07 Luglio 2016, 19:28
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PALERMO – La polemica corre sul filo di un convegno sui diritti dei detenuti a cui è stata negata la Sala Mattarella dell’Ars. Una storia che avrebbe meritato poche righe, un trafiletto di cronaca, se uno dei relatori non fosse stato Totò Cuffaro. E così, il no alla concessione della Sala intitolata al presidente della Regione ucciso da Cosa nostra per un convengo con l’ex presidente della Regione condannato per aver favorito Cosa nostra, diventa l’occasione di una polemica feroce. Come probabilmente sarebbe accaduto, con altri polemisti sul proscenio, se invece di un no fosse arrivato un sì.
Il fuoco comincia a divampare, quando il parlamentare Saverio Romano scrive una lettera al presidente dell’assemblea Regionale Siciliana, Giovanni Ardizzone per chiedere se “corrisponda al vero la revoca della concessione di una sala di Palazzo dei Normanni per un convegno ala quale era previsto l’intervento di Salvatore Cuffaro”. “L’incontro sul tema annoso dei diritti dei detenuti promosso dall’on. Vincenzo Figuccia si è tenuto all’Istituto Padre Annibale di Francia, anziché nei locali dell’Assemblea regionale siciliana”. “Alcuni quotidiani palermitani – prosegue Romano – oggi sostengono che Ardizzone abbia revocato la concessione dell’aula per la presenza al convegno dell’ ex presidente della regione Cuffaro”. “Conosco la sua sensibilità ed immagino che ella – scrive Romano al presidente dell’Ars – stia immediatamente dissipando tali velenose ricostruzioni con una sua nota stampa di chiarimento”. “Comprenderà che da parlamentare di questo paese, non potrei che censurare comportamenti volti a discriminare il ‘cittadino Cuffaro’ – conclude Romano – in quanto ex detenuto così come per qualsiasi altro cittadino che abbia pagato il suo debito con la giustizia”.
La replica non si fa attendere. “Le confermo che la revoca della concessione per l’utilizzo della sala Mattarella per un incontro sul tema dei diritti dei detenuti è avvenuta per mia espressa volontà”. Lo scrive in una nota il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone, rispondendo alla lettera di Romano. “Converrà con me, visto che anche Lei riveste un ruolo pubblico e quindi ha responsabilità nei confronti di tutti i cittadini e delle Istituzioni, – continua – che in una sala prestigiosa del Parlamento siciliano, di recente intitolata a una vittima di mafia come il presidente della Regione Piersanti Mattarella, sarebbe stata inopportuna, e certamente equivoca, la partecipazione di un relatore condannato per favoreggiamento aggravato a cosa nostra”. “Nessuna discriminazione, quindi – prosegue – nei confronti di una persona che ha pagato il suo debito con la giustizia, ma una scelta di tutela verso l’Assemblea regionale siciliana e di quanti, a vario titolo, avrebbero potuto sentirsi confusi o peggio feriti da una decisione diversa”. “Come rappresentanti pubblici – conclude il presidente dell’Ars – abbiamo il dovere morale di non trasmettere messaggi ambigui che possano ledere l’onore e il decoro delle Istituzioni e confondere i cittadini. La lotta alla mafia è fatta anche di segnali chiari e inequivocabili”.
Si alza a quel punto un fuoco di polemiche. Saverio Romano controreplica ad Ardizzone con durezza: “Giovanni Ardizzone disponga che da oggi nessun ex detenuto possa entrare a palazzo dei Normanni. Non usi l’Ars come una lavatrice della sua coscienza”. L’ex ministro rincara la dose: “Se Ardizzone ritiene che l’aver militato con Cuffaro nello stesso partito ed averne condiviso scelte politiche e’ un vulnus da rimuovere, – conclude Romano – lo faccia politicamente senza tirare in ballo Mattarella o risibili atteggiamenti da antimafia d’accatto”. Criticano la decisione del presidente dell’Ars anche i berlusconiani: “Sono certo che la scelta di Ardizzone di negare una sala dell’Ars per un convegno con Cuffaro non sia una scelta politica, che sarebbe eticamente meschina”, attacca Gianfranco Miccichè, commissario di Forza Italia in Sicilia. “Immagino che qualcuno, nei suoi uffici, gli abbia suggerito questa follia, per una qualche oscura motivazione, regolamentare o giuridica, che però mi sfugge”. Parole a cui il presidente dell’Ars risponde così: “Da Presidente dell’Assemblea regionale siciliana non intendo replicare al commissario di Forza Italia Gianfranco Micciché, in quanto non riveste più alcuna funzione né pubblica né istituzionale, ma solo politica. Ricordo, però, a me stesso che Micciché è colui che aveva contestato l’intitolazione dell’aeroporto di Palermo ai giudici Falcone e Borsellino”.
Diverse le voci critiche da Forza Italia: “Ardizzone dimentica – afferma Stefania Prestigiacomo – che uno dei principi fondanti la nostra democrazia e le civiltà moderne è il diritto di parola, che ha negato, ieri, a Cuffaro e, adesso, a Miccichè, rivangando una polemica sterile di qualche anno fa. Questo è esecrabile, al di là delle idee, delle appartenenze e delle scelte d’opportunità, politica e non”. Per Francesco Scoma “Il presidente dell’Ars ha perso la sua grande occasione nel tacere. Ha tentato in tutti i modi di cercare di far capire a tutti che c’è un presidente dell’Ars che si chiama Ardizzone. Ma nessuno se ne è accorto”. Mentre Vincenzo Figuccia, promotore del convegno sottolinea, senza entrare nella polemica, che l’iniziativa intendeva “parlare dei carcerati e delle privazioni a cui vanno incontro i familiari”. Bocciano la scelta di Ardizzone anche i forzisti Marco Falcone e Giuseppe Milazzo: “Evidentemente, fare antimafia a tutti i costi – dice quest’ultimo – sta diventando lo sport preferito di chi vive demagogia e si nutre d’ipocrisia”.
Critico nei confronti di Ardizzone anche Nino D’Asero di Ncd che parla di “bizzarra procedura che evidenzia un atteggiamento non consono al ruolo di garanzia che un presidente di una istituzione come l’Ars deve tenere”. Fuoco amico, visto che D’Asero è esponente del partito che insieme all’Udc, partito di Ardizzone, dovrebbe dar vita a breve a un unico soggetto politico.
Alla fine parla anche Totò Cuffaro. “La decisione di Ardizzone e è un problema suo e non mio, suo e della sua coscienza. Io non voglio fare nessuna polemica, però penso che la politica debba prendersi le sue responsabilità. Victor Hugo ha scritto che detenuti si rimane tutta la vita. Io non mi vergogno di esserlo stato e Ardizzone mi ha ricordato quanta verità ci sia nella amara affermazione dello scrittore”. Così l’ex presidente della Regione commenta la scelta dell’ex compagno di partitoi. “Ho affrontato cose molto peggiori di questa – ha proseguito – il mio obiettivo è quello di far conoscere la condizione delle carceri italiane per renderla più umana. I preti, che sono sempre più comprensivi, ci hanno accolto e per me non è cambiato nulla. Sono però preoccupato dal fatto che le istituzioni, che dovrebbero occuparsi della vivibilità degli istituti di pena, si dimostrino così intransigenti in occasioni come questa”. “Evidentemente – ha concluso – la soglia della sensibilità di Ardizzone è molto basso ed è stato urtato dalla possibilità che l’incontro si tenesse a palazzo dei Normanni. Se lo ha fatto per paura di essere sommerso dalle critiche, ha sbagliato. La politica deve cercare di fare la cosa che ritiene più giusta, a prescindere delle eventuali polemiche”.
La solidarietà ad Ardizzzone arriva dal segretario Fausto Raciti. Con un tweet: “Solidarietà a @GiovanniArdizz1. Non si concede una sala dedicata a Mattarella ad un condannato per mafia. Si chiama senso delle istituzioni”.
Il presidente dell’Ars, al termine della lunata giornata di polemiche, ricostruisce i fatti. Ricordando come già un mese fa avesse detto no a una richiesta informale di ospitare all’Ars la presentazione del libro di Cuffaro. Poi la richiesta di Figuccia per il convegno, con una lettera del 20 giugno scorso in cui non si è menzionava Cuffaro ma si annunciava genericamente la presenza di “varie personalità”. Della presenza dell’ex governatore Ardizzone avrebbe appreso da un whatsapp dello stesso Figuccia, che invitava all’evento gli amici scrivendo “Ti aspetto con Totò Cuffaro”. Il resto è storia nota. “Mi chiedo solo – commenta Ardizzone – perché scegliere proprio la Sala Mattarella?”.
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