16 Febbraio 2016, 08:30
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PALERMO – ‘Bisogna cambiare tutto per non cambiare niente’, ci permettiamo di scomodare nientemeno che Giuseppe Tomasi di Lampedusa per descrivere al meglio l’attuale situazione del Palermo di Maurizio Zamparini. La guida tecnica del club siciliano, nemmeno a farlo apposta come l’autore della celebre frase all’interno di quel capolavoro chiamato ‘Gattopardo’, è infatti tornata nelle mani di Giuseppe Iachini dopo aver fatto un giro degno del miglior Philieas Fogg, che andando a zonzo per il mondo impiegò addirittura qualche giorno in meno. Adesso che la pace tra il patron friulano e il tecnico ascolano sempre finalmente tornata all’ex mister di Chievo e Sampdoria non resta che riprendere il discorso da dove si era interrotto, ovvero quell’8 novembre al ‘Barbera’ con il successo per 1-0 contro il Chievo con un gol di Alberto Gilardino.
In molti quel giorno, addetti ai lavori e non, pensarono che l’allenatore di Ascoli Piceno fosse riuscito ancora una volta nell’impresa di salvare la sua panchina, come già successo in altre occasioni dopo i diktat di Zamparini, ma le cose come sappiamo bene andarono diversamente. In mezzo a quella rottura diversi cambi in panchina (cinque con Ballardini e Schelotto comprese le fugaci apparizioni di Viviani, Bosi e Tedesco) che non hanno fatto altro che creare confusione e quel ‘caos’ di cui lo stesso numero uno di viale del Fante si è scusato pubblicamente con la tifoseria.
Da dove ripartirà dunque il nuovo-vecchio tecnico rosanero? Magari proprio da quella gara vinta contro i gialloblu di Maran, magari non meritando ai punti per le occasioni create ma comunque portando a casa tre punti sapendo chiudersi in difesa e ripartire alla ricerca di quel gol in più dell’avversario. E il modulo migliore per applicare questa filosofia, che nelle ultime stagioni ha rappresentato la fortuna di Iachini, è di sicuro il 3-5-2. Nel mercato invernale il Palermo, a parte le cessioni di due fedelissimi a Iachini come Rigoni e Daprelà, non ha intaccato l’impalcatura tecnica messa in piedi dall’allenatore ed ecco che contro la Roma assisteremo ad un vero e proprio ritorno alle origini con qualche novità.
Di sicuro in porta non ci sarà Sorrentino, con Alastra che avrà la sua chance stavolta dal 1’ per mettersi ulteriormente in mostra in attesa che la società decida se puntare ancora sul prodotto della Primavera. In difesa, presupposto che si torni a tre, l’unico sicuro di una maglia da titolare è Gonzalez con Goldaniga e Andelkovic in pole per le altre due. Attenzione però alle quotazioni di Roberto Vitiello, rimasto nell’ombra in questi ultimi mesi, che col ritorno del suo mentore potrebbe tornare in auge. Sulle fasce Iachini ritrova un Morganella abile a arruolabile in netta crescita e un Lazaar invece da recuperare più a livello motivazionale che dal punto di vista delle prestazioni in sé e per sè. Alle spalle dello svizzero e del marocchino la coppia Sruna-Rispoli. A centrocampo l’addio di Rigoni è ormai metabolizzato con l’impiego in pianta stabile e con buoni riscontri di Hiljemark mentre a rischiare il posto sono Chochev, a cui nessun tecnico transitato nel frattempo a mai voluto rinunciare a discapito del neo acquisto Cristante, e Brugman. L’uruguaiano potrebbe tornare in panchina, dopo due gare da titolare, appannaggio di Mato Jajalo e, sopratutto, Enzo Maresca pronti a rivaleggiare per la posizione che, fino a qualche tempo fa, era un discorso fra loro due.
In attacco le scelte sono molto più semplici. Accantonato il tridente, che in termini di realizzazioni non ha impressionato, i terminali offensivi torneranno ad essere Franco Vazquez e Alberto Gilardino con Robin Quaison che per il momento torna in panchina in attesa di ritrovare nuovi spazi così come Trajkovski e Djurdjevic che sulla carta partono come soluzioni a gara in corso. Chi dovrà invece guadagnarsi la fiducia dell’allenatore è Norbert Balogh, elemento arrivato nel mercato di gennaio ma non scelto da Iachini.
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16 Febbraio 2016, 08:30