09 Agosto 2016, 06:04
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PALERMO – E’ quasi fatta all’Ars per la riforma della legge elettorale dei Comuni. Una nuova normativa con cui i partiti hanno cercato di rafforzare i bastioni del Palazzo preso d’assalto dalle forze antisistema. Una mossa difensiva che è stata duramente criticata dal Movimento 5 stelle e da Leoluca Orlando. Che non è solo il presidente del’Anci, ma è anche il sindaco senza partito da battere alle prossime amministrative di Palermo, che saranno lo strategico preludio di Regionali e Politiche. Per cercare di scalzare il Professore da Palazzo delle Aquile, l’asso nella manica dei partiti è l’effetto trascinamento.
Il nodo del trascinamento
Leoluca Orlando ha parlato di “una vergognosa operazione ‘contra personam’ finalizzata solo ad ostacolare l’elezione di sindaci indipendenti dai partiti e liberi di agire per l’interesse dei cittadini”. Il punto del contendere riguarda il così detto “trascinamento”. In pratica, la nuova legge torna all’antico. Come funzionava un tempo, infatti, se l’elettore dà il voto solo al consigliere comunale senza indicare il voto per il sindaco, la sua preferenza “passa” al sindaco collegato alla lista per cui ha votato. Resta salva la possibilità di dare il voto disgiunto, cioè a un sindaco non collegato alla lista. Ma se non lo si fa, il voto premia il sindaco collegato alla lista anche se l’elettore non barra il suo nome. È il “trascinamento” che dovrebbe favorire i candidati con più liste, quindi quelli sostenuti dai partiti, a scapito dei candidati anti-sistema e anti-partiti. Ed è quindi la norma che meno piace a Orlando, comprensibilmente,vista la scarsa dote di consensi dei suoi consiglieri comunali.
La questione dei ballottaggi
Se la norma che riporta in auge il trascinamento non piace a Orlando che la definisce “contra personam”, non piace ai grillini la norma ammazza-ballottaggi. Al secondo turno i 5 Stelle sono praticamente imbattibili, e non solo in Sicilia. Il loro trend ai ballottaggi è impressionante. Se ne sono accorti “gli altri”, che hanno formato una santa alleanza per tagliare la testa al toro e far fuori i ballottaggi. Che erano spariti del tutto nel testo approvato in commissione e che invece in Aula sono tornati ma solo se nessun candidato al primo turno ottiene almeno il 40 per cento (nel qual caso il candidato più votato viene eletto e prende il premio di maggioranza). Per capirci, se questa norma fosse stata in vigore allora, Renato Accorinti non sarebbe sindaco di Messina, dove avrebbe vinto al primo turno il candidato del Pd che aveva ottenuto il 49 per cento. Per i grillini, che parlando di “legge anti-Movimento 5 stelle”, la norma è “un colpo mortale alla democrazia”.
Il problema dei bilanci
Un’altra parte della legge che non è affatto piaciuta all’Anci, l’associazione dei Comuni presieduta da Orlando, è quella che rende più semplice “sbarazzarsi” di un sindaco. Da una parte abbassando la soglia necessaria perché il consiglio lo sfiduci (il 60 per cento per i grandi Comuni e non più maggioranza qualificata dei due terzi,ma non prima di 24 mesi dall’elezione), dall’altra permettendo al rimozione del sindaco in caso di mancata adozione dei Bilanci entro i termini di legge. “In un contesto come quello attuale si sarebbe già dovuto procedere con la rimozione di almeno 347 sindaci su un totale di 390”, hanno fatto notare in una nota dell’Anci Lillo Firetto e Renato Accorinti, facendo riferimento alle ben note difficoltà finanziarie dei Comuni siciliani.
Una riforma “contro”
“La quasi totalità delle proposte che si agitano all’Ars – attaccava Orlando nei giorni scorsi – hanno come unico obiettivo quello di limitare la libertà di scelta dei cittadini e, una volta eletti i nuovi sindaci, renderli ricattabili dai partiti o addirittura da singoli consiglieri comunali. Dopo il dissesto programmato di molti comuni, i tagli ai servizi e il fallimento dei creditori, una politica che somiglia sempre più alla coda mozzata della lucertola, già morta ma che ancora si agita, cerca di dare il corpo definitivo alla agibilità dei comuni, vera interfaccia fra lo Stato e i cittadini”. E in effetti l’impressione offerta dai partiti all’Ars è quella di chi gioca in difesa cercando di cambiare le regole per arrestare l’assedio degli anti-sistema. Più o meno tutte le norme della nuova legge hanno questo sapore. Saranno sufficienti per garantire un futuro ai “vecchi” partiti?
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09 Agosto 2016, 06:04