30 Giugno 2015, 06:29
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CATANIA – Nessun dissesto imminente. Non che il Comune di Catania sia totalmente fuori pericolo, ma l’assessore al Bilancio, Giuseppe Girlando, non sembra molto preoccupato rispetto a quanto affermato dalla Corte dei Conti nella relazione semestrale sullo stato di attuazione del piano di rientro. Non quanto i capigruppo e i consiglieri comunali che, proprio per capire la nota inviata qualche giorno fa e riferita alla verifica dei giudici contabili del rispetto del piano di riequilibrio cui ha avuto accesso l’Ente, lo hanno convocato per stamattina. Anche perché “l’accertamento, da parte della Sezione regionale di controllo – scrive la Corte dei conti – del grave e reiterato mancato rispetto degli obiettivi intermedi del piano, costituisce una delle cause che può condurre l’ente alla dichiarazione del dissesto”.
Tra le tante criticità segnalate e che hanno allarmato i rappresentanti dell’assemblea ci sarebbero 50 milioni di debiti che il Comune avrebbe contratto ma che non sarebbero stati inseriti nel documento predisposto dalla giunta Stancanelli (approvato il 2 febbraio del 2013), mettendo a rischio l’intera operazione risanamento. “Passività sottostimate e non aggiornate” – scrive la Corte che parla di “mancato inserimento di una rilevante porzione dei debiti in attesa di riconoscimento all’interno del piano di riequilibrio approvato dall’ente”. Un aspetto che potrebbe portare a gravi conseguenze. “L’eventuale emersione di ulteriori passività e criticità – si legge nella relazione – può determinare effetti pregiudizievoli ai fini della valutazione delta sostenibilità del piano e della possibilità di pervenire ad un effettivo risanamento finanziario”.
Nel dettaglio: nel piano di rientro, la complessiva esposizione debitoria riportata “risultava pari a poco più di 94 milioni di euro, considerando, oltre che I debiti fuori bilancio censiti e le passività potenziali Individuate, anche quelli esistenti verso le società partecipate” – scrivono i giudici. La nota del revisore, allegata al rendiconto dell’esercizio finanziario 2013, ha attestato la presenza di debiti fuori bilancio in attesa di riconoscimento pari ad curo 122.835.691,85. […] – proseguono evidenziando “una situazione notevolmente deteriorata rispetto a quella dichiarata al momento dell’approvazione del piano”. Non solo: secondo una quantificazione più aggiornata, i debiti alla data del 23 marzo 2015, pari ad curo 134.676.486,45, “con un aggravamento sostanziale della massa debitoria di oltre 40 milioni di euro”. In sostanza, “I dati appena descritti permettono di individuare, rispetto ai 134.676.486,45 euro l’esposizione debitoria complessiva, 84.220.978,21 euro ricompresi nel piano, mentre oltre 50 milioni di euro di passività restano non considerati ai momento della redazione del piano”.
Una “grave incongruenza” per la Corte, ma che non esisterebbe nella sostanza secondo Girlando, che premette: “Noi siamo in una fase di controllo semestrale. In questa fase, la corte dei conti per un verso verifica l’andamento del secondo semestre 2014, dichiara in maniera chiara che la gestione del piano di rientro è più che ottimale. Il risparmio realizzato dalla nostra amministrazione è maggiore di 14 milioni rispetto a quello preventivato – afferma. Le criticità sollevate dalla Corte attengono, invece, alla fase di redazione del piano. Innanzi tutto – continua – questa valutazione della Corte è frutto di dati non omogenei, quelli trasmessi al Ministero dell’Interno. Ma la cosa importante è che non si tratta di maggiori debiti, perché in realtà questi sono stati pagati dal Comune, quindi non c’è un’esposizione maggiore”.
Secondo Girlando, l’obiezione della Corte nascerebbe da una nuova e diversa interpretazione “puramente formale” dei dati, sul modo di pagare i debiti fuori bilancio. “Fino al 2013 – spiega – c’era una giurisprudenza che diceva che, in presenza di debiti fuori bilancio da sentenza, occorreva provvedere all’immediato pagamento, perché non pagare avrebbe creato danni da interessi, e poi fare il riconoscimento. E il Comune di Catania ha pagato questi debiti senza il riconoscimento. Mentre, da una giurisprudenza recente, alcune sezioni hanno detto che prima di pagare, occorre il riconoscimento. Ma dalla imperfezione del percorso procedurale – insiste – non discende che ci sono debiti in più. Soltanto che non sono stati inseriti”.
Sembrerebbe, secondo l’assessore, che questo elenco di debiti fuori bilancio pagati ma non riconosciuti sia stato trasmesso a Roma. Comunque, lui ha chiesto agli uffici di fare dei prospetti di sintesi con cui vengano rappresentati i debiti uno a uno, per darli ai revisori. “In ogni caso – ribadisce l’assessore – non siamo in una fase di dissesto. Siamo nella fase di controllo semestrale e il dato formale non modifica il dato sostanziale: che i debiti sono pagati con somme recuperate dai bilanci del comune. Non è una massa passiva maggiore”.
Ma non si fermano qui i rilievi mossi dai giudici contabili che elencano ancora una serie di elementi poco chiari nei conti del Comune: l’esposizione debitoria, ai rapporti con gli organismi partecipati, al maggiore disavanzo di amministrazione, alla bassa capacità di riscossione delle entrate, all’operazione di riaccertamento dei residui. Tutte voci che rendono comunque “sorvegliato speciale” l’Ente e il suo percorso di risanamento.
“Quello delle società partecipate è un tema importante – continua Girlando. L’obiezione della Corte è più che legittima – prosegue. Il Comune non ha portato la conciliazione dei dati, ma prima dell’approvazione del Bilancio, lo farà. In realtà, non emergono passività nuove e le conciliazioni verranno certificate. La cosa importante è che i bilanci delle società non chiuderanno in perdita”. In relazione alle entrate, i giudici sono caustici: “La gestione di cassa è fortemente influenzata dall’assoluta incapacità dell’ente di procedere ad un’efficace riscossione delle entrate accertate”.
Una situazione di cui è consapevole l’assessore. “La capacità di riscossione è ancora inferiore a quella che dovrebbe – dice. L’appalto esterno, che non ha dato la svolta che occorreva, termina a dicembre e poi il servizio andrà di nuovo in gara. Un servizio, quello esternalizzato, su cui hanno qualcosa da ridire anche i magistrati contabili. “Le predette carenze – scrivono – non giustificano l’esistenza dì una spesa pari a circa 1,5 milioni di euro per la riscossione dei tributi così come l’esistenza di Incentivi per il recupero che, nell’esercizio in esame, risultano pari a 658 mila euro”.
La Corte dei conti muove anche un altro appunto, il mancato coinvolgimento del Consiglio comunale e invita l’amministrazione a portare le delibere relative ai debiti fuori bilancio, con sentenza ma anche senza, in modo da poter contabilizzarli. Consiglio che spesso salta per mancanza di numero legale. Eppure, non riconoscere le delibere potrebbe aggravare la già precaria situazione finanziaria. “Forse è l’uso della parola riconoscimento a fare paura – afferma Girlando. Non si tratta di attribuire un vantaggio a qualcuno che non ne ha diritto. È il pareggiamento contabile di una situazione reale. Un atto dovuto. La presentazione in Consiglio delle delibere è stata più volte reiterata – sottolinea. Purtroppo non si raggiungono le maggioranze e i numeri legali e quindi queste posizioni vengono rinviate. Ovviamente, il problema per i debiti di cui alla lettera E è che se i creditori, anziché attendere il riconoscimento fanno azione giudiziaria – conclude – è probabile che il Comune vada a pagare di più”.
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