22 Gennaio 2018, 20:19
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PALERMO – Un sindaco a disposizione dei boss. Talmente a disposizione da finire in carcere con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.
Santo Sabella è stato eletto primo cittadino di San Biagio Platani nel maggio 2014. Un salto di qualità per lui che era stato consigliere comunale. L’occasione si presentò con le dimissioni dell’ex sindaco Filippo Barolomeo. Il primo a parlare di Sabella fu Giuseppe Nugara, reggente del clan, che ne discuteva con Raffaele La Rosa. Entrambi sono stati arrestati nel blitz dei carabinieri.
Sabella all’inizio non si era detto disponibile a candidarsi, ma avrebbe preferito scegliere qualcun altro. Di una cosa Nugara era certo: “… ci dobbiamo mettere le persone giuste se no niente… una lista sola… sempre due liste si faranno sicuramente… però… ora c’è il però… non si può andare di nuovo con queste persone, non possono essere le stesse persone… perché è una cosa che non va… ci vogliono persone… che tu devi amministrare bene… magari che tengono il paese pulito e basta, non è che uno sa cosa va cercando, qui posti di lavoro non ce n’è…”.
Alla successiva riunione elettorale Nugara avrebbe dovuto partecipare in prima persona per mettere le cose in chiaro: “Con le minchie non mi ci metto… con le persone furbe… con le persone… quando si fa l’accordo… quando si fa l’accordo ci devo essere presente io”.
Per un’operazione di facciata si doveva sapere in giro che il fratello di Nugara stesse appoggiando un altro candidato. Sabella, però, conosceva la verità: “… ma figurati… ti immagini e dovevamo essere divisi io e tuo fratello… tu… e… noi dobbiamo unire non è che dobbiamo dividere… ci vanno i comunisti… ma se ci dividiamo loro sono i favoriti… e noi queste cose non le possiamo permettere… si minchia con i grillini… siamo precisi… abbiamo la caserma…”. Si scoprirà poi che grazie al voto disgiunto i Nugara avrebbero fatto votare per Azzurra Monaco come consigliere e Sabella per il sindaco.
I rapporti fra il primo cittadino e i mafiosi locali erano confidenziali a tal punto che Sabella suggeriva a Nugara di non parlare con uno dei carabinieri in servizio nella stazione di San Biagio Platani: “… no devi stare attento… tutti i bastardi che stanno d’avanti alle telecamere… minchia puntano telecamere… è pericoloso… devi stare attento a parlarci”.
Cosa ottennero in cambio i mafiosi dall’elezioni di Sabella? I pubblici ministeri Calogero Ferrara, Claudio Camilleri e Alessia Sinatra, coordinati dall’aggiunto Paolo Guido, hanno le idee chiare. Innanzitutto una corsia preferenziale per le imprese amiche: “Stiamo cercando di non dargli problemi – diceva Nugara – siccome sono amici… tu non gli devi creare problemi”. Sabella lo rassicurava: “… tu lo sai che ci siamo visti… ci siamo visti per Pasqua… loro sono venuti qua … loro erano quasi fuori da questa gara… e io mi sono messo a disposizione…”. E poi arrivò pure un favore da 50 mila euro in occasione della “Festa degli Archi di Pane”. La ditta del fratello di Vincenzo Cipolla, pure lui arrestato, ebbe il via libera dal sindaco per iniziare gli allestimenti ancora prima che arrivasse l’aggiudicazione ufficiale alla Lvf srl.
Nel comune di Cammarata, invece, si indaga sull’elezione di un consigliere comunale d’opposizione, Giovanna Bonaccolta, moglie di Pietro Stefano Reina, il pediatra del paese arrestato con l’accusa di voto di scambio e concorso esterno in associazione mafiosa. Il medico avrebbe chiesto aiuto Calogerino Giambrone, considerato un pezzo grosso della famiglia mafiosa, per le amministrative di maggio 2015. In cambio Giambrione avrebbe voluto che un’impresa da lui segnalata divenisse l’unico fornitore di caffè al bar di una stazione di servizio lungo la statale 189. Un bar gestito dal fratello della candidata. Bonaccolta venne eletta con 321 voti, ma la fornitura di caffè non si concretizzò.
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22 Gennaio 2018, 20:19