Con moglie e figlia a dormire per terra | Storia di Giuseppe, ex fattorino in crisi

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31 Agosto 2011, 06:50

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Alla fine di tutte le sconfitte, Giuseppe Cioffi (nella foto con la moglie e la figlia, fonte: Facebook) ha guardato in faccia i suoi sessant’anni passati e si è arreso. Ha preso dei cartoni. Li ha posati sul pavimento della stazione centrale. Altri li ha sistemati come una barriera. Una piccola casetta da barboni per la moglie Giovanna e la figlia Elisabetta, invalida.
E’ una sera calda a Palermo. Le rumene alla stazione e in via Lincoln guardano con intenzione ogni automobilista di passaggio. I poveri si annidano negli angoli con cartone e coperte, anche se c’è l’estate in transito. Giuseppe Cioffi chiacchiera, appoggiato a una colonna. Maglietta blu stinta, calzoncini. Pupille inghiottite dalle lacrime.

“Ho lavorato tutta la vita come fattorino in un albergo. Pensione minima. Vivevo a Ballarò. Il padrone di casa ha deciso di aiutare suo figlio e ha venduto il bivani dove stavamo noi in affitto. Quattro soldi io, due soldi mia figlia che è invalida. E dove potevamo andare? Dal dieci aprile siamo qua, a dormire per terra. Pazienza. I politici? Sì, sono venuti. Ci hanno promesso un intervento. Io so che dormiamo ancora sotto le stelle”. A due passi, un altro compagno di sonno e di sventura. Cappellino del Palermo. Barba incolta. “Ma lei che è del Comune? Sa, né io né mia moglie possiamo lavorare. Guardi come siamo ridotti – una grattatina al viso barbuto – c’è malura… C’è troppa malura”.

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La famiglia Cioffi sopravvive nel suo bunker cartonato. Una difesa fragile. Un castello tenero. Di quelli che si possono spazzare via con un soffio. “Purtroppo non abbiamo altro – spiega Giuseppe – ho supplicato questo e quello. ora siamo stanchi. Di giorno ce ne andiamo in via Roma. Abbiamo amici lì”. La moglie Giovanna e la figlia Elisabetta fanno capolino dalla trincea friabile. Occhi enormi e spauriti, da prede braccate. La strada ti cambia gli occhi.
Il signor Cioffi saluta. Quando gli dico che ci batteremo per lui, per toglierlo dalla stazione, sorride malinconico.  E chi ci crede più? Palermo aveva un cuore una volta. Oggi non le hanno lasciato nemmeno quello. Povero Giuseppe. Povera la nostra Palermo.

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31 Agosto 2011, 06:50

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