22 Marzo 2012, 19:47
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Alla discesa in campo di Leoluca Orlando manca ormai solo il timbro dell’ufficialità. Domani mattina il sindaco della primavera incontrerà i giornalisti e, magari in aramaico, annuncerà, salvo improbabili colpi di scena, la sua candidatura. Il fantasma che da mesi aleggia sulla campagna elettorale di Palermo, malgrado i “non mi candido” ripetuti a oltranza fino alla fine, si concretizzerà. E una candidatura pesante irromperà a sparigliare il già frammentato scenario della disfida del 6 maggio. Con un Orlando in campo, l’ideale asticella per staccare il biglietto del ballottaggio, si abbassa ulteriormente. Tutti lo sanno bene e tutti adesso cominciano a studiare le possibili conseguenze dell’effetto Orlando.
A partire da Fabrizio Ferrandelli, certo, che vede irrompere nel suo campo uno sfidante tanto ingombrante. Certo, gli anni passano e il sinnacollando di oggi non è quello di quindici anni fa e nemmeno di cinque. Ma il carisma dell’ex primo cittadino ha sempre una sua consistenza, difficile da quantificare a priori, ma innegabile. Orlando, se i palermitani gli dovessero perdonare lo zigzag degli ultimi tempi, potrebbe intercettare voto d’opinione trasversale. Non va dimenticato che cinque anni fa, quando ancora la stella di Berlusconi brillava, Leoluca strappò a Diego Cammarata sette punti percentuali di voto disgiunto, un’enormità, raccogliendo quindi grandi consensi anche nell’elettorato di centrodestra.
La campagna elettorale, insomma, con un Orlando di mezzo, si annuncia ancora più indecisa e balcanizzata. E i calcoli si fanno più complicati per tutti. Prendete Raffaele Lombardo. Il suo candidato è Alessandro Aricò, i suoi alleati di ferro sostengono Fabrizio Ferrandelli. Sul quale, malignavano gli avversari, senza intese formali l’Mpa avrebbe potuto dirottare i suoi voti al secondo turno, se Aricò non si fosse piazzato ai primi due posti. Con un Orlando di mezzo, questo genere di calcoli, se mai sono stati fatti, andranno probabilmente rivisti.
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22 Marzo 2012, 19:47