccardo Pellegrino. Gaetano Pellegrino, detto “U funciutu”, già condannato per estorsione e per le minacce al pentito Viola, è ritenuto una delle persone più vicine al boss Mazzei. Dal canto suo, Riccardo Pellegrino non ha mai negato l’amicizia con Carmelo Mazzei, figlio incensurato del capomafia, sottolineando di non aver mai ricevuto sostegno dalla criminalità organizzata, ma di essere apprezzato per il lavoro svolto nei quartieri disagiati, “proprio dove il Comune è assente”. Pellegrino, come ha sostenuto il procuratore Carmelo Zuccaro in commissione nazionale Antimafia, “potrebbe essere destinatario di una misura di prevenzione”.
L’INDAGINE – Dopo la relazione della commissione Antimafia, la Procura di Catania ha aperto un fascicolo per voto di scambio aggravato. Allo stato, secondo quanto risulta a Livesicilia, i magistrati non avrebbero in mano gli elementi per sostenere in giudizio l’accusa e, per questo, starebbero procedendo con la richiesta di archiviazione.
L’INTERVENTO – “Se fratelli e sodali di noti mafiosi possono sedere impunemente nel consiglio comunale di Catania, distribuiti tra banchi di opposizione o di maggioranza, vuol dire che in quel consiglio e sull’attuale amministrazione c’è il rischio concreto di un condizionamento criminale”, sono le parole di Claudio Fava, vicepresidente della Commissione Antimafia che, nel gennaio 2016 ha chiesto alla Prefettura di Catania, l’istituzione di una commissione d’accesso nel Comune per i necessari atti ispettivi. Richiesta rimasta inascoltata che servirebbe anche a fare chiarezza.
LA REPLICA – “In nome e per conto del mio assistito, Riccardo Pellegrino, non posso esimermi dal manifestare il più totale disappunto in ordine al contenuto dell’articolo giornalistico pubblicato sul Vs quotidiano web in data 19 maggio 2017 a firma di Antonio Condorelli”. Inizia così la “richiesta di rettifica” inviata da Giuseppe Rapisarda, legale di fiducia del consigliere comunale Riccardo Pellegrino, nella redazione di Livesicilia.
“Sono purtroppo costretto a rilevare, con estremo rammarico che ancora una volta – prosegue il legale – così come avvenuto in precedenza, da ultimo in data 14 gennaio 2016 con un articolo sempre a firma del Sig. Condorelli, il Sig. Pellegrino è stato destinatario di accuse e illazioni delle quali non è dato sapere né da quali fonti provengano, né da quali riscontri oggettivi siano supportate”.
Dopo la nuova inchiesta di Livesicilia, l’avvocato aggiunge: “Mi corre l’obbligo di chiarire alcuni aspetti delle gravi affermazioni contenute nel citato articolo che altrimenti, riportando degli elementi privi di qualsivoglia dignità processuale, rischierebbe di trasformarsi in un attacco ad orologeria in quanto pubblicato in prossimità di un appuntamento elettorale nel quale il Sig. Pellegrino potrebbe fornire il suo contributo. Invero il giornalista dopo aver fatto riferimento alle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, delle quali non è dato rilevare allo stato nessun riscontro circa l’attendibilità e la veridicità di quanto dichiarato, per quanto è dato sapere, nemmeno in sede di pubblica udienza, sottolinea ancora l’ambigua vicinanza del Pellegrino a determinati ambienti malavitosi dai quali avrebbe ricevuto una sorta di sostegno elettorale”.
E ancora: “Il riferimento, inoltre, alla frequentazione del signor Pellegrino con Carmelo Mazzei, viene enfatizzato dal firmatario dell’articolo come se fosse una nota di demerito per il consigliere comunale avere rapporti di frequentazione con un vecchio amico di infanzia che aspira a diventare sacerdote, pur se figlio di un capomafia”.
“Invero – spiega ancora il legale – il sig Carmelo Mazzei oltre ad essere soggetto assolutamente privo di qualsivoglia pregiudizio penale, risulta essere stato compagno di scuola del Riccardo Pellegrino presso l’istituto Salesiano di Catania di via Madonna delle Salette e, inoltre, risulta aver intrapreso la nobile via delle vocazione sacerdotale”.
Tale circostanza dimostrerebbe, al contrario, un lodevole atteggiamento del Pellegrino che, in uno ad altri componenti della comunità ove lo stesso è cresciuto, non si rassegna all’ineluttabilità di una condizione avversa, ma si impegna attivamente per realizzare un concreto miglioramento che parta dalle coscienze dei cittadini stessi, ripudiando qualsiasi discriminazione dettata da ragioni di carattere parentale o dalla provenienza territoriale ghettizzata. Sarebbe opportuno, infine, che Condorelli specificasse da quali fonti abbia ricevuto la notizia di un possibile procedimento di prevenzione nei confronti del Sig Pellegrino, atteso che, per quanto risulta a questo difensore, il proprio assistito si sia sempre volontariamente sottoposto a qualsiasi chiarimento davanti all’Autorità giudiziaria al fine di fugare ogni dubbio circa la propria posizione e non ha mai ricevuto contestazione alcuna per addebiti connessi alle presunte accuse di collaboratori di giustizia.
L’affermazione secondo la quale “non si escludono possibili misure di prevenzione”, appare, dunque, una esternazione gravemente insunuante, frutto di una personale deduzione del firmatario dell’articolo, disancorata del tutto da elementi concreti che possano giustificare una simile gratuita propalazione diffamatoria e ci auguriamo esente da personalistici propositi di ostruzionismo politico. Ora. Il tenore delle notizia, inopinatamente diffusa nei termini sopra rassegnati, determina un gravissimo danno all’immagine del Pellegrino, ma soprattutto rischia di pregiudicare la possibilità dello stesso di poter accedere ad una prossima candidatura, gettando ombre sull’impegno profuso nel corso della di lui attività politica a beneficio di territorio di questa città spesso ignorati dalle istituzioni”.
LA RISPOSTA – Egregio avvocato, siamo stati rassicurati telefonicamente dal suo assistito che continuerà il percorso politico intrapreso. Ci limitiamo all’esercizio del dovere di cronaca nonostante i precedenti, anche quando si parla del Comune di Catania.
Antonio Condorelli
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19 Maggio 2017, 05:02