15 Ottobre 2019, 18:55
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Chi è Leoluca Orlando? E’ il sindaco che ha cambiato davvero Palermo o l’ha soltanto tinteggiata con un velo di trucco? E’ la trivella capace di arrivare in profondità o lo scalpello che fende una superficie? La clessidra corre. Tra un po’ si scende, cioè dopo le elezioni del 2022. Il carro di Palazzo delle Aquile andrà avanti da sé. Il ciuffo di Luca sarà un reperto, con le successive conseguenze di esultanza o lutto politico. Ecco perché al presente vale porsi la domanda: chi è Leoluca Orlando?
Scartabellando ‘La primavera breve’, libro fondamentale del giornalista Fabrizio Lentini che racconta una stagione indimenticabile, con un occhio sul movimento ‘Città per l’uomo’, si trova un giudizio che può sorprendere. Diceva il palermitano Sergio Mattarella, non ancora Presidente e ‘semplice giudice costituzionale: “Per me la Primavera di Palermo è finita nel 1990. Stavamo cambiando molto: in profondità, gradatamente, ma velocemente (…). Bisognava continuare. Per questo giudicai un errore la scelta di creare la Rete. Orlando voleva dare un’accelerazione che capitalizzasse il rinnovamento. In realtà lo incanalò su un binario morto”.
Si tratta di una valutazione che va contestualizzata, nel periodo in cui fu concessa, il libro è di qualche anno fa, per la lettura squisitamente politica e per il tempo a cui si riferisce. Ma, per quanto sfiori soltanto il tema proposto, lo interseca, stuzzicando riflessioni e interrogativi.
Nello stesso volume, Pino Toro, nome legato all’esperienza di CxU, dice in quella identica prospettiva storica: “Luca fece più che il sindaco di Palermo, il leader nazionale (…) Non è un caso se le grandi infrastrutture a Palermo non si sono mai viste, e ancora oggi paghiamo un gap con il resto d’Italia. Tuttavia l’esperienza della Primavera rimane una delle pagine più esaltanti della storia della nostra città”. E adesso aggiunge: “Nonostante le criticità, so che grazie a Leoluca Orlando c’è stata una svolta fondamentale. E che, senza di lui, la città non sarebbe cambiata e il palazzo sarebbe stato preda del malaffare”.
Rinnovamento o maquillage, allora? Tornando al presente, Alberto Mangano, già consigliere comunale, già assessore, compagno di strada, sempre criticamente libero, del Professore, risponde: “Se guardiamo la storia, con Orlando c’è stato un profondo cambiamento, per una convergenza di fattori, certo, ma c’è stato un personaggio, e parlo proprio di Luca, capace di trarne una spinta decisiva. Ricordiamoci che cosa era Palermo e che cosa era la sua classe politica. C’era la convinzione che niente potesse mutare. Orlando ha innescato una grande rivoluzione, rompendo un clima impenetrabile. Poi è vero che oggi le amministrazioni comunali si muovono in condizioni oggettive difficili. Se osservo il panorama, penso che Luca lo rimpiangeremo. Non mi sembra che il quadro sia molto rassicurante”.
Aldo Penna, deputato grillino, dice: “Qualcosa è cambiato, impossibile negarlo, ma non tanto quanto ci si aspettava. Quando Orlando è stato eletto sindaco nel ’93, con la Rete, la mafia la faceva da padrona anche dentro ai palazzi e adesso la sua presenza si è molto attenuata. Ricordo quella giunta che spezzò antiche consuetudini e ricordo personalità come Alessandra Siragusa, purtroppo scomparsa. Ma credo che non abbia funzionato il cambiamento nei servizi, nelle cose quotidiane. La città è sporca ed era sporca. Il secondo Orlando ha tradito il primo. Come? Il primo catalizzava la speranza, il secondo catalizza delusione. Chi l’ha votato alle scorse elezioni è stato mosso dalla disperazione, perché non c’erano concorrenti all’altezza, capaci di intercettare il bisogno di una rottura”.
Pietro Busetta, economista: “Orlando è ancora certamente una rivoluzione. Questa città comincia ad avere un’idea di futuro con la mobilità, con il tram, con le pedonalizzazioni, con Manifesta, con la Capitale della cultura… C’è una transizione verso la modernità e il merito è suo. Abbiamo delle difficoltà nella gestione ordinaria, ma non è un caso se molti investitori stranieri hanno scelto Palermo. Le carenze? Per sconfiggere Rinaldo occorre un Orlando, ma per realizzare i miracoli sono necessari gli arcangeli…”.
Fratel Mauro Billetta combatte contro i draghi del disagio a Danisinni, nella periferia più fonda che c’è. E non usa formule di compromesso: “A parole ci siamo, la visione orlandiana ci trova allineati. Il punto è che il cambiamento di una città è frutto di un’operazione costante nei territori e noi la stiamo attendendo. Qui ci sono diritti basilari, la scuola, il lavoro, le infrastrutture, incredibilmente negati. Qualcuno – sorride amaramente Mauro – potrebbe considerarli dettagli, ma sono proprio i dettagli che danno la misura del benessere di una vita normale”.
Piero Melati, giornalista, scrittore, direttore artistico di ‘Una Marina di libri’ è la voce narrante che chiude: “Orlando è il grande specchio di Palermo, della peste e del modo di uscirne. Che ci sia stato un cambiamento è un dato di fatto, che lui abbia avuto buon gioco per mancanza di personaggi di uguale carisma è storia. Che si sia andati in profondità o non è il vero lascito, il dilemma, del sindaco. Solo la città potrà decidere se è cambiata in profondità o in superficie. Ci sono segnali convincenti nell’uno o nell’altro senso”.
Un enigma. Un rompicapo. Un finale ancora da scrivere. Un riflesso in uno specchio non semplice da decifrare. Alla domanda iniziale se ne aggiunge una seconda, dunque. Chi è Leoluca Orlando? Cosa sarà Palermo?
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15 Ottobre 2019, 18:55